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Nel paese dei moratti di Giorgio Meletti

Dal racconto-inchiesta di un incidente sul lavoro il ritratto di una borghesia industriale in declino Nel paese dei moratti di Giorgio Meletti

26 maggio 2009. Mentre a Milano il presidente dell'Inter Massimo Moratti segue con apprensione i capricci dell'allenatore Mourinho e suo fratello Gianmarco tratta un prestito milionario con Banca Intesa, a Sarroch, in Sardegna, Daniele Melis, ventinove anni, Luigi Solinas, ventisette, Bruno Muntoni, cinquantotto, si preparano a entrare in una cisterna per lavori di pulizia e manutenzione. Giornate molto diverse. Ma in un tragico istante diventano una cosa sola. I tre operai lavorano e muoiono alla Saras, la raffineria creata negli anni Sessanta da Angelo Moratti.
Con passione e intelligenza narrativa, Giorgio Meletti attraversa i giorni e le ore in cui si consumano i fatti e racconta gli affari dei Moratti, i dividendi della raffineria (120 milioni di euro all'anno negli ultimi cinque anni), la quotazione in Borsa della Saras a un prezzo così alto da far scattare un'inchiesta giudiziaria, le perdite dell'Inter (circa 150 milioni di euro all'anno). Ma i protagonisti di quelle ore non sono solo i fratelli Moratti. Basta spostare appena un po' l'obiettivo. C'è l'amico di sempre Tronchetti Provera e lo spolpamento di Telecom, Marchionne che promette tranquillità agli operai di Termini Imerese, le grandi banche all'inseguimento dei crac finanziari. L'assenza di Epifani. Tutto concentrato in poche ore, che compongono la fotografia del capitalismo italiano.
La Sardegna come simbolo di una nazione da colonizzare. L'immagine che esce è quella di un'oligarchia asserragliata a difendere i privilegi acquisiti, di un paese vecchio. A pagare sono sempre gli ultimi. I lavoratori e i cittadini prigionieri nella loro terra.

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