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Martedì, 23 Aprile 2024
Le anime di Roma

Le anime di Roma

A cura di Associazione Calipso

Er Grillo del Marchese sempre zompa

Il Marchese del Grillo, tra verità e leggenda

Nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, prima cappella a destra, è seppellito dal 1787 un personaggio particolare: il Marchese Onofrio del Grillo. Immortalato magistralmente nel 1981 da Mario Monicelli, del vero marchese a Roma non c’è solo la sua tomba.

Ma come mai Monicelli ha voluto portare alla ribalta questo personaggio dandogli il volto di quel re della comicità che era Alberto Sordi?
Perché al Marchese del Grillo, quello vero, è certamente sopravvissuta la sua fama: le sue gesta e l’ilarità dei suoi colossali scherzi si diffusero in tutta Roma e furono notevolmente ampliate dalla voce popolare che probabilmente fuse in lui più episodi attribuibili anche ad altri membri della famiglia.

Carattere eccentrico, uomo annoiato dalla piatta situazione che il popolo viveva e dalla rigidità dello sguardo papalino, dissipò in poco tempo l’ingente eredità lasciatagli dallo zio Bernardo e la ricca dote della moglie Faustina Capranica.

Questo era il nobile di Fabriano, arrivato a Roma dopo la morte della madre, per risiedere nella dimora del ricco zio Bernardo che lo fece ammettere alla Corte Pontificia con la carica di Sediario e Guardia nobile, fino a fargli conferire il rango di marchese.

La famiglia Capranica del Grillo risiede tuttora in un sontuoso palazzo settecentesco collegato con un sovrappasso a un'adiacente torre medievale, nel cuore del rione Monti, su quella via che si chiama appunto salita del Grillo.

E nel rione Monti, non dimentichiamolo, abitava anche Mario Monicelli. Probabilmente affascinato dai racconti, creò quel personaggio tutto suo che continua a far ridere anche le generazioni contemporanee. E sì, perché, per quella che è la biografia narrata e il momento storico citato, resta dubbia l'identificazione tra i due “Marchese del Grillo”. Fatto sta che Onofrio, vero o cinematografico, si sia spesso divertito nel tirare qualche brutto scherzo alla povera plebe romana che, essendo nelle condizioni che le spetta, non può ribellarsi alla nobiltà, sottolineando così in maniera particolare la loro condizione d'inferiorità in quanto ignoranti e ridotti in "schiavitù" dal potere clericale.

Insomma, ci sta proprio quel «Me dispiace. Ma io so' io, e voi nun siete un cazzo!», letteralmente presa dal sonetto del Belli scritto nel gennaio 1831, quando il Marchese del Grillo, quello vero, riposava già in pace nella Basilica di San Giovanni dei Fiorentini.

Tanti sono gli aneddoti sul marchese e molti degli scherzi riportati nel film sono simili a quelli tramandati, tra leggenda e verità, nella storia romana. Buontempone, volle inciso sul suo stemma il motto:
«Er grillo del marchese sempre zompa, e chi zompa… allegramente sempre campa» 
garantendosi con esso l’immortalità.

Er Grillo del Marchese sempre zompa

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