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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Lottavo Colle

Lottavo Colle

A cura di Daniele Nalbone

Gli sgomberi uccidono tutto: diritti, persone e arte

Da Roma al Venezuela, la musica non cambia. Quando si chiude con la forza un'esperienza collettiva a perdere siamo tutti noi. Che ci piaccia o no

La questione non è occupare o meno. E nemmeno se questo sia un crimine o meno. Quando si pone la parola fine a qualsiasi forma di esperienza collettiva che ha come obiettivo quello di rivendicare o appropriarsi di un diritto negato, a perdere siamo tutti noi.

Potremmo fare decine di esempi nella storia della Capitale e raccontare diversi luoghi che sono stati svuotati, con la forza, di persone e di idee per tornare a essere quel che erano: semplicemente il nulla. Le cronache di questi giorni hanno raccontato dell'ex Cinema Volturno. Per anni è stato abbandonato. Poi qualcuno, che piaccia o meno, l'ha reso vivo, ha fatto respirare quella sala ammuffita, l'ha riempita di persone e di idee. Poi, però, il diritto di un proprietario qualsiasi di chiudere un cinema e farne una sala Bingo ha prevalso sulla musica, sul teatro, sui dibattiti. 

E' storia. Chiusa qui. Quello che accadrà, ora, non importa. Il fatto è che dove prima c'era il nulla e poi c'era molto, oggi c'è di nuovo niente. Chi ci ha guadagnato? Lo scopriremo. Quel che è certo è chi ci ha perso. Roma.

Potremmo continuare con una serie di esempi cittadini, ma proviamo a guardare oltre. Liberiamoci la mente dai preconcetti di legalità e illegalità sotto i nostri occhi, proviamo a guardare oltre. E allora, per evitare di scendere nel troppo concreto, andiamo a Caracas. Venezuela. Quella che vi racconto è la storia, in breve, della Torre di David. Un'occupazione. Certo. Ma al tempo stesso un'opera d'arte vivente, che respira e vive. Fatta di mura e di persone, di porte più aperte che chiuse e di menti sicuramente spalancate.

Oggi quella che, forse, è stata la più grande occupazione al mondo è stata sgomberata. Sarebbe la solita storia di polizia che entra e famiglie disperate che escono, se non fosse che meno di due anni fa la Torre di David ha vinto il Leone d'Oro per il miglior progetto rappresentante il tema del "Common Ground". A premiare gli occupanti e quelle mura, la giura della Biennale di Venezia

Il motivo? Semplice: la Torre di David, un grattacielo di 28 piani, modernissimo ma incompiuto, è (stato) un perfetto esempio di "abitare collettivo e informale" messo in piedi dall'Urban-Think Tank (Alfredo Brillenbourg, Hubert Klumpner) e Justin McGuirk, ma soprattutto dagli abitanti di Caracas e dalle loro famiglie "che hanno creato una nuova comunità e una casa a partire da un edificio abbandonato e incompiuto".

torre david caracas 7-2

La giuria - si legge nelle motivazioni della premiazione - elogia gli architetti per aver riconosciuto la potenza di questo progetto trasformazionale: una comunità spontanea ha creato una nuova casa e una nuova identitaà occupando Torre David, e lo ha fatto con talento e determinazione. Questa iniziativa può essere intesa come un modello ispiratore che riconosce la forza delle associazioni informali.

LA TORRE DI DAVID - La Torre David o Torre de David è un palazzo modernissimo, ricoperto su tre lati di vetrate a specchio, nel cuore di Caracas: una grande incompiuta di 45 piani. I primi 28, da anni, sono occupati da circa 2500 squatter che hanno eletto la torre come loro casa. Non ci sono bagni, mancano pure i muri e anche le balaustre dei terrazzi, fatte in mattoni, sono un'"accessorio" che è spuntato da poco: questo dopo che piu di qualche inquilino è volato nel vuoto per oltre 20 piani. La costruzione risale al 1990: doveva ospitare appartamenti di lusso, uffici e anche la sede di una delle piu importanti banche del Venezuela con tanto di eliporto. A finanziare la costruzione fu il magnate David Brillembourgh, allevatore di cavalli, uomo d'affari e amico di Hugo Chavez, scomparso per una malattia nel 1993. Allora il governo venezuelano, riporta il New york Times, aveva acquisito tutti i suoi beni ma il palazzo non fu mai completato a causa della crisi economica che colpì lo stato.

DA UN FALLIMENTO ALL'ALTRO - E così, dopo anni di vita, la Torre tornerà a dormire. Chi è il vincitore? Di sicuro non le 1400 famiglie che ci vivevano. Di sicuro non il banchiere David Brillembourg (anche perchè è morto nel 1993) e non i gruppi finanziari Confinanzas e del Banco Metropolitano che negli anni novanta dovevano portarci le loro sedi. E poco conta se il ministro per la Trasformazione Rivoluzionaria di Caracas, Ernesto Villegas, ha spiegato che le prime 77 famiglie sono state trasportate "in modo del tutto volontario" verso case popolari a Cuidad Zamora, nei dintorni della capitale. Lì dentro c'era vita e quella vita era arte. O meglio, era anche arte. Ora tornerà solo ad essere l'ennesimo niente in città. Quale città e che tipo di niente, non fa differenza. Caracas o Roma che sia. 

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