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Blitz ambientalista / Castro Pretorio / Via Venti Settembre

La protesta non si ferma: attivisti per l'ambiente si incatenano davanti al ministero

Cinque le persone identificate dalla digos. Il blitz fra via XX settembre e largo Santa Susanna

Si sono incatenati fra di loro con un lucchetto per biciclette e si sono seduti in strada davanti al ministero delle politiche agricole e forestali. Non si ferma la protesta degli attivisti per l'ambiente di Ultima Generazione. Dopo aver imbrattato con della vernice la sede del ministero della transizione ecologica di via Cristoforo Colombo in due azioni attuate lunedì 1 e martedì 2 febbraio, stamattina una nuova azione dimostrativa, questa volta fra via XX settembre e largo Santa Susanna, fra Porta Pia e piazza delle Repubblica. "Lo facciamo perché siamo disperati: non sappiamo più come agire per salvare il nostro Paese dal collasso climatico". Attenzionati dalle forze dell'ordine cinque di loro sono poi stati identificati dagli investigatori della digos della questura di Roma. La loro posizione è al vaglio dell'autorità giudiziaria. 

Ambientalisti incatenati a largo Santa Susanna

Dunque un nuovo blitz. A spiegare le ragioni dell'ennesima protesta gli stessi attivisti di Exctition Rebellion: "Sei cittadine e cittadini impegnati nella campagna “Ultima Generazione - Assemblea Cittadina Ora”, hanno messo in atto un blocco stradale in largo Susanna. Due si sono legati fra loro con un lucchetto per biciclette al collo. Non possono rimuoverli senza l’intervento dei pompieri. La polizia ieri ha portato in questura per accertamenti cinque cittadini aderenti alla campagna Ultima Generazione mentre andavano a fare la spesa. Oggi hanno scelto di uscire di casa e mostrare apertamente come siano pedinati e sorvegliati ovunque vadano in un modo al limite del legale. Si sono diretti verso il ministero del lavoro per poter mostrare con le proprie azioni come anche questo ministero abbia le sue responsabilità nel non implementare rapidamente misure di garanzia sociale che permettano ai lavoratori di avere un reddito garantito  che permetta di fare una vera transizione energetica senza lasciare indietro gli ultimi, coloro che sono incolpevoli di essere vincolati a lavori inquinanti. Non vogliamo più vivere nel ricatto: morire di disoccupazione o di crisi climatica ed ecologica. Tuttavia, sono stati fermati prima e hanno deciso di bloccare la strada sul posto".

VIDEO | Incatenati in via XX settembre: le immagini 

A raccontare in prima persona cosa li abbia spinto a prendere parte all'azione degli attivisti per l'ambiente Giacomo, 24 anni, lavoratore precario di Trento: "La crisi climatica è la più grande minaccia per l’umanità e per l’economia. Sono molto  preoccupato perché la nostra generazione pagherà a caro prezzo quello che l’attuale governo non sta facendo per mitigare il collasso climatico ed ecologico. Saranno i lavoratori più fragili a pagare tutto questo, quelli che più sono stati colpiti negli ultimi anni da precario, delocalizzazioni, sfruttamento e smantellamento del welfare state. Ho sperato che tutto andasse bene dopo l’emergenza covid e, invece, il recovery fund porterà altra distruzione ambientale e profitto per pochi. Ho perso ogni speranza, mi sono illuso. Il nostro è un grido di allarme, vi chiediamo di ascoltare e accogliere le nostre richieste, non esiste più un futuro".

È la terza azione di disobbedienza civile nonviolenta consecutiva messa in atto dalla campagna, dopo quelle dell’1 e del 2 febbraio al ministero della transizione ccologica che hanno causato tante polemiche. "Gli obiettivi dichiarati della campagna sono due - spiegano ancora in una nota stampa da Ultima Generazione -: il primo è quello di ottenere un incontro pubblico con 6 figure del governo (Draghi, Carfagna, Patuanelli, Cingolani, Giorgetti, Orlando) durante il quale confrontarsi con loro in merito alla necessità di agire radicalmente per contrastare la crisi ecologica e climatica. Il secondo è quello di indire un’assemblea cittadina nazionale deliberativa e vincolante su questo tema, in cui il potere decisionale venga finalmente sottratto a delle élites che ignorando l’imminenza del collasso climatico, non rappresentano più gli interessi dei cittadini.  Molte delle persone che hanno partecipato all’azione hanno violato per l’ennesima  volta il foglio di via da Roma, comminato per le azioni portate avanti a dicembre e nei giorni scorsi, e sono consapevoli di rischiare delle condanne severe e anche il processo per direttissima. Se l’incontro pubblico non verrà concesso, sono pronte a tornare in strada, ancora più numerose, ad aprile". 

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