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La linea gialla

La linea gialla

A cura di Matteo Scarlino

Le periferie poco credibili dei candidati sindaco

Quattro istantanee per capire l'approccio al tema periferie

Nell'aprile 2016 Guido Bertolaso era candidato a sindaco di Roma e ad un certo punto scelse di trasferirsi a Roma est. Trolley alla mano, salì sul tram e si imbarcò per tre giorni, iniziando la sua corsa alla conquista delle periferie. Bertolaso poi si ritirò, ma quella foto è rimasta nell'immaginario, simbolica dell'idea che certi politici hanno delle periferie di Roma.

Anche quest'anno come ogni campagna elettorale che si rispetti è partita la corsa alle periferie. C'è chi ha iniziato mesi fa, chi da qualche settimana, chi solo ieri. Tutti inseguono il consenso dei quartieri lontani dal centro, consci che è qui che si conquista Roma. Raggi nel 2016 del resto insegna: un autentico cappotto quello inferto dal M5s al resto dei partiti nel VI e nel X municipio, due quartieri diventati roccaforti grilline, dove però il consenso è andato mese dopo mese, anno dopo anno, ad erodersi. Un conto è infatti promettere, un altro è riuscire a cambiare le cose. Neanche il reddito di cittadinanza, proposta di bandiera pentastellata, è riuscito ad arginare l'erosione, fotografata in maniera impietosa alle ultime europee. [QUI I RISULTATI]

Insomma, qui gli elettori vanno conquistati (o riconquistati) ed è per questo che i candidati cercano il proprio spazio, ciascuno con il proprio racconto, la propria narrazione. Tutti partendo dall'assunto che sulle periferie si può dire qualsiasi cosa e il suo contrario, in campagna elettorale soprattutto. Se questo è vero, altrettanto vero è che non tutto e non tutti appaiono credibili.

Proviamo ad osservare l'approccio alle periferie dei candidati con delle istantanee.

Partiamo dalla sindaca Virginia Raggi. Dall'autunno scorso ha assunto Federica Angeli, la cronista antimafia che ha battuto palmo a palmo le periferie, partorendo una serie di progetti, tutti tagliati su una visione: "il problema della periferia è lo spaccio, facciamo qualcosa per non far spacciare più". Diventa così simbolico il quartiere di San Basilio, piazza di spaccio nota a livello nazionale, scelto dalla Raggi per mostrarsi "sindaca delle periferie". Quartiere, San Basilio, dove per quattro anni e mezzo la sindaca non si era mai vista (basta chiedere ai cittadini) e dove oggi si rappresenta e si mostra come la sindaca impegnata per il riscatto, attraverso cantieri più o meno grandi. Meno presente a Tor Bella Monaca, ma la narrazione è sempre la stessa: guerra allo spaccio. Come? Con un autobus scoperto con a bordo artisti impegnati a diffondere stornelli romani: due, tre ore di spettacolo per disturbare lo spaccio. E ancora con 9 immobili su tutta Roma abbandonati e da assegnare agli imprenditori che dovranno dare lavoro ai cittadini del quartiere, per togliere manodopera alla criminalità. E' il progetto "il quartiere ti dà lavoro" [qui tutti i dettagli*]

Gualtieri ha iniziato più di recente, due settimane fa ed ha scelto il Parco di Centocelle per tagliare il nastro della propria campagna per le primarie. Una visita con il locale comitato di quartiere per raccontare i guai di quello spazio da restituire ai cittadini. Il tutto corredato con parole "recovery fund", "pnrr". Ad incorniciare il tutto delle foto con il cielo azzurro a farla da padrone. Una narrazione del "faremo più belle le periferie" restituendole ai cittadini che - questa è la sensazione che ci lascia - invece di avvicinare il candidato alle periferie, lo allontana, confermando l'idea di un Gualtieri e di un partito candidato della "ztl". 

Calenda da mesi batte palmo a palmo i municipi, studiando e prendendo informazioni sui problemi. La sua istantanea sulle periferie  che però più di tutte si staglia in quest'inizio di campagna elettorale è quella del dialogo con Er Faina. Un botta e risposta in romanesco per disegnarsi di borgata, un confronto a distanza in tv e una diretta su twitch. Il tutto per mostrarsi uno come lui, come loro. Una narrazione che sottende l'idea che la periferia è per quelli come Er Faina, che parlano come lui, che pensano come lui e che vogliono quello che vuole lui. 

C'è poi il centrodestra che il candidato ancora non ce l'ha. Salvini però, "animale" politico da campagna elettorale, scalpita. E così ha chiesto ai suoi pretoriani su Roma una periferia in cui mostrarsi. Ha scelto un quartiere sconosciuto, Osa, ed è entrato letteralmente in casa dei cittadini, mostrando i problemi. Una narrazione in linea con il personaggio Salvini, in mezzo alla gente, circondato da cittadini e giornalisti, a mostrare e ad accollarsi i problemi, promettendone la soluzione. 

Chi è più credibile? Chi la racconta giusta? Sembrerà assurdo ma è il più "straniero" dei quattro sopra menzionati, ovvero Salvini. Salvini fa semplicemente il Salvini. Porta il suo format anche a Roma: azzanna i problemi della gente, mostrando la carne viva. Mostra la malattia, fregandosene della cura. Lo fa andando contro i cliché. Ci si aspetterebbe infatti l'equazione periferia uguale Tor Bella Monaca o San Basilio venga cavalcata da lui. E invece...Invece lui Osa, per davvero, scegliendo appunto il quartiere Osa. Raggi invece sembra impegnata ad appagare il proprio pubblico facebook, fatto soprattutto da non romani che individuano la periferia romana in Tor Bella Monaca o San Basilio. Un pubblico suggestionato da Suburra e che lei, con il suo approccio, coccola e fomenta, raccattando like e armando un esercito social pronto a difenderla sempre e comunque.

Gualtieri è un po' come Salvini, è uguale a se stesso, al luogo comune, al candidato elitario del centro storico che le periferie le vorrebbe rendere più belle. La differenza è che lui non mostra la malattia, ma neanche la cura. E' un chirurgo estetico che racconta e mostra il risultato finale, senza parlare della durata dell'operazione né delle sue controindicazioni.

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