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Cronaca

Alessia Piperno arrestata in Iran, l'appello degli amici: "Basta giudicare, ora bisogna sperare"

La giovane romana si troverebbe nel carcere di Evin, a Teheran. Dagli amici, preoccupati e vicini alla famiglia, arriva un invito a smettere di criticare: "Non è andata in Iran per cacciarsi nei guai"

“Ora non è il momento di giudicare o criticare, ma solo di sperare. Sperare di rivedere presto il sorriso di Ale che ci spiega come farci un turbante o come guidare una moto in Pakistan”: a lanciare l’appello sui social sono i travel blogger Paolo Trapani e la compagna Angela Parimbelli, amici di Alessia Piperno, la trentenne romana arrestata in Iran lo scorso 28 settembre.

Trapani e Parimbelli, volti e voci dietro il blog “Beyond the Trip”, hanno conosciuto Piperno proprio in Iran, dove sono arrivati ad agosto, e nei giorni scorsi sono stati tra i tanti amici che hanno voluto condividere la preoccupazione e i timori per le sorti della giovane romana, ricordando gli ultimi contatti avuti con lei: “Avevamo una chat su WhatsApp con lei, Terence e Deborah. Da mercoledì non si collegava - ricordano - All'inizio pensavamo fosse colpa dell'internet instabile che è disconnesso nel Paese da quando sono iniziate le proteste.  Poi qualcosa è scattato in noi. Abbiamo iniziato a preoccuparci e a pensare che quell'"italiano arrestato in Iran" fosse in realtà Ale. Ci siamo mossi, chiamato ostelli, gente in Iran, la Farnesina, l'ambasciata. E alla fine la sua famiglia che poi ci ha confermato quello che temevamo”.

Piperno è stata infatti arrestata il 28 settembre, stando a quanto da lei stessa raccontato al padre nella telefonata fatta il 2 ottobre in cui chiedeva aiuto per tornare a casa. Due giorni dopo le autorità iraniane hanno diffuso una stringata nota in cui comunicavano il fermo di 9 persone di nazionalità europea nel corso delle proteste scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne originaria del Kurdistan iraniano fermata dalla polizia per avere indossato in modo non corretto il velo. Il sospetto è che la trentenne romana sia, appunto, la cittadina italiana citata, anche se non è affatto chiaro a oggi se abbia effettivamente preso parte alle proteste.

Le ipotesi sull'arresto

Ai genitori Piperno, in quella breve telefonata dai toni concitati e terrorizzati, ha riferito di essere stata arrestata mentre si preparava a festeggiare il compleanno con alcuni amici. Nei giorni precedenti aveva però raccontato su Instagram che nel suo ostello si erano rifugiate alcune persone in fuga dagli scontri in strada, ed è possibile che sia rimasta coinvolta in un’operazione di polizia condotta all’interno della struttura.

Un’altra ipotesi è che l’arresto sia collegato alla scadenza del visto. Quattro settimane fa, a inizio settembre, era stata lei stessa a spiegare che avrebbe dovuto lasciare l’Iran perché il visto non le era stato rinnovato, ma di essere poi riuscita, tramite l’aiuto di un uomo incontrato alla stazione dei bus, a “farselo rinnovare per un altro mese”, tempo necessario per ottenere il visto per il Pakistan, dove era intenzionata a tornare. Ci sono poi i post in cui Piperno commenta la situazione politica e sociale in Iran, facendo considerazioni sia sulla morte di Mahsa Amini sia, in generale, sulla condizione delle donne nel Paese e sul regime in vigore.

La Farnesina in questi giorni sta lavorando proprio per capire i motivi dell’arresto e accertare dove Piperno sia stata portata. L’Ansa riporta che si troverebbe nel carcere di Evin, a Teheran, ma non sono arrivate conferme ufficiali da parte delle autorità italiane. Che si sono limitate a diffondere una nota in cui spiegano che “l’Ambasciata d’Italia a Teheran, in stretto raccordo con la Farnesina, sta seguendo la vicenda” e che “mentre la Rappresentanza diplomatica a Teheran sta effettuando le opportune verifiche per far luce sulle motivazioni alla base del fermo della connazionale, i genitori della ragazza sono stati ricevuti alla Farnesina dal direttore generale per gli italiani all’estero, Luigi Maria Vignali. Ad essi è stata ribadita l’attenzione con cui il Ministero degli Affari Esteri sta seguendo la vicenda e assicurata ogni necessaria assistenza consolare, nell’auspicio che si faccia rapidamente luce su quanto accaduto e si possa risolvere il caso”.

Gli amici di Piperno: "Alessia non era andata in Iran per cacciarsi nei guai, basta giudicare"

Sui social intanto continuano ad arrivare manifestazioni di solidarietà e vicinanza sia a Piperno sia alla famiglia, con l’augurio che la situazione rapidamente e la donna possa rientrare in Italia il prima possibile: “Ho già letto vari commenti di un'idiozia sconfinata da parte di persone che pur non avendo alcuna esperienza di viaggio e di vita, e non sapendo assolutamente nulla su questa faccenda, hanno già emesso le loro sentenze - ha detto Gianluca Gotto, altro travel blogger amico di Piperno - Alessia non era in Iran per cacciarsi nei guai. Ha sempre indossato l’hijab ed era lì da ben prima che scoppiassero le proteste. Per i tanti che non lo sanno, fino a qualche settimana fa si poteva viaggiare nel Paese senza alcun problema (lo facevano in tantissimi)".

"Alessia era in attesa del visto per tornare in Pakistan, dove voleva dare il suo aiuto a un popolo che le aveva dato tanto e che ora è in ginocchio a causa delle alluvioni - prosegue Gotto - Mercoledì scorso è stata arrestata. Non si sa con quale accusa, né che cosa la aspetti. Ma io credo che noi persone libere del mondo libero abbiamo il dovere di chiedere a gran voce che le venga dato tutto il supporto possibile dalle nostre istituzioni. Altrimenti siamo uguali a coloro che tanto critichiamo. Se ci consideriamo differenti, migliori, questo è il momento di dimostrarlo. E invece di giudicare Alessia, possiamo ricordarci la verità di fondo: la sua unica colpa è di essere una viaggiatrice in un paese dove l'indipendenza delle donne semplicemente non è tollerata”.

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