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A cura di sartoria-politica

Da Bertolaso alla Raggi: quando la campagna elettorale si fa sui mezzi pubblici

Il mezzo di trasporto e le elezioni. Una storia d’amore che va avanti da anni. Il treno di Prodi, per far ripartire l’Ulivo, il camper di Renzi nella sfida a Bersani per le primarie del 2012; per finire al tir di Fini: i politici amano le campagne elettorali on the road. Nella Capitale, la corsa al Campidoglio, si fa con i mezzi pubblici. Bus, tram e metro, l’obiettivo dei candidati sindaco è lo stesso: dare un’immagine di sé che sia in mezzo alla gente comune. Quella che per andare a lavoro si arma di santa pazienza in attesa di un qualcosa che ha il ritardo incorporato.

Secondo i dati dell'Eurobarometro il rapporto tra gli utenti e il tpl nella Capitale è molto travagliato e non è paragonabile a quanto avviene in nessuna altra grande città dell'Unione (il 65% dei cittadini si dichiara completamente insoddisfatto).

L’ultimo, in ordine di tempo, a sfruttare questa strategia è Guido Bertolaso: l’ex capo della Protezione civile, che guida quel che resta di Forza Italia in vista delle amministrative di giugno, si è fatto immortalare sul tram in direzione Roma Est. 

Quella che doveva segnare il cambio di passo, per scaldare il cuore degli elettori, si rivela come un altro scivolone per il soldato della comunicazione Bertolaso: foto con i bianchi bruciati, nessun cittadino intorno. E, soprattutto, un trolley. Nelle intenzioni del frontman degli azzurri un modo per dire: “Starò con voi per tre giorni”. Nei fatti, sembra che ‘l’uomo del fare’ (copyright Silvio Berlusconi) sia pronto per partire: lasciare Roma, per mollare la partita del Campidoglio. Con l’aggiunta di quella mano che stringe la valigia: quasi a proteggerla da eventuali borseggiatori.

Il dem Roberto Giachetti, invece, lascia lo scooter che lo aveva portato in giro per la città, durante il tour pre primarie. Passa alla stazione e forse al treno, quello scelto anche dall’ex premier Romano Prodi. Sul vagone, in realtà, ancora non c’è salito. E quel nome, “Stazione Giachetti” (il comitato elettorale che vedrà la luce allo scalo San Lorenzo), lascia pensare a un mezzo di trasporto che porta lontano. Troppo, anche per le immense distanze romane. Il senso, considerando l’uso del ‘si parte’, dovrebbe essere Roma centrale. Una strategia, in realtà, già apparsa anche in altre città.

Anche Virginia Raggi, la super favorita del M5s – secondo i sondaggi –, sceglie il tpl capitolino, croce e mai delizia per i cittadini normali. La candidata grillina punta sulla Metro C. Anche per lei un errore: una coda di giornalisti e fotografi ma poche persone normali. Foto in posa, quasi da star. E messaggio che si allontana dagli obiettivi fissati: la vicinanza.

Di Giorgia Meloni, la sorella dei Fratelli d’Italia, resta una multa per divieto di sosta – presa nell’ottobre 2015 – e quell’annuncio di pagare la sanzione: “Perché preferisco questo all’auto blu”. Almeno i candidati romani non si sono fatti beccare in flagranza come Hillary Clinton, la candidata alle primarie democratiche negli States, che non è riuscita neppure a obliterare il biglietto ai tornelli della metro. 

Da Bertolaso alla Raggi: quando la campagna elettorale si fa sui mezzi pubblici

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