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Romeni d'Italia

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A cura di Miruna Cajvaneanu

"Uniti contro la corruzione", i romeni sono scesi in piazza a Roma

Domenica pomeriggio centinaia di bandiere romene hanno colorato Piazza dell'Esquilino

Ieri pomeriggio, sotto un cielo grigio, centinaia di bandiere romene hanno colorato Piazza dell’Esquilino, a Roma, attirando l’attenzione e la curiosità di passanti e turisti. Quasi mille persone hanno cantato l’inno della Romania e hanno ballato la “Hora”, mano nella mano, sotto all’Obelisco liberiano, per protestare pacificamente contro il governo di Bucarest e contro la corruzione della classe politica. Nello stesso momento si sono svolte proteste con centinaia di partecipanti a Milano, Torino, Bologna, Verona, Arezzo, Venezia e Reggio Calabria. “Vogliamo tornare a casa, ma i ladri della politica ce lo impediscono”, “Ci avete rubato anche la speranza e il futuro”, hanno gridato in coro.

Due grandi striscioni hanno lanciato anche un messaggio in italiano: “Uniti contro la corruzione”, perché, hanno detto i manifestanti, “In Italia, così come in Romania, la corruzione e l’abuso di potere arrivano ai più alti livelli, e non può esistere uno Stato di diritto senza una vera giustizia”.
Ieri, in piazza, c’era una comunità che mai si è ritrovata così unita. C’erano le signore che lavorano nelle case italiane, per accudire gli anziani, c’erano gli studenti, i giovani della seconda generazione, nati in Romania e cresciuti qui. “Domani ho un esame, però oggi sono qui con voi”, recitava un piccolo striscione di una giovane studentessa universitaria. E un altro: “Non sono mai sceso in piazza, ma ora mi avete davvero fatto arrabbiare”.

Accanto ai giovani, ho visto anche insegnanti, ingegneri, giornalisti, operai, ma anche “expats” – informatici trasferiti qui per lavoro. C’erano gli imprenditori con le loro famiglie, alcuni artisti che hanno chiuso per mezza giornata la loro bottega al centro di Roma e mai erano scesi in piazza per protestare. “Exist, deci #rezist” (“esisto, dunque resisto”), recitava uno slogan, citando uno degli hashtag della manifestazione.

Una signora ha portato dei fiori, che ha distribuito ai partecipanti, bambini e anche ai fotografi italiani venuti a documentare la manifestazione. Un’altra, avvolta nella bandiera nazionale, ha chiuso gli occhi mentre si cantava l’inno, per trattenere le lacrime.

Tra i più fotografati è un signore anziano, in costume tradizionale romeno, che porta la bandiera europea. E’ raro vedere tanta fiducia in Europa, come si vede qui, in piazza dell’Esquilino, tra i romeni. Il signore, che indossa le “opinci”, calzature  tipiche dei contadini di cento anni fa,  mi dice che viene da Targu Jiu, città dell’Oltenia romena, regione rocca forte del partito di centro sinistra, ora al governo. “Sono un contadino romeno mendicante di verità e giustizia in Europa”, è scritto sul suo cartellone.

“Siete riusciti, ci avete uniti”, gridavano, mentre molti di loro scattavano foto e selfie per ricordare il momento  storico  vissuto, oppure trasmettevano in diretta la manifestazione sui social network. “Ecco, proprio ora sto mandando le foto al mio cognato che lavora a Oslo, loro non sono riusciti ad andare alla manifestazione che ha organizzato la comunità lì”, mi dice Costica, imprenditore edile di Marcellina.

Poco dopo, mi chiama Ioan, un amico che vive a Bruxelles con la famiglia: “Abbiamo visto i video, siamo con i nostri fratelli”, mi dice con la voce emozionata. La protesta si è conclusa nella stessa maniera in cui si è svolta. Molti volontari, armati di guanti di plastica e buste, hanno raccolto fogli e bottiglie di plastica, ma anche mozziconi di sigarette rimaste a terra.

Parlando con gli organizzatori, ho saputo che hanno avuto anche le congratulazioni delle forze dell’ordine, presenti in maniera discreta per tutta la durata della manifestazione e che non hanno avuto nessun motivo per intervenire.

Esattamente una settimana fa, il governo di centro sinistra di Bucarest ha adottato, in regime di urgenza – praticamente in piena notte di martedì, 31 gennaio -  un decreto che depenalizzava una serie di reati, come l’abuso d’ufficio. Immediata la reazione della popolazione, che ha iniziato a scendere ogni sera in piazza, per bloccare l’entrata in vigore del decreto, che avrebbe portato alla chiusura di centinaia di casi di corruzione e abusi avendo come protagonisti alcuni dei più alti esponenti della classe politica, di tutti gli schieramenti.

Malgrado il ritiro del decreto, avvenuto domenica, mezzo milione di romeni si sono radunati davanti al Palazzo del Governo, nella capitale, per chiedere questa volta le dimissioni dell’esecutivo.

"Uniti contro la corruzione", i romeni sono scesi in piazza a Roma

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