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Cronaca San Giovanni / Via Labicana

Scontri 15 ottobre: "I miei genitori abbandonati dalle istituzioni"

Parla la figlia del generale che ha perso la casa devastata dalle molotov: la salute del padre, i risarcimenti avuti e quelli richiesti, l'appartamento ormai lasciato in disuso

"Praticamente non passo più per via Labicana, anche perché dentro quella casa ci sono ancora cose mie, e vederla in quello stato mi mette molta tristezza": Patrizia Grazi è la figlia del generale uscito vivo per miracolo, assieme alla moglie, dall'incendio del suo appartamento nella zona di San Giovanni, un anno fa. Era il giorno degli assalti dei facinorosi durante la manifestazione degli indignados, facinorosi che sono stati i responsabili del fattaccio.

"Quella sera i miei genitori vennero a stare a casa mia all'Eur: mio padre era sotto shock, anche perché aveva respirato molto fumo, e lui soffre di embolia polmonare", continua la donna. "Lui viveva lì da circa quarant'anni, da quando arrivò a Roma come generale e l'appartamento gli venne assegnato tramite graduatoria" ha aggiunto.

Da allora in molti si sono avvicinati ai genitori di Patrizia: "Al programma tv Matrix il sottosegretario dell'Interno Mantovano si interessò alla faccenda, dicendo che avrebbe controllato la nostra situazione. Anche l'allora ministro della Difesa La Russa prese a cuore ciò che era successo a mio padre e mia madre. Ma alla fine possiamo dire - ci ha raccontato la figlia del generale - che i miei genitori sono stati abbandonati, anche per quel che riguarda l'assistenza psicologica". Il generale soffre infatti ora di una forma di Parkinson da shock, per cui deve usufruire delle cure all'ospedale Sant'Eugenio.

Appartamento incendiato in via Labicana



Abbiamo chiesto poi a Patrizia se la sua famiglia abbia ricevuto dei risarcimenti. "Devo controllare - ci dice la donna - ma credo che la somma che ci è stata data si aggiri sui 2000 euro. Giorni dopo l'accaduto, infatti, il gabinetto del comune di Roma ci ha contattati, chiedendoci di inviare una mail con una stima dei danni, di modo tale che il sindaco potesse rivolgersi al prefetto per permettere i risarcimenti. Ma il denaro inviatoci ha riguardato solo mio padre: infatti sia lui che mia madre, per quel che riguarda i rimborsi, sono stati presi in considerazione come singolo nucleo familiare".


Da questo punto in poi, per Patrizia e i suoi genitori comincia l'iter legale, con la causa impugnata dagli avvocati per capire se sia possibile avere un risarcimento per i danni legati alle manifestazioni, perché - come ci dice la donna - "non sappiamo se ci siano delle fideiussioni che gli organizzatori di un corteo del genere abbiano dato al comune come assicurazione". Un dato assurdo è quello che vari funzionari del Ministero hanno comunicato alla famiglia: "Se i miei genitori fossero morti, solo allora avremmo avuto un risarcimento maggiore, perché solo con il loro decesso l'episodio sarebbe stato considerato come attentato terroristico", ha dichiarato sull'argomento la signora Grazi.

Via Manzoni e Via Labicana: guerriglia urbana 15.10.2011



La cosa triste è il rapporto tra la famiglia del generale e il Ministero della Difesa, per cui l'uomo ha lavorato per anni. Patrizia ci dice che "per entrare in quella casa - che resta proprietà del Ministero - dobbiamo mandare un fax per chiedere l'autorizzazione, ed è una cosa strana visto che quella era praticamente casa nostra: ora ci entriamo solo accompagnati da qualcuno del Ministero". La donna ha chiuso sottolineando un fatto: "Quando i miei genitori entrarono in quella casa, era totalmente disastrata, e per questo nessuno la voleva. Mio padre voleva viverci, perché avrebbe pagato di meno, versando un canone. Mia madre l'ha dunque rimessa totalmente in sesto". Sembra questo un cerchio che si chiude, vista la situazione in cui la casa sembra essere destinata a restare, quella di abbandono: "Ormai credo che il ministero aspetterà il decesso di mio padre per ristrutturare l'appartamento e venderlo. Ed è una cosa che mi rattrista", ha chiosato Patrizia Grazi.

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