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Redazione

Catering d'autore

Buffet organizzato da un catering di Foligno (con sede a Roma): decine di ottimi assaggini, dal salato al dolce. Presentazioni raffinate, tutto sottoforma di finger food, e sapori eccellenti.

Quando vai a una conferenza e, contro ogni previsione, la giornata si conclude con un ricco buffet. La conferenza era alle 10 e, quando ho appreso che ci fosse un pranzo, ho pensato fra me e me "pilucco qualcosa e scappo via". Chi me lo doveva dire, invece, che mi sarei trovata davanti a uno dei catering più buoni (e belli) della mia carriera.
IL PARADISO DEL FINGER FOOD.

E dire che finger food vuol dire cibo in piccolissime porzioni. Diciamo un boccone alla volta... ma se poi i bocconi sono a decine... se ne esce pieni come dopo un pranzo di nozze...

Premesso che l'ambiente in cui si è svolto questo buffet era una delle sale della neonata Pelanda, ex spazio del mattatoio di Testaccio (la pelanda dei suini, dove i maialetti venivano appunto spelati), rinato a nuova vita grazie a un intelligentissimo recupero. Parquet di legno di pino a terra e soffitti e pareti in vetro, senza però dimenticare gli elementi originali del mattatoio: ganci, vasconi di marmo, percorsi ferrati per gli animali.

Quindi il catering, offerto dalla A&A banqueting della famiglia Muzzi, pasticceri in Foligno da oltre 200 anni, allargatosi alla capitale con le sue proposte di banqueting. L'esperienza in pasticceria ha portato a una cura quasi maniacale dell'estetica del cibo, che però si concretizza in eccezionali esempi soprattutto sui salati.

Che dire di un mini creme caramel che ho addentato convinta che fosse un dolce e invece era un salato? Come descrivere un flute con una salsa verde che sembrava fosse un gelato di pistacchio, invece era una crema di avocado che accompagnava delle alici salate? Che fare davanti a un bicchierino che sembra un mini-cappuccino ed è una crema di porcini?

Inganni visivi e soddisfazione del palato. Non c'era una cosa che non fosse buona. Da segnalare per il sapore la zuppetta di baccalà e patate servita in piccoli contenitori ermetici cotti a bagnomaria: erano bollenti, ma scottarsi era una delizia! Una piccola scultura: dei bottoncini di mortadella alti mezzo centimetro sormontati da una semisfera verde che altro non era che una spuma al pistacchio che si scioglieva in bocca.

Anche i dolci erano tutti delicatissimi. In questo caso, però, la fantasia era meno spiccata, dal momento che si trattava di bicchierini di diverse forme. Ottima la panna cotta ai frutti di bosco.

Da segnalare anche il servizio ineccepibile. Mi è capitato più di una volta di assistere all'esaurimento delle posate o dei tovaglioli nei buffet. Non in questo caso: qualsiasi cosa finisse, dal cibo alle suppellettili, veniva immediatamente rimpiazzato. Di contro, sui tavoli i vuoti giacevano al più per qualche secondo, perché i camerieri sgomberavano immediatamente.

Tranne qualche tartina da prendere con le mani, la maggior parte delle pietanze era servita in monoporzioni (bicchieri, cucchiai o altri tipi di contenitori) ed era tutto di vetro/coccio: no plastica!

Come si può capire, mi sono letteralmente innamorata di questa ditta di catering, che spero di incontrare nuovamente sul mio cammino. Consiglio anche una passeggiata sul sito, per vedere gli allestimenti, anzi l'arredo, di situazioni di catering più complesse (come i matrimoni). L'intelligenza di questa ditta, infatti, ha portato ad un'alleanza con un architetto (la Archifood) che realizza dei magnifici allestimenti.
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