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Venerdì, 19 Aprile 2024
Lottavo Colle

Lottavo Colle

A cura di Daniele Nalbone

Il governo approva il piano casa ... e arresta il leader dei "senza casa"

Sono passati pochi minuti dall'approvazione del decreto legge. In piazza i movimenti per il diritto all'abitare spiegano ai giornalisti perché si oppongono. Finisce la conferenza stampa e la polizia arresta uno degli storici portavoce, Paolo Di Vetta. "Questa è repressione"

Tanti, troppi sono i punti interrogativi di questa vicenda. Difficile anche fare un attacco "giornalistico", le cosiddette 5W (quando, chi, dove, come e perché) perché quanto accaduto oggi in piazza Montecitorio - lo diciamo chiaramente - non è normale e non capiamo a chi convenga. Quindi, non vi diremo subito cosa è successo ma vi racconteremo come si sono svolti i fatti.

A Montecitorio è in corso la votazione sul decreto legge "casa" partorito dal ministro Lupi. Il governo approva. Tra le principali novità, "il bonus mobili svincolato dalle spese sostenute per la ristrutturazione, i 25 milioni per l'Expo, il piano di recupero di alloggi Iacp, Ater e comuni, e la cedolare secca al 10% per canoni concordati in comuni colpiti da calamità".

Dal punto di vista dei "movimenti", però, il piano casa marca Renzi-Lupi nasconde molto di più, in primis "l'addio all'edilizia residenziale pubblica disegnando un’ipotesi di politiche abitative utili solo a far ripartire nuove costruzioni e a produrre nuovi indebitati e ulteriore consumo di suolo". Fino a qui tutto - volendo fare gli equidistanti - "bollabile" come semplice gioco delle parti. Governo e opposizione (sociale). E, come spesso accade, mentre nel palazzo si vota e si approva, fuori si contesta e si fischia.

Il governo approva e i manifestanti indicono una conferenza stampa per spiegare le prossime tappe di mobilitazione. Finito il suo intervento, Paolo Di Vetta dichiara sciolto il presidio e i tanti giornalisti presenti levano le tende insieme ai manifestanti. Ma in quel momento accade qualcosa di strano secondo il modo abituale con cui viene gestito l'ordine pubblico in simili occasioni: le forze dell'ordine anziché restare in disparte per non alimentare ulteriori momenti di tensione entrano in gioco, accerchiano Di Vetta e gli chiedono di seguirlo. Alcuni attivisti lo accompagnano dietro la fila di celere a difesa di Montecitorio. Lì, gli agenti comunicano a Di Vetta che "deve seguirci in caserma per una notifica". Strano ... strano soprattutto considerando che a carico di Di Vetta vige il cosiddetto "obbligo di firma": come ogni giorno deve presentarsi entro le 18 al commissariato per firmare. "Perché non notificargli lì il provvedimento a suo carico" si chiedono gli attivisti. 

Di Vetta risponde che "nessun problema, mezz'ora e sono in questura". "No" ribattono gli agenti, "lei viene via con noi". E così, a manifestazione sciolta, gli attivisti riconvocano il presidio utilizzando tutti i mezzi a disposizione, sms, telefonate e social network. L'effetto della decisione delle forze dell'ordine è far tornare decine di persone in piazza per un secondo presidio, stavolta per chiedere spiegazioni su quella che ormai il tam tam ha definito "repressione".

"La scelta di nuove misure cautelari come i domiciliari" sottolineano gli attivisti "si può leggere solo come una mossa tutta politica e di rappresaglia per la continuità con cui Paolo continua a militare nel movimento per il diritto alla casa". Non solo, l'inusuale decisione di fermare un portavoce al termine di una manifestazione anziché in maniera, come si dice in gergo, differita non può che apparire, agli occhi degli attivisti, come un gesto "intimidatorio con cui combattere il conflitto sociale". Da qui la domanda: cui prodest, a chi conviene, alimentare la tensione fino a questo punto? 

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