rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024
Lottavo Colle

Lottavo Colle

A cura di Daniele Nalbone

Americà, nun ce fa la Rosellina

Pochi giorni e il progetto dello stadio della Roma vedrà la luce. L'appuntamento, ancora non ufficiale, è per il 26 marzo. Nell'attesa, ecco i timori di chi tifa la squadra ma sogna una città diversa

Ci siamo. Il 26 marzo scopriremo il progetto dello stadio della Roma. Quel giorno la "Newco" guidata da Mark Pannes e che avrà come soci il costruttore Parnasi e addirittura la Nike mostrerà alla città il Colosseum. L'ansia, per chi come me è romano e romanista, è tanta. Il sogno di uno stadio tutto nostro sembra prossimo ad avverarsi. La zona, poi, sarebbe "personalmente" perfetta: Tor di Valle, a pochi passi dal mio quartiere. L'immagine del pranzo da mamma la domenica e poi via, in cinque minuti, a prendere posto in curva Sud. 

Sembra ... Sarebbe ... Troppi condizionali e punti sospensivi e in sospeso in poche righe per non andare oltre. Purtroppo. Qualcosa, più di qualcosa, non torna. Il timore è enorme. Il suo nome, quello più romano di tutti: speculazione immobiliare. Ed ecco la paura delle paure: il sogno che si fa incubo. E una domanda: si può fare uno stadio degno di questo nome senza per forza ingrassare vacche che da decenni pascolano nella Capitale in maniera indisturbata?

Le ultime indiscrezioni parlano di nessuna "casa" intorno allo stadio. Bene, benissimo. Dal Campidoglio trapela un progetto praticamente perfetto e che ben si inserirebbe nel tessuto cittadino. Poi, però, pensi al Tevere che scorre a pochi metri da dove ora c'è l'ippodromo. Pensi a cos'è, ogni giorno, la via Ostiense e al traffico oceanico lungo la via del Mare. Ti chiedi: ma può una metropolitana come la Roma-Lido - che si ferma ogni due per tre - servire lo stadio della Roma? 

E ancora: ma senza case, come trovano il modo di rendere remunerativa l'operazione? Anche qui, aspettiamo il 26 marzo. Ma intanto quello che emerge (cinema, Nike store, Disney store, etc...) non promette nulla di nuovo. Sia ben chiaro: uno stadio aperto 365 giorni all'anno è la conditio sine qua non per competere con le big d'Europa. Ma un conto è uno stadio che offra servizi, un altro un impianto più "centro commerciale" che campo da gioco. Roma non ha bisogno di un altro mostro di cemento dello shopping. Roma ha bisogno di altro. Quel quadrante di città, poi, avrebbe bisogno di meno traffico e più servizi. 

Ed ecco il sospetto: l'area in cui sorgerà lo stadio è quella dell'ippodromo. L'ippodromo era di proprietà di una società che ha ceduto il tutto a Parnasi. Parnasi costruirà il nuovo stadio e il nuovo ippodromo (si dice in zona Pescaccio). Contemporaneamente Parnasi è, da tempo, il "re" del Torrino e di tutta quella nuova colata di cemento che ha circondato il centro commerciale Euroma. Domanda: come farà Parnasi - e di riflesso la Roma - a costruire uno stadio? O meglio, con quali soldi? 

Aspettiamo il 26 marzo e auguriamoci che la presentazione del Colosseum sia ben diversa da quella farsa alla quale ci costrinsero Rosella Sensi, Piero Marrazzo e Gianni Alemanno. Ricordate? "E' tutto fatto". Lo stadio? "Lo costruirà Scarpellini". Dove? "Ma sull'Aurelia, zona Monachina". I collegamenti: "Faremo una metropolitana". Con quali soldi: "Con le case che ci costruiremo intorno". Poi, il nulla. Ora, ci provano gli americani. In bocca al lupo, (As) Roma mia. Speriamo bene, Roma mia.

Si parla di

Americà, nun ce fa la Rosellina

RomaToday è in caricamento