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Cronaca Ponte Garibaldi

Giorgiana Masi 38 anni dopo: i Radicali la ricordano a Ponte Garibaldi

La ragazza nel 1977 stava andando a firmare per i referendum dei Radicali, che ogni anno la ricordano. Durante scontri con la polizia, fu ferita alla schiena da un proiettile. Nessun responsabile è mai stato identificato

Viene ricordata ogni 12 maggio, da 38 anni, da una delegazione di Radicali. Alle 11.30 di oggi, alcuni esponenti del movimento si sono ritrovati a Ponte Garibaldi per ricordare l'assassinio di Giorgiana Masi, la diciottenne uccisa in piazza Belli il 12 maggio 1977, vittima degli scontri con le forze dell'ordine. Un assassinio che è tutt' ora senza responsabili. 

Il giorno in cui è stata uccisa, Giorgiana stava andando a un sit-in dei Radicali in piazza Navona a firmare per i referendum abrogativi. Quando è stata colpita dal proiettile, si trovava in piazza Belli con il fidanzato, dove erano scoppiati scontri tra polizia e manifestanti. Secondo alcuni testimoni, la ragazza, all'epoca studentessa al quinto anno del liceo scientifico Pasteur, fu stata vista accasciarsi a terra, come se fosse caduta. Nonostante i soccorsi immediati e il trasporto all'ospedale, vi è arrivò già morta: era stata colpita alla schiena da un proiettile calibro 22.

La capitale in quel periodo era scossa da violenti scontri fra militanti di fazioni politiche di tutte le bandiere e forze dell'ordine. In seguito al 21 aprile 1977, quando un poliziotto era rimasto ferito durante una manifestazione di militanti di Autonomia Operaia, l'allora Ministro dell'Interno Francesco Cossiga aveva deciso di vietare tutte le manifestazioni in città fino al 31 maggio successivo. Ma il 12 maggio il movimento dei Radicali sfidò il divieto indicendo un sit-in in piazza Navona. Motivo: raccogliere le firme per i referendum abrogativi e festeggiare il terzo anniversario dell'approvazione del Referendum sul divorzio. Si unirono anche altre forze politiche, in segno di protesta contro il divieto di manifestazione. A presidiare erano presenti circa 5.000 agenti delle forze dell'ordine.

Quel giorno ci furono diversi scontri. Per questo, verso sera alcuni parlamentari decisero di mediare con le forze dell'ordine per consentire ai manifestanti di evacuare verso Trastevere. Ma la situazione peggiorò: un agente di polizia e una donna rimasero feriti, e poco dopo fu la volta della Masi. Il proiettile la raggiunge in pieno addome, lei si accascia per terra e muore durante il trasporto all'ospedale. L'autore del colpo non è ancora stato trovato, ed è dubbio che si sia trattato di fuoco amico.
 
In riferimento al 12 maggio 1977, Cossiga fu coinvolto in diverse polemiche per la cattiva gestione dell'ordine pubblico di quel giorno. Nel 2003, in un'intervista al Corriere della Sera, disse di aver "supplicato in ginocchio Pannella di rinunciare alla manifestazione in piazza Navona. Gli dissi che i radicali non erano in grado di difendere la piazza. Tutto inutile". Nella stessa intervista, rispose alla domanda su chi avesse sparato a Giorgiana Masi, dicendo: "La verità la sapevamo in quattro: il procuratore di Roma, il capo della mobile, un maggiore dei carabinieri e io. Ora siamo in cinque: l'ho detta a un deputato di Rifondazione che continuava a rompermi le scatole. Non la dirò in pubblico per non aggiungere dolore a dolore".

L'inchiesta sulla morte della ragazza fu chiusa 4 anni dopo dal giudice istruttore Claudio D'Angelo. Responso: impossibilità di procedere, perchè gli autori del delitto sono ignoti. Le indagini vennero poi riaperte nel 1998 dal pubblico ministero Giovanni Salvi. Più di recente, una nuova riapertura delle indagini è stata chiesta nel 2008 dall'esponente di Rifondazione Comunista Alfio Nicotra. Ma ad oggi nessun responsabile è stato ancora identificato.

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