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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Casal Bertone / Via di Portonaccio

Gay picchiato dal branco a Tiburtina: "Ecco come trattiamo quelli come te a Roma"

L'aggresione fuori lo scalo ferroviario romano. Il ragazzo aggredito a RomaToday: "Non sono io che mi devo nascondere, ma loro"

"Scrivi pure il mio nome, mi chiamo Federico". Non vuole restare anonimo. Lui, 20enne nato a Firenze e trasferitosi a Roma da cinque mesi, è scosso ma determinato. Giovedì 5 aprile è stato vittima di un brutale pestaggio fuori la stazione Tiburtina, uno snodo trafficato dalle Capitale. Una aggressione omofoba a sfondo 'nero'. Federico è gay e lavora come parrucchiere nei pressi dello scalo ferroviario. "Il primo lavoro serio", dice a RomaToday raccontando lo stato d'animo ed i fatti successi in pieno pomeriggio. 

L'aggressione omofoba fuori Tiburtina

"Erano le 17:30 circa, ero appena uscito dal lavoro. Il mio primo giorno. Stavo camminando in direzione di via di Portonaccio. Ero vestito normalmente, scarpe alla moda, una camicia ed una porta documenti, quando ho visto che 4 ragazzi mi seguivano". Qui il racconto si fa duro, ma la voce di Federico non è quella di un ragazzo impaurito. Il branco lo insulta a gran voce: "Frocio di merda", "Ora ti facciamo vedere cosa facciamo ai froci a Roma", dicono. Uno di loro, armato di coltello, glielo punta prima alla schiena poi in faccia. 

"Mi hanno preso alle spalle. Prima i calci, poi i pugni e mi hanno fatto cadere per terra". Federico si ripara come può. Il branco, famelico, lo attacca. Un calcio ai testicoli, ginocchiate alle costole e pugni al volto, dove il giovane ha riportato le ferite più evidenti. Uno di loro, finito il 'lavoro' gli ruba smartphone, documenti e portafoglio. Poi la minaccia: "Chiama le guardia e te venimo a cercà". 

"Ho gridato, chiesto aiuto. Nessuno è intervenuto. Ma non ce l'ho con chi, eventualmente, ha assistito alla scena. Mi è parso però strano che nessuno abbia notato la scena. Eravamo fuori Tiburtina, alle 17:30 del pomeriggio, non un posto isolato insomma". 

"Uno di loro ha una croce celtica tatuata"

Federico però è conciato male, servono cure mediche, quelle dell'ospedale Vannini. Il ragazzo, rimasto in osservazione per 24 ore in ospedale, verrà poi dimesso con una prognosi di 5 giorni. Le minacce ricevute dopo l'aggressione, però, non lo intimoriscono. Il 20enne denuncia i fatti al Commissariato di Porta Maggiore. 

Federico descrive quei minuti di delirio nitidamente. Ricorda i suoi aggressori: "Uno di loro ha una croce celtica tatuata sulla nuca. Lo avevo già visto. Poi l'abbigliamento era simile per tutti e quattro, giacca nera e stivali tipo anfibi". Il quadro, secondo il 20enne toscano, è chiaro. Lui non lo dice, parlare di un'aggressione omofoba e tinte di estrema destra non è azzardato. 

"Roma è la città che ho scelto per vivere la mia vita"

"Non sono io che mi devo nascondere, ma loro. Roma è la città che ho scelto per vivere la mia vita, chi sono veramente. Qui ho trovato una grande comunità di Lgbt che ha accolto me, e accoglie tanti ragazzi e ragazze. L'affetto delle associazioni di categorie e dei collettivi che ho ricevuto in questi giorni è stata la mia forza. Insomma Roma non è così brutta come la si vuole disegnare, però ci sono delle mele marce ed episodi del genere vanno denunciati", ci confessa Federico. "Se ho cambiato parere su Roma dopo questo episodio? No. La paura, adesso, c'è, è innegabile ma non posso fermarmi o farmi condizionare la vita da nessuno".

La solidarietà del Circolo Mario Mieli 

"Il Circolo Mario Mieli esprime la totale e incondizionata solidarietà a Federico, attivista della Roboterie – questo il commento di Sebastiano Secci, Presidente del Circolo di cultura omosessuale Mario Meli che si è subito offerto per dare assistenza alla vittima - Nostri i corpi nostre le città. Rimaniamo veramente costernati alla notizia dell’ennesima aggressione subita a Roma. Siamo anche però felici che Federico abbia deciso di denunciare i suoi aggressori. La sua testimonianza, resa alle autorità competenti, delinea una chiara aggressione omofoba. Il branco violento ha agito sì per derubare ma soprattutto per offendere, minacciare e poi colpire con violenza".
 
"Non possiamo in alcun modo abbassare la guardia, le aggressioni a chiara matrice omofoba stanno aumentando in questi ultimi tempi. E' urgente che i media, le associazioni e il mondo civile non sottovalutino queste violenze e chi è preposto alla sicurezza dei cittadini e delle cittadine sia vigile e faccia in modo di perseguire con durezza gli assalitori. E non deve nemmeno passare in alcun modo l’idea che atti di questo tipo in fondo possano essere tollerati o ancor peggio rientrino nella normalità di una città grande e tentacolare come Roma. Noi non ci stiamo! Per quanto ci riguarda è fondamentale l’intervento politico sulla questione: è urgente una legge contro l'omo-transfobia", si legge nella nota del Circolo di cultura omosessuale 'Mario Mieli'.
 

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