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Martedì, 23 Aprile 2024
Nella Converti

Nella Converti

A cura di Nella Converti

Siamo tutti la periferia di qualcuno

Giardini di Corcolle è Roma e le distanze non sono un alibi: ecco perché non si dovrebbe parlare di periferie come un blocco monolitico

Se qualcuno pensa alle periferie come a un blocco monolitico, si sbaglia di grosso. Sembrerebbero all’apparenza un insieme di territori accomunati da più o meno le stesse caratteristiche, gli stessi disservizi, gli stessi colori. Sono invece, soprattutto a Roma, non un preciso segmento, ma una mappa districata e complessa di storie, bisogni, peculiarità.

In questa mappa, ad esempio, Tor Bella Monaca, viene raccontata come il punto più estremo. È un errore, prima politico, poi narrativo. C’è sempre una periferia più periferia di qualcun’altra. C’è un mondo oltre Tor Bella e quel mondo, che paga il casello per raggiungere il centro della città, si chiama ancora Roma. Per quanto a molti faccia fatica ricordarlo.

Non basteranno queste poche righe a spiegare ad esempio come si vive a Giardini di Corcolle. Ma se possono essere utili ad accendere anche un piccolissimo riflettore su un quartiere troppo spesso dimenticato, non saranno state del tutto inutili.

Io a Giardini di Corcolle ci sono stata diverse volte, e come sempre ho incontrato persone straordinarie che fanno un lavoro enorme per il proprio territorio.  Penso a Danilo Proietti, Presidente dell’associazione “Un mondo nel cuore”, penso ai cittadini impegnati nel comitato di quartiere. Alle battaglie che portano avanti, ai muri che incontrano.

Come quello sull’isola ecologica. I cittadini individuano un’area da bonificare, lontano dal centro abitato. Propongono di fare di quest’area un presidio di legalità. Per darvi delle coordinate, in quest’area fu trovata una delle più  grandi piantagioni di marijuana d’Europa, e ancora oggi se provi a farti un giro da quelle parti, finisci inseguito dai maiali, sotto lo sguardo minaccioso e indagatorio di alcune presenze che non gradiscono visite.

Sento ancora il fiatone per quella corsa fatta fino alla macchina, alcune settimane fa, in preda alla paura, e trovo che non affrontare una situazione del genere sia inaccettabile. E inaccettabile, infatti, è stata la risposta che il Municipio ha dato alle associazioni, votando in Assemblea per insediare altrove l’isola ecologica.

Dove? Molto più vicino al centro abitato, in uno spazio che era destinato ad ospitare il primo e unico centro sportivo di Giardini di Corcolle. Un'occasione persa per restituire ai cittadini del quartiere un terreno abbandonato da un lato, il diritto a poter frequentare una palestra, senza dover andare nei quartieri limitrofi, dall’altro.

Un lungo elenco di cose che non funzionano si aggiungono alla lista: due parchi pubblici lasciati al degrado, continuamente vandalizzati e senza alcuna manutenzione. Un abuso edilizio perpetrato nel tempo che ha prodotto mostri urbani e strade senza marciapiedi, mai regolarizzato o risolto con una diversa riorganizzazione degli spazi e della viabilità.

Una scuola media che doveva essere realizzata con i soldi delle compensazioni TAV. I soldi ci sono, oltre 4 milioni di euro. I terreni ci sono. Eppure della scuola non c’è ancora traccia. E il Municipio invece di stanziare i fondi  per realizzarla ha iniziato un cantiere di ampliamento di una vecchia scuola costruita oltre 50 anni fa che cade a pezzi.

Ma in assoluto una delle più offensive nei confronti dell’intelligenza e della dignità dei cittadini di Giardini di Corcolle è la vicenda della piazza. Piazza Mondavio, la piazza che non c’è.

Quello che sappiamo è che sul sito del Comune c’è un pdf che ne raccoglie il progetto. E pure il nominativo dell’architetto a cui è affidato. Che sono stati stanziati dei fondi all’epoca della giunta Rutelli con il progetto “Cento Piazze”. Stanziati altri ancora, in ultimo 400.000 euro, a prestito, dal Municipio. Ma di questa piazza non c’è traccia alcuna, se non un indirizzo su Google Maps, e la fermata di un capolinea degli autobus, con i pedoni che rischiano di essere investiti.

Piazza è un’altra cosa, piazza non è uno spazio asfaltato. È un luogo, di socialità, di incontro, di partecipazione, e a Giardini di Corcolle una piazza non c’è.

Quello che c’è sono cittadini stanchi di essere umiliati. Che la mattina per andare a lavoro possono scegliere tra il casello dell'autostrada o il traffico impossibile di via Polense, e più di un’ora per raggiungere il centro. Che quando tornano a casa devono fare altri chilometri per andare in una palestra, che la domenica non possono portare i bimbi al parco, che devono stare attenti a non finire nel posto sbagliato, che non sanno dove incontrarsi la sera, se non chiudersi nei pochi locali della zona.

Cittadini disperati, che si prendono cura da soli del proprio quartiere. Lontani dagli occhi, lontani dagli interessi di chi ha governato in questi anni la città.  È arrivato il momento, non più rimandabile, di avvicinare lo sguardo delle istituzioni, incrociando quello dei cittadini, occuparsi di tutta la città. Giardini di Corcolle è Roma e le distanze non sono un alibi.
 

Siamo tutti la periferia di qualcuno

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