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Romaneggiando

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A cura di Claudio Colaiacomo

" Curiosità e sorprese a ""zonzo pe' Roma"". Frugando nell'universo della romanità ""dar bucatino a Giulio Cesare, dar Colosseo ar Sor Capanna"", porto in superficie quella Roma che da millenni è sempre li, in travertino e in carne ed ossa, teatro delle nostre terrene vicissitudini a cui poco s'interessa. Claudio Colaiacomo scrive di Roma per la Newton & Compton con cui ha pubblicato diversi volumi. "

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Sulle tracce della maledetta "scorta" degli imperatori

Gli imperatori romani erano protetti da un reparto d'elite selezionato tra legionari e guardia pretoriana. Le loro tracce si sono perse nella notte dei tempi fino ai giorni nostri quando una sorprendente campagna di scavo ne ha riportato ala luce i resti

Il museo della Civiltà Romana si trova tra i palazzi dell’EUR, in piazza Agnelli. È una visita che merita del tempo, un viaggio a tu per tu con l’evoluzione della civiltà dei nostri antenati. La gran parte dell’esposizione è costituita appunto di riproduzioni in scala dei templi e delle costruzioni più importanti della civiltà romana, non solo nell’Urbe ma anche ai confini dell’impero. In questo modo sarete nelle condizioni di esplorare l’antichità da vicino e stupirvi dell’ingegno e creatività di chi ci ha preceduto.

Il pezzo forte dell’intero museo è il gigantesco plastico di Roma, immortalata all’apice del suo splendore e visitabile grazie alla suggestiva sistemazione che dà l’impressione di volare sopra palazzi, templi e monumenti, in parte riconoscibili nella metropoli di oggi. In una sala sono stati riprodotti tutti i bassorilievi della Colonna Traiana, idealmente “srotolata” per apprezzarne ogni dettaglio. Cercate la scena numero 89 e osservatela attentamente. È un momento della guerra di Traiano contro i Daci, una battaglia in cui si vedono alcuni soldati a cavallo. Si tratta di un corpo di assoluto prestigio composto da eccezionali cavalieri, il cui compito era quello di difendere l’imperatore durante le battaglie. Erano gli Equites Singulares, angeli custodi a cavallo. Li vediamo combattere valorosamente, immortalati da due millenni nella confusione della battaglia scolpita nel marmo, dimenticati a mezz’altezza sulla colonna dedicata al loro imperatore.

Quando nel 312 Costantino e Massenzio si affrontarono in battaglia a Ponte Milvio, gli Equites si schierarono dalla parte del secondo: una scelta che si rivelò fatale perché fu Costantino a vincere. Il corpo degli Equites fu così annientato nel disonore, e la loro memoria cancellata per sempre.

Ci sono solo tre luoghi a Roma che ricordano quei valorosi cavalieri: tutti rasi al suolo da Costantino, hanno iniziato a riemergere in epoca recente grazie all’archeologia moderna. Il primo è la caserma principale, i cosiddetti “Castra Priora”. Si trovano sul colle Celio nel sottosuolo, nei pressi di via Tasso. Pochi resti, tra cui diverse iscrizioni e dediche a divinità celtiche, di cui gli Equites erano particolarmente devoti. Il secondo è un’altra caserma, molto più grande e più nuova, eretta sotto Settimio Severo alla fine del II secolo d.C. Si tratta dei Castra Nova, i cui resti giacciono perduti presso il Laterano. Il terzo luogo è il più suggestivo ti tutti: Si tratta del cimitero a loro riservato, dov’erano sepolti con grandi onorificenze e solennità presenziate dall’imperatore in persona, riconoscente per la protezione ricevuta. Si trova lungo l’odierna via Casilina, esattamente al civico 641, in un’area conosciuta come “Ad Duas Lauros”, per due grandi alberi che marcavano il terreno in epoca romana.

Oggi l’esatta area del cimitero è occupata da Tor Pignattara, dove si trova il sepolcro di Elena madre di Costantino. L’augusto figlio volle costruire il sepolcro proprio sopra le tombe di quei cavalieri che lo tradirono. Un segno di predominio che doveva avere un senso altamente simbolico e vendicativo, nella mente del primo imperatore cristiano. Alcuni studiosi sostengono che il mausoleo fu eretto in origine proprio per Costantino e non per la madre. Oltre al mausoleo, la zona fu in seguito tramutata in cimitero cristiano. I corpi dei cavalieri furono dimenticati, perduti nelle viscere della terra tra nuovi edifici e tombe. Una campagna di scavo recentissima ha portato alla luce i resti di quei soldati, seppelliti con le loro armi e vestiti con ricchissimi tessuti in oro. Sono proprio i lamenti d’oro di quegli indumenti a essere giunti no a noi, rivelando con certezza la sepoltura di quei valorosi angeli custodi degli imperatori romani. 

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