A metà novembre 2022 il bistrot Mezé di Roma ha inaugurato una nuova sede nel rione Prati. Un passo importante, già dall’ottimo esito, per il ristorante avviato nel 2011 a Monteverde un po’ per gioco e un po’ per sfida. Quella di portare in una città che fino ad allora non la conosceva quasi affatto la tradizione gastronomica del basso Mediterraneo, con un menù che abbraccia Nord Africa e Grecia, Turchia ed estremo Oriente, con incursioni anche nel meridione italiano. Ecco come sono andate le cose.
I fondatori di Mezé Bistrot
Daniela Gean è nata a Tripoli in una famiglia di solida tradizione ebreo-libica, “estremamente legata alla sua terra e alle sue tradizioni. Anche quelle gastronomiche, fondamentali in una comunità che vive lì da duemila anni”, racconta il marito Roberto Attias. In parte tedesco e per un quarto tunisino, ma nato e cresciuto nella Capitale, ha conosciuto Daniela a Roma, dove era arrivata da piccolissima per poi studiare Scienze Politiche e occuparsi di traduzioni.
Roberto, invece, faceva (e continua a fare) l’attore e l’autore, ma per entrambi preparare cous cous, hummus e tabulé è stato sempre un modo per fortificare le proprie radici e un linguaggio da condividere con gli amici intorno a una tavola. Qualche coincidenza fortunata, una proposta convincente e Daniela decide di mettersi a fare la cuoca di professione. Inizialmente in occasioni stagionali durante gli eventi dell’Estate Romana — dal 2005 al 2010 hanno avuto un chiosco a Lungo il Tevere — poi scommettendo su un progetto tutto loro.
Mezé Bistrot. La prima apertura a Monteverde
“Abbiamo aperto nel 2011 in una via in cui c’è davvero poco passaggio, ma la clientela si è subito affezionata. Gli ospiti arrivano non per caso, ma perché ci vengono a cercare, magari col passaparola”. Non è complicato immaginare come siano riusciti a emergere, “in un periodo in cui, a Roma, la cucina mediorientale significava esclusivamente kebab di qualità discutibile. C’era, sì, qualche vero e proprio ristorante, ma l’interpretava in modo un po’ kitch. Sai quei posti dove ti propongono il narghilé e magari poi c’è la danza del ventre?”, fa Attias. “Noi volevamo proporre una cucina autentica, con ottime materie prime, in un contesto curato, tralasciando qualsiasi aspetto caricaturale. Un bistrot, appunto, che parlasse la lingua del Mediterraneo”.
I piatti di Mezé Bistrot
Un mare che è sempre somigliato più a un lago interno, per la facilità con la quale le popolazioni l’hanno solcato per esplorare, visitare, rubare, imporre e importare: “Qualsiasi cosa, anche la cucina”. Il primo locale da due sale e 45 coperti diventa quindi in breve tempo un punto di riferimento, con un buon contributo dalla carta dei vini. “La mia grande passione”, spiega il fondatore: “Ci abbiamo investito molto, dal primo giorno, per avere referenze all’altezza del menù”.
La nuova sede di Prati. Cosa si mangia e prezzi
Dopo numerose, immancabili vicissitudini burocratiche, Gean e Attias hanno rilevato una bella insegna in Via Properzio. Un locale ampio, da 60 coperti, con pareti in pietra e soffitti alti, completo di dehors. A far girare la sala provvede il figlio Ruben, “oramai espertissimo, ha già fidelizzato tanti clienti. E porta avanti il nostro modo di accogliere, sempre con il sorriso e pronti a raccontare i piatti, la loro storia e le culture che si portano dietro”. In cucina Gean propone la medesima linea, con vari fuori menù che valorizzano la disponibilità dei fornitori. Le carni sono quelle della macelleria Sartor del mercato di Testaccio e il pesce arriva, solo il venerdì e il sabato, da quello di San Giovanni di Dio. “Noi consigliamo di partire con il mezé, l’assortimento di piccole portate che precede il pasto. Un vero monumento nazionale in Medio Oriente e Nord Africa. Una specie di rito fatto di salse, come l’hummus di ceci e la babaganush, insieme a insalate, fritti e pane caldo. Tutto da condividere”.
La sede di Mezé a Prati
I piattini del mezé costano in media 7€, poi si passa alle portate principali: dal kebab shawarma di pollo marinato (14€) al cous cous di verdure (12€), dagli spaghetti all’eoliana con capperi, olive e finocchietto selvatico (11€), al manzo di Istu (stufato in brodo di curcuma e odori, 15€), dalla shakshuka (uova cotte nel sugo di pomodoro, 12€) al tajine marocchino (30€, per due persone). La carta dei vini, come dicevamo, è davvero ricca, con etichette italiane, libanesi e israeliane. Ci sono anche proposte particolari, da provare insieme al mezé per onorare il modo in cui si degusta nei paesi del Nord Africa: “Come il boukha, un’acquavite di fichi tunisina particolarissima. A Roma la serviamo solo noi”.
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