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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

"Sulla Collatina uno stupro premeditato e feroce". E il profilo esca di Alessio il Sinto ora diventa un'arena di insulti

Il Gip: "Atto feroce". Raggi: "Da donna e mamma scossa nell'animo"

I social come vetrina. Prima Facebook, poi Instagram. Così Mario Seferovic, alias Alessio il Sinto, ha adescato una 14enne di Roma per poi violentarla, lo scorso 10 maggio, insieme all'amica in campo sulla Collatina. Le chat come esca. Si mostrava sensibile, postando immagini "romantiche". Sul suo profilo Instagram sono tante le citazioni sull'amore.

E quel "odio tutti" che sa di rabbia. Poi i selfie, i video dei pomeriggi con gli amici in giro per Roma, nei dintorni della baraccopoli di via di Salone dove abita insieme all'amico che secondo gli inquirenti ha fatto da "palo" durante la violenza. Tra le immagini postate anche quella di una ragazza ammanettata.

Una foto sinistra se si pensa alle parole del gip Costantino De Robbio che, nella sua informativa, racconta come lo stupro sia "stato compiuto con estrema freddezza e determinazione unite ad un'assoluta mancanza di scrupoli e a una non comune ferocia verso le vittime", dopo averle ammanettate alla recinzione di un pozzo, all’interno di un campo incolto sulla Collatina. 

La notizia dello stupro fa il giro del web e così, il profilo Instagram di Alessio il Sinto diventa un'arena. Centinaia i commenti che gli "augurano" il carcere a vita o, addirittura, la morte. Innumerevoli quelli a sfondo razziale. "In carcere i pedofili e gli stupratori non hanno vita facile. In più quando, e se, dovesse uscire ci penserà il papà delle ragazze violentate. Povere ragazze, un trauma a vita", scrive un utente. 

Il racconto choc dello stupro

Alessio il Sinto e l'amico 20enne saranno interrogati lunedì nel carcere di Regina Coeli. Secondo quanto scrive il giudice nell'ordinanza c'è il "rischio concreto che i due indagati possano commettere ancora questo reato". Secondo il gip, inoltre, il carcere è l'unica misura idonea per impedire il pericolo di inquinamento probatorio viste "le minacce di morte rivolte alle minori" perché non parlassero e il tentativo di Seferovic di "contattare la madre delle ragazze, forse anche per appurare se le vittime avessero rispettato la consegna del silenzio".

Le prove raccolte dai carabinieri di Roma Tor Sapienza, coordinati dalla procura di Roma, sono state'cristallizzate' il 2 agosto scorso durante un incidente probatorio nel quale le due giovani "hanno ricostruito in maniera non contraddittoria lo stupro e hanno dato particolari utili per l'identificazione del complice di Seferovic".

Legate e violentate in un campo: due arresti

Le deposizioni delle giovani, che per il momento incastrano i due di via di Salone, "appaiono estremamente analitiche, lineari, coerenti e prive di contraddizioni logiche che ne possano inficiare l'attendibilità intrinseca", aggiunge ancora il gip, sottolineando poi che "tale giudizio può essere confortato allo stato altresì dalle conclusioni della psicologa che ha assistito ai verbali, che ha rilevato un'adeguata capacità delle due vittime di orientarsi spazio temporalmente e ha espresso analogo giudizio positivo anche in relazione all’esposizione dei fatti narrati".

I due giovani, di 21 e 20 anni, sono stati arrestati dai carabinieri con l'accusa di violenza sessuale di gruppo continuata e sequestro di persona continuato in concorso. A commentare e condannare la vicenda anche la  sindaca di Roma Virginia Raggi: "Violenza sulle due ragazze atto orribile. Da donna e mamma scossa nell’animo. Sono vicina alle vittime e alle loro famiglie".  

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