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Domenica, 1 Ottobre 2023
Guerre tra bande

Il doppio omicidio pianificato per vendicare il pestaggio pubblicato su Instagram: "Me lo stava a fa come Diabolik"

Giuseppe Molisso, detto 'Peppe', aveva incaricato Raul Esteban Calderon, l'assassino di Fabrizio Piscitelli, di eliminare i fratelli Costantino, figli di 'Er Verdura'. Il mandante del doppio omicidio era pronto a fuggire all'estero

Una faida tra due famiglie che nutrono un astio reciproco e che sarebbe potuta sfociare in un duplice omicidio, in pieno giorno, a Roma. Una vendetta brutale per un video di un pestaggio poi diffuso su Instagram, che i due figli di 'Er Verdura', vicino al clan Pagnozzi, hanno compiuto contro il nipote di un pezzo grosso. Uno sgarro che, in certi ambienti, proprio non può passare impunito.

Almeno questo sarebbe stato, secondo gli inquirenti, il ragionamento di Giuseppe Molisso, detto 'Peppe', napoletano trapiantato a Roma e nome noto già alle forze dell'ordine, individuato come il mandante del duplice tentato omicidio dei fratelli Alessio e Emanuele Costantino, avvenuto il 13 luglio scorso in viale dell'Alessandrino. Un attentato che ricorda l'agguato che è costato la vita a Fabrizio Piscitelli, come spiega proprio una delle vittime: "Me lo stava a fa a me! Uguale l'omicidio di Diabolik".

Gli intrecci criminali

Un fatto di cronaca su cui, oltre ai carabinieri e alla procura di Roma, ha indagato anche l'antimafia. Già perché 'Peppe', 40 anni, avrebbe incaricato per compiere quella mattanza non portata a termine, Raul Esteban Calderon, il 52enne pregiudicato di origini argentine arrestato il 13 dicembre scorso poiché considerato l'esecutore materiale degli omicidi dell'ex ultrà della Lazio Piscitelli, ucciso al parco degli Acquedotti il 7 agosto 2019, e di Shehaj Selavdi, avvenuto a Torvajanica il 22 settembre 2020.

Non solo. 'Peppe' Molisso, visto l'andamento delle indagini delle forze dell'ordine, aveva contattato Elvis Demce, l'uomo di spicco della faida della Gomorra albanese e arrestato dai carabinieri. Messaggi in una chat criptata che hanno fatto ipotizzare gli inquirenti che ci fosse il concreto pericolo di fuga all'estero proprio di Molisso. Ecco perché le indagini, negli ultimi giorni, hanno avuto una accelerata. 

Ieri il fermo di Molisso è stato convalidato dal gip del tribunale di Roma Tamara De Amicis, che ha emesso a suo carico un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il 40enne era uscito di galera poco più di un anno fa, dopo aver scontato una pena a 11 anni per detenzione e spaccio di stupefacenti. Secondo un collaboratore di giustizia, come riporta il gip, Molisso è "una persona che conta a Tor Bella Monaca per il rifornimento di più piazze". Intrecci criminali. Nomi di alto calibro che si ripetono nelle ordinanze di arresto.

Lo sgarro del pestaggio

Goccia che ha fatto traboccare il vaso, quello ormai colmo di 'Peppe' Molisso, sarebbe stato un video di un pestaggio del nipote del 40enne napoletano poi postato sui social da un non meglio individuato account e che Emanuele Costantino, uno dei due picchiatori insieme al fratello Alessio, aveva addirittura dimenticato. Uno sgarro secondo Molisso che ha così ingaggiato Calderon, come killer professionista per risolvere la questione una volta per tutte.

Il covid rinvia il doppio omicidio

Così è iniziata la pianificazione dell'attentato. Una spedizione studiata da settembre 2020 e rinviata più volte per le restrizioni anti covid e perché uno dei due obiettivi, Alessio Costantino, era risultato positivo al coronavirus. Intoppi che hanno fatto così spostare la data al 13 luglio scorso. "Stanno sempre al bar": raccontava Calderon a 'Peppe' Molisso.

L'argentino così si reca in viale dell'Alessandrino e, dopo aver puntato una pistola calibro 9x21 alla nuca di Emanuele Costantino, preme il grilletto due volte. Qualcosa però va storto.

In quello stesso istante la vittima, allertata dal fratello, gira la testa e i proiettili gli perforano la spalla destra e la mandibola sinistra, andando a impattare contro il vetro del locale pubblico. Il killer ci riprova mirando alla testa di Alessio Costantino, ma l'inceppamento dell'arma manda in fumo anche il secondo tentativo, costringendolo quindi alla fuga a bordo di uno scooter condotto da un complice. Emanuele Costantino, ferito e trasportato al pronto soccorso dell'Umberto I, si salverà.

"Qua, noi, a Roma, non ce potemo più sta"

Dunque, quell'aggressione sarebbe stata un pretesto per dare un segnale alla famiglia di 'Er Verdura'? Possibile, almeno secondo le indagini. Due giorni dopo il tentato omicidio, la madre dei fratelli Costantino si presenta nel carcere di Rebibbia per avere un colloquio con il marito. A 'Er Verdura' racconta di aver capito che il mandante è 'Peppe', il quale aveva ripristinato in questo modo il suo potere nella zona: "Dovevano dimostrarlo al monno intero. Alessio lo hanno puntato in faccia - spiega la moglie - Volevano ammazzà a tutti e due, solo lui po' fa ste cose. A viso scoperto so annati. Sennò li aspettavano davanti al night i miei figli, se li facevano a tutti e due".

I fratelli Costantino, infatti, aiutano il padre nella gestione di un locale in zona Settecamini e di un ristorante in zona ponte Milvio. Calderon e Molisso, da quanto emerso dalle indagini, lo sapevano tanto d'aver pensato di tendere l'agguato proprio fuori dai locali, ma poi le restrizioni per la pandemia con le conseguenti chiusure serali avevano fatto cambiare il programma. 

I due fratelli Costantino, ormai alle strette, non credono più di avere via d'uscita. Emanuele è pronto a pagare Molisso, pure di mettere la parola fine alla questione: "Tocca risolverla sta situazione e vivere tranquilli (...) O te fai 30 anni o mori". Alessio è più pessimista: "Qua, noi, a Roma, non ce potemo più sta".

Agguato fatto con "metodo mafioso"

A salvare i figli di 'Er Verdura', almeno per il momento, sono le indagini e l'arresto di Molisso. Secondo il gip De Amicis "particolare rilievo riveste l'esternazione" della mamma dei fratelli Costantino, quando "intuita la caratura criminale" di Calderon "riferiva testualmente al marito 'C'ho i brividi solo a pensarci…'. I commenti riportati inducono a ritenere che la famiglia Costantino sia a conoscenza di maggiori dettagli rispetto a quanto riferito agli operanti nell'immediatezza del fatto, ma che per paura tenuto conto della caratura criminale degli aggressori, abbiano preferito tacere ed aspettare che gli stessi venissero individuati dalle forze dell'ordine'', si legge nell'ordinanza. 

Il gip, nel motivare la convalida del fermo di 'Peppe Molisso', sottolinea come "le modalità e le ragioni dell'agguato sono tipiche del metodo mafioso del controllo del territorio. "La gravità indiziaria a carico di Calderon e di Molisso è derivata dall'acquisizione delle chat scambiate su telefoni criptati, dato che costituisce una novità assoluta nel panorama investigativo perché come è noto sino ad oggi le indagini si sono dovute spesso arrestare di fronte alla scaltrezza dei criminali nel comunicare tra loro".

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