Quello che i politici non sanno della scuola
Piove, Governo Ladro. Ma se piovono Governi, è la scuola che comincia per prima ad aprire gli ombrelli. Perché sa che il nuovo Ministro della Pubblica Istruzione, giovane o vecchio, capace o incompetente, di destra o di sinistra, proverà a smontare, pezzo per pezzo, quanto fatto dal suo predecessore. E' un classico. La sindrome dell' "altro giro, altra corsa", non risparmia quasi nessun ministro.
La verità è che si fa un gran parlare di scuola, sapendone poco o nulla. O non avendo mai messo piede in un' aula. Ogni ministro, appena insediato, pensa subito a cambiare lo status quo, (che poi sembra più un motus che uno status, vista la repentinità delle modifiche in corso!), senza tenere conto di quanto sia faticoso per la scuola tutta adeguarsi, nei tempi ristretti che le vengono concessi, ai cambiamenti dettati dai ritmi schizofrenici della politica.
Arrivano a viale Trastevere, prendono possesso della scrivania e, voilà, d'incanto, accendono le luci dei riflettori su questi poveri e sfigati prof italiani che sono i meno pagati di Europa, e addirittura dell'intero comparto della Pubblica Amministrazione. O ricordano a migliaia di orecchie ed occhi rassegnati che il contratto degli insegnanti è bloccato da anni e .....bla bla bla bla..
Ma siccome tutti sanno che le coperture finanziarie per aumentarci le retribuzioni non ci sono e mai ci saranno (c'è poco da inventarsi per un esercito di quasi 750.000 dipendenti), tirano fuori la storia dello stipendio equiparato al merito e delle valutazioni ad hoc affidate a chissà quale fantomatica commissione di dotti medici e sapienti. Per i quali non fatico a rispolverare il detto latino "Quis custodiet custodes?"
E poiché la politica la faccio anche io e l'anello al naso ancora non lo indosso, una domandina (forse maligna ma pertinente) me e ve la pongo: "Ma i parlamentari della Repubblica profumatamente pagati dai contribuenti, quale commissione li valuta durante il loro mandato? chi stabilisce che i 12.000 euro netti intascati ogni mese siano soldi meritati sulla base dell'effettivo lavoro svolto?
"Il voto popolare!" mi potrebbe rispondere qualcuno. Vero! E certo non sarò io, che credo molto nell'arte nobile della politica, a fare della demagogia spiccia. Però faccio fatica a giudicare equo un sistema in cui, sotto lo scudo della democrazia rappresentativa, si retribuisce un parlamentare anche non laureato e a volte indagato, dieci volte di più di un insegnante laureato, incensurato e che di concorsi ne ha dovuti superare anche più di uno. E che non si sottoponga a nessun controllo l'operato del primo, perché eletto (con il porcellum si fa per dire!) dal popolo sovrano, mentre si vorrebbero commissioni ad hoc per valutare il secondo in itinere. Come se poi un pessimo parlamentare facesse meno danni di un pessimo insegnante! Ma tant'è. E ci tocca pure stare zitti per non essere tacciati di populismo!
E ancora. La politica parla tanto (e fa bene) di sicurezza logistica dei nostri ragazzi e di incentivare l'edilizia scolastica, ma nessuno pensa ad abbassare almeno al 4% l'IVA cui sono soggetti i lavori sulle scuole che oggi ammonta al 22%!
Tradotto in soldoni: due miliardi che suddivisi per l'edilizia scolastica di tutti i Comuni e le Province di Italia diventano circa 200.000 euro di singoli interventi, sarebbero un'ottima cosa se oltre 40.000 euro non andassero sprecati in IVA ! E di questo il premier Renzi, che tanta attenzione ha dedicato alla scuola nelle sue parole e nei suoi programmi, non può non tenere conto per una efficace ed economica azione di Governo.
Ma per sottolineare l'importanza del ruolo morale e civile degli insegnanti e la vacuità di ogni possibile sistema di "valutazione" del loro operato, voglio concludere con un bellissimo pensiero di Calamandrei , chiosato una mia quotidiana esperienza di vita: "I meccanismi della Costituzione -democratica - scrive Calamandrei- sono costruiti per essere adoprati non dal gregge dei sudditi inerti, ma dal popolo dei cittadini responsabili. E trasformare sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può fare".
Certo, non sanno, lorsignori, che quando la porta di quell'aula si chiude dietro di te e resti in quell'angolo di universo con quella platea di anime, puoi dedicare a quelle anime tutto, una parte, o niente di te stesso, ma, alla fine, cosa sei e quanto vali lo sanno solo loro, i tuoi studenti. Che sono i giudici più attenti e severi. Gli unici dai quali vale la pena farsi giudicare. Con buona pace delle commissioni senz'anima di dotti medici e sapienti.