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La linea gialla

La linea gialla

A cura di Matteo Scarlino

Virginia Raggi, Federica Angeli e il fallimento del Movimento Cinque Stelle a Roma

OPINIONI - Il rapporto con la base, con le periferie e le sue istanze era la forza del M5s, soprattutto a Roma. Oggi la Raggi affida questo compito alla cronista antimafia

Premessa: contrariamente a quanto qualcuno andrà raccontando, questo articolo non è un attacco a Federica Angeli. La giornalista di Repubblica ha una fama che la precede sulla quale non è nostra intenzione opinare, discutere, avanzare dubbi. I fatti la raccontano meglio di come chiunque possa fare e la sua persona non è minimamente in discussione. Come non è in discussione la legittimità, da parte di un sindaco, di dotarsi di delegati pagati dai romani e dalle loro tasse. Se però il primo cittadino è del Movimento Cinque Stelle, partito con determinati principi, idee e storie, se il delegato in questione è quello alle periferie (con compiti di cui parleremo) e se questa scelta arriva dopo quattro anni e all'alba di una campagna elettorale per cercare la riconferma sulla poltrona di palazzo Senatorio, qualche critica - ci sia consentito - è lecito muoverla. 

Il concetto è semplice e proveremo umilmente ad argomentarlo: la scelta di nominare Federica Angeli a delegato delle periferie della sindaca Raggi rappresenta il fallimento del Movimento Cinque Stelle e dell'amministrazione Raggi. 

Il movimento, diventato partito, voluto da Beppe Grillo, oltre e più delle rivendicazioni anti casta, traeva la propria forza dal radicamento sul territorio, dai meet up, dal riuscire ad ascoltare e a raccogliere i problemi dal basso e a portarli nel palazzo. Insomma, un flusso che, forte dell'organizzazione spontanea di cittadini, è riuscito a convincere tutti di essere in grado di portare le istanze dei cittadini nella stanza dei bottoni.

Se si prende l'ordinanza di nomina di Federica Angeli vi si leggono i compiti che la sindaca affida alla cronista antimafia. Si tratta di 

"attività di interazione con la comunità civica ed il mondo dell’associazionismo, in sinergia e raccordo con tutte le Istituzioni centrali e locali, al fine di dare ulteriore impulso a iniziative di natura trasversale e di forte rilevanza sociale, nonché a contribuire allo sviluppo di nuovi modelli comunicativi nell’ambito delle interrelazioni civico sociali e della corresponsabilità civica".

Non crediamo di sbagliare nel dire che alla Angeli viene affidato un compito che doveva essere degli attivisti, dei meet up, dei rappresentanti sul territorio.

Cosa è successo in questi quattro anni? Sull'intero territorio cittadino Raggi e la sua amministrazione hanno visto disgregarsi quanto costruito negli anni precedenti. Gli attivisti sui territori si contano oggi con il lumicino, i meet up sono disgregati, i rappresentati sui territori una chimera, i gazebo roba da chi l'ha visto. Una disintegrazione che ad oggi mette addirittura in serio dubbio la possibilità di formare le 15 liste del M5s sui municipi da presentare alle prossime elezioni.

Non c'è più insomma quel flusso dalla base, dalla periferia, verso il palazzo. C'è solo il palazzo, all'interno del quale si punta a rimanere non ricostruendo il rapporto con il territorio, non affidandosi alle forze ancora vive, ma scegliendo Federica Angeli, un testimonial, il migliore possibile, quello che magari spiazza l'opposizione che in certe sue anime la voleva addirittura sindaca o parlamentare. Quello stesso testimonial che, negli anni, non ha mai fatto mancare critiche feroci al movimento. 

Un corto circuito che rischia di bruciare ciò che del movimento rimane sui territori. Già, perché se la Angeli sta svolgendo (come richiesto) il lavoro per il quale è pagata 89.000 euro l'anno, portando le istanze dalla periferia nel palazzo, i pochi attivisti storici rimasti sui territori continuano a chiedersi, come ormai fanno da quattro anni: "Ma noi che ci stiamo a fare?" E soprattutto: "Che fine ha fatto il Movimento Cinque Stelle, quello dell'uno vale uno?".

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