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Patrizia Prestipino

Patrizia Prestipino

A cura di Patrizia Prestipino

Pezzi di vita. Così, come mi vengono

Sono nata e cresciuta a Roma, quartiere Giuliano Dalmata, che ho respirato fin da bambina nella sua storia di esule sofferenza. All’ Eur frequentavo il liceo classico Vivona e proprio in quel consiglio di Istituto ho iniziato le mie battaglie politiche e sociali nelle liste della sinistra. E schiaffi se ne prendono tanti quando, a 16 anni, al suono di Guccini e Lolli, hai una voglia matta di cambiare il mondo, una falce e martello d'oro al collo e frequenti il Liceo più "nero" di Roma. Ma ne ho anche dati. Non solo fisici.

Nonostante avessi una media molto alta di voti, alla maturità sono uscita con 58 e non 60, a causa di una discussione con un orribile e fazioso commissario di italiano che mi accusò di aver dato una versione troppo di "parte" del decadentismo. Ne soffrii talmente tanto che da allora ho giurato a me stessa che, se fossi diventata insegnante, non avrei mai permesso discriminazioni e iniquità a danno degli studenti. E così è stato. Da docente interno e da commissario esterno. Provate a chiederlo ai miei alunni se non vi fidate.

Mia mamma era separata e non volevo gravare sul bilancio di famiglia così mi sono pagata gli studi universitari alla Sapienza con le ripetizioni di latino e di greco: Lettere classiche con indirizzo archeologico e tante campagne massacranti di scavo al foro romano e in Puglia sul monte Gargano. Alla fine mi sono laureata con 110 e lode e subito è iniziata la mia avventura di precaria nei licei di Roma e provincia, che ho girato in lungo e largo da settembre a giugno, senza ferie pagate ed estenuanti ma bellissime sessioni di maturità come commissario di latino e greco. Un flash, il più carino, dei miei esami Domanda: " Mi dici cosa è il prodotto interno lordo?" Risp: "Il peso netto più la tara??"

La mia prima supplenza al liceo Platone, 18 anni loro, 26 io: ricordi indimenticabili. Alcuni di quelli che allora mi lasciavano cuoricini colorati sul parabrezza, oggi mi mandano su fb le foto dei figli. E poi via, una scuola dietro l’altra. Parallelamente proseguiva il mio impegno nelle associazioni animaliste (sono stata dirigente dell’Ente Nazionale Protezione Animali di Roma) e il volontariato al quinto ponte del laurentino 38, dove insegnavo italiano ai figli dei carcerati, meravigliosi ragazzini accomunati da storie di povertà e violenza, con l’obiettivo di portarli al diploma di terza media. Con tre di loro ci sono riuscita e questa resta la soddisfazione più bella della mia vita.

Sentite, a proposito, questa. Una volta mi rubarono l’autoradio vicino alla scuola e, vedendomi costernata, uno dei miei ragazzini mi dice: “prof tranquilla, jela ritrovo io, so chi è stato”. E il giorno dopo, riconsegnandomi orgoglioso la refurtiva, mi dice: “a professorè nun me deve ringrazià…lei m’ha fatto conosce Leopardi ma a me chi altro me la dava ‘sta possibilità?! Guai a chi la tocca!”. Ancora oggi, a ripensarci, mi salgono le lacrime agli occhi

Pezzi di vita. Così, come mi vengono

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