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Cronaca

Animalisti contro le botticelle: cavalli sfiniti e costretti a turni massacranti

Domani il sit-in di 8 associazioni animaliste per chiedere ad Alemanno la loro eliminazione. “Ma quale tradizione”, dicono gli animalisti: “un tempo servivano a trasportare botti, oggi sono un business da 300 euro a corsa”

“Via le botticelle da Roma! Non rappresentano né la tradizione, né tanto meno la cultura romana”. Questo il grido che verrà lanciato ufficialmente domani da ben 8 associazioni animaliste impegnate nella raccolta firme per l'abolizione del servizio delle botticelle nel centro storico, colpevole di sfruttamento barbaro dei cavalli utilizzati per trasportare le carrozze, e troppo spesso protagoniste di episodi drammatici che vedono vittime decine di animali ogni anno.

Ava, Lac, Leal, Lida, No alla Caccia, PetVillage, Wehavadream e la promotrice Oipa Italia Onlus, si riuniranno in piazza San Marco (accanto piazza Venezia), dalle 16 alle 19 in sit-in, per “liberare i cavalli da questa schiavitù!” chiedendo al sindaco Alemanno di intervenire in maniera incisiva. Non è la prima volta infatti che l'Oipa e le altre associazioni si muovono in questa direzione, ottenendo (a quanto pare) una serie di misure che sono poco più che palliativi. Un servizio di intervento veterinario, catarifrangenti, pettorine fosforescenti per i vetturini... ma nulla che affronti davvero il problema alla radice.

“I cavalli utilizzati per questo tipo di attività”, raccontano i volontari dell'Oipa, “sono pesantemente sfruttati e vengono costretti ad un lavoro forzato che li debilita profondamente nel fisico e nella mente”. Il più delle volte sono animali di età adulta o già avanzata (non cavalli giovani, quindi, ma già provati nel fisico) e sono costretti ad effettuare turni di lavoro massacranti, sotto il sole cocente e in mezzo al traffico tentacolare e assordante del centro di Roma. Il caldo e lo sforzo fisico soprattutto (le carrozze pesano circa 800 kg a vuoto) portano a questi animali enormi sofferenze riscontrabili facilmente: basta osservarli. “Non è difficile verificare come siano perennemente nervosi e affaticati”, aggiungono i volontari Oipa, “sbavano e scuotono il capo di continuo, scalciano, e via dicendo. Ma i vetturini non sembrano preoccuparsi più di tanto: sorridono, dicono di conoscere questi animali, che stanno bene e che si divertono a lavorare. E poi è un fatto tradizionale”.

Secondo gli animalisti, invece, è bene ricordare che non c'è nulla di tradizionale, né di culturale in ciò. Le vere botticelle, infatti, secondo loro non hanno mai avuto niente a che vedere con il trasporto ininterrotto di persone. “Esse”, spiegano gli animalisti, “servivano a trasportare botti appunto (da cui il nome) e altri carichi, oltretutto per brevi tratti e di certo non per tutto il giorno e con carri così grandi e pesanti. Inoltre siamo nel 2009, e questi metodi sono ormai un tenue ricordo confuso nel passato. Un passato che quasi non ci appartiene più: quello della Roma dei papi e dei carbonari, che solo un imponente Luigi Magni è riuscito a resuscitare in “Nell'anno del Signore”. Ma nulla di più”.

Oggi davvero non ha più senso tutto ciò. Ci sono mezzi sufficienti, ricordano i firmatari dell'appello, per la mobilità dei turisti e nulla giustifica più una pratica del genere. Se non, ovviamente, il lauto guadagno sui muscoli e sulla vita di quegli animali da parte dei vetturini che tirano su fino a 300 euro a corsa. E non sempre finisce bene. Negli ultimi mesi almeno 3 cavalli hanno trovato la morte e molti sono rimasti feriti per incidenti legati, il più delle volte, a fattori di insicurezza in cui le ingombranti e goffe carrozze si vengono a trovare ogni giorno.

Nell'appello, lanciato già su Internet, le associazioni si dichiarano disposte a venire incontro al Comune accogliendo una fase transitoria in cui le botticelle verrebbero deviate solo su percorsi all'interno di parchi e giardini, per poi arrivare alla loro completa eliminazione assorbendo i vetturini in altri settori (taxi, “risciò”, ecc) come tutte le altre città europee.
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