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Parla Radio Londra, trasmettiamo alcuni messaggi speciali

Forse il periodo che il nostro Paese sta attraversando avrebbe bisogno di una Radio Londra e, più di ogni altra cosa, di parole di speranza che per essere tali hanno sempre bisogno di essere vere.

"Parla Londra, trasmettiamo alcuni messaggi speciali". Questo era l'incipit con cui Radio Londra, a partire dal 1938, entrava la sera nella casa degli italiani, nelle campagne, tra le montagne abitate dai partigiani, facendo sopravvivere il filo della speranza nel futuro. Le trasmissioni in italiano erano aperte dalle prime note della 5ª Sinfonia di Beethoven (che ricordavano il suono della lettera "V" - iniziale di vittoria - scandite secondo l'alfabeto Morse). Il colonnello Harold Stevens (soprannominato "Colonnello Buonasera") e Candidus (pseudonimo di John Marus) furono gli speakers che più di altri rimasero impressi nei pensieri dei cittadini e dei combattenti portando un vento nuovo.

Forse il periodo che il nostro Paese sta attraversando avrebbe bisogno di una Radio Londra e, più di ogni altra cosa, di parole di speranza che per essere tali hanno sempre bisogno di essere vere, pronuciate da persone credibili, serie ed impegnate in ciò che fanno.

Come possiamo tutti osservare e sentire, sempre più spesso sulla nostra pelle, la realtà, per adesso, è ben diversa. Il rinnovo del Parlamento italiano, pur avendo apportato un ricambio generazionale, del 75% sul totale, che non si vedeva almeno dal 1992 (altro anno horribilis nella storia della Repubblica), sembra non dare sufficienti garanzie di stabilità e governabilità per supportare un periodo che di questo ha un disperato bisogno. Anche alcune Regioni hanno rinnovato i propri consigli, a fronte di cadute delle Giunte precedenti per motivi che sono spesso figli di vizi italici e di scadimento morale complessivo.

Tra queste anche il Lazio ha eletto a nuovo Presidente Nicola Zingaretti, che, a sua volta ha nominato una squadra di Governo composta da personaggi non appartenenti direttamente alle squadre di partito, ma scegliendo tra personalità e società civile, come và di moda in questi nostri tempi. Dal nostro piccolo spazio di libertà sentiamo l'esigenza, oltre che di augurare un buono e proficuo lavoro ai nuovi eletti, di focalizzare l'attenzione sul comparto delle attività produttive e in particolare sulle politiche del commercio e dello sviluppo del territorio.

La Giunta precedente non ha lasciato, sotto questo profilo, nel Lazio tracce evidenti di sé, tanto più in un periodo caratterizzato da una crisi complessiva che ha portato a forte indebitamento delle imprese, calo generalizzato, costante e dinamicamente progressivo dei consumi anche alimentari, ad un aumento consistente della disoccupazione, del numero di ore di cassa integrazione ordinarie e in deroga, dei fallimenti e chiusure di imprese, botteghe e attività economiche in genere, non compensati questa volta nemmeno da una rotazione mediante sub ingressi.

A fronte di questo quadro, abbiamo avuto, e continuiamo ad avere, un aumento consistente della pressione fiscale, con accentuata dinamica delle aliquote regionali e comunali, una stretta creditizia rinnovata di recente, un disordine legislativo e regolamentare relativo alle procedure burocratiche e agli atti e modelli di programmazione per le attività economiche, che favorisce in modo proporzionale la corruzione, oltre naturalmente un atavico e sovrabbondante sistema di contenzioso, in particolare civile, che contribuisce in modo determinante ad allontanate investimenti esteri e localizzazione di nuove imprese da parte di Paesi terzi.

Uno scenario indubbiamente non facile per chi si appresta a governare il territorio regionale per i prossimi 5 anni. In particolare, il nuovo Assessore alle Attività Produttive e allo Sviluppo, che sarà il prof. Guido Fabiani, rettore della Università Roma Tre, dovrà necessariamente riaccendere le macchine di una barca che negli ultimi tre anni ha cessato totalmente di navigare. Non è un lavoro semplice, né il risultato può essere scontato in partenza. Determinazione, idee, competenza e capacità produttiva dovranno essere di livello adeguato, per consentire almeno il riaccendersi di un qualche segnale di fiducia nei confronti dell'Istituzione.

Vorremmo dare una mano nel nostro piccolo, casomai evidenziando alcune lacune e sottolineando scelte azzeccate e verificando, quando possibile, sul territorio, l'impatto di nuove regolamentazioni.

A nostro modesto avviso, le imprese richiedono principalmente tre cose: attenzione seria ai problemi, snellimento e facilitazione delle procedure, modelli di programmazione e sostegno adeguati al periodo. Ciascuno di questi punti chiama una serie di sotto temi importanti e in alcuni casi che necessitano di visioni chiare e coordinamento intenso tra comparti.

Nel rinnovare gli auguri di buon lavoro alla novella Giunta regionale, e all'assesore allo Sviluppo, vorremmo, prossimamente, entrando più nel concreto, evidenziare alcune tematiche su cui gli operatori chiedono interventi urgenti.

Ninco-Nanco

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