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Venerdì, 19 Aprile 2024
Romaneggiando

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A cura di Claudio Colaiacomo

Case a luci rosse a Roma: ecco cosa sono diventate oggi

L’annessione di Roma al regno d’Italia fu una rivoluzione per la città dei papi, non solo dal punto di vista politico ma anche da quello sociale. Roma si schiudeva al mondo, libera e aperta, pronta a seguire al passo le altri grandi capitali europee già lanciate verso il futuro. Negli anni che seguirono il 1870, la nuova capitale italiana sarebbe cambiata anche nel tessuto urbano. Nuove arterie di comunicazione avrebbero intersecato i vecchi quartieri del centro storico. Via Nazionale, via Cavour, corso Vittorio Emanuele e viale Trastevere sono esempi che anche oggi lacerano rioni e frammentano una continuità urbanistica rimasta in sostanza immutata per secoli. 

Sorsero moderni palazzi, nuove fontane e nuovi monumenti spesso ispirati alla rinnovata libertà. Un esempio famoso è la statua di Giordano Bruno a Campo de’ Fiori, eretta tra le proteste del Vaticano perché rappresentava, a dir loro, un eretico che meritava la terribile morte che gli fu inflitta proprio in quella piazza. Ci sono anche esempi di libertà più frivole come la bella Fontana delle Naiadi a piazza della Repubblica, dove statue di giovani donne nude danzano giocose tra lo zampillare dell’acqua. Era considerata quasi un’opera pornografica. I cittadini invece se ne innamorarono al punto che si accalcavano per vedere quelle sculture così sexy da vicino. Il comune dovette erigere una cancellata per tenere a bada i bollenti spiriti.

Proprio in quegli anni, in netto ritardo con il resto del Paese, aprivano i battenti le prime case di tolleranza. Erano circa venti, sparse tra le vie del centro storico. Le più rinomate e costose erano quelle in vicolo del Leonetto e quella in via Capo le Case, quest’ultima detta “Le Tre Venezie”, famosissima per le sue diciassette stanze frequentate da ragazze bellissime. Entrambi I “bordelli” oggi ospitano degli hotel, l’hotel Due Torri e l’hotel Pincio rispettivamente. All’interno non troverete più statuette nude, cupidi e affreschi a sfondo sessuale. Niente più drappi di velluto rosso, le panche per l’attesa o il bancone della Maitresse. 

La casa di tolleranza più economica si trovava, curiosamente, all’ombra del cupolone a Borgo Pio. A pochi passi dalle Tre Venezie si apriva la cosiddetta “Casa della Stonata” alla quale si accedeva attraverso il portoncino al civico numero 10 di via Capo Le Case. Le stanze per marchette a basso prezzo hanno lasciato il posto a dieci mini appartamenti dai prezzi esorbitanti. Due casini piuttosto costosi e rinomati erano in via degli Avignonesi dove oggi si trova l’hotel Memphis e in largo Fontanella Borgese. In via Mario dei Fiori esisteva una casa del peccato famosa per la grande quantità di affreschi erotici, che oggi, completamente ristrutturata, è diventata l’hotel Condotti, dove sono ospitati turisti affamati delle bellezze monumentali di Roma. 

Un altro lupanare era nascosto nel dedalo di vicoli attorno a Campo de’ Fiori, esattamente in via del Pellegrino, frequentatissima da militari. Gli altri templi del sesso si trovavano a via dei Cappellari, via Laurina, vicolo del Leuto, Via Capocci, Via della Fontanella, via dei Coronari, Via della Campanella, Via Cimarra, via del Grottino e via del Teatro Pace. In totale circa centocinquanta letti dedicati ai piaceri del sesso. 

La legge proposta dalla senatrice socialista Lina Merlin mise fine alla prostituzione di stato. Dopo un iter legislativo laborioso e ostacolato da molti, la proposta divenne legge e sancì la chiusura dei bordelli inderogabilmente alla mezzanotte del 20 Settembre 1958. Ben 560 case di tolleranza chiusero in tutto il Paese, lasciando in mezzo alla strada quasi tremila prostitute e fuori la porta un numero imprecisato di clienti. Un aneddoto curioso racconta come quel giorno molti si recassero presso il bordello preferito per un’ultima notte d’amore ma andarono in bianco perché, per un errore di interpretazione della legge, le case chiusero i battenti a mezzanotte del giorno precedente.

Tratto da "Roma Perduta e Dimenticata", Newton & Compton 2012

Claudio Colaiacolo Twitter @ilgirodiroma501

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