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Romaneggiando

Romaneggiando

A cura di Claudio Colaiacomo

Ghetanaccio, antenato del teatro dei Burattini del Gianicolo

Almeno due generazioni di romani si sono intrattenute con i propri figli presso il burattinaio del Gianicolo. Un teatrino mobile sistemato in un angolo di piazzale Garibaldi, all’ombra di pini secolari e sull’orlo di un panorama millenario. Come spesso accade a Roma, la tradizione popolare è tramandata attraverso gesti, parole e usanze anche senza esserne consapevoli. È il caso di questo teatrino, che continua la tradizione di Gaetano Santangelo, conosciuto a cavallo dell’Ottocento in tutta la città come “Ghetanaccio”, che intratteneva nobili, prelati e gente comune con il suo spettacolo ambulante di burattini. Nato da una povera famiglia del rione Borgo, Ghetanaccio si costruì un gabbiotto di legno che trascinava in giro per la città. All’occorrenza lo copriva con un drappo per allestire il teatrino. Come accade oggi al Gianicolo, Ghetanaccio si nascondeva dentro la struttura e, celato dai drappi, inventava uno spettacolo muovendo i burattini con le mani inserite dentro i loro costumi. Il sipario si apriva ed ecco i personaggi della tradizione, tra cui Rugantino, ma anche Pulcinella. Con perfetto spirito romanesco le rappresentazioni potevano essere sarcastiche, scurrili e a doppio senso contro la Chiesa e i potenti, sberleffi e irriverenze gli valsero più volte il carcere. Nonostante il nome, Ghetanaccio era piuttosto gracile, mite e mingherlino. Morì a soli cinquant’anni di tubercolosi che probabilmente lo aveva aggredito già da giovane, Zanazzo ce lo racconta afflitto da una tosse che a volte gli impediva di dar voce ai suoi burattini. Da qualche anno nei pressi di piazza Flavio Biondo a Trastevere un piccolo parco giochi è stato intitolato a “Gaetano Santangelo, Burattinaio”.

Tratto da “Roma Perduta e Dimenticata”, Claudio Colaiacomo, Newton & Compton, 2013

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Ghetanaccio, antenato del teatro dei Burattini del Gianicolo

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