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La linea gialla

La linea gialla

A cura di Matteo Scarlino

L'equivoco Virginia Raggi e l'alleanza giallorossa

L'avvocato del popolo e la Regina di Roma insieme. Il primo in campagna elettorale per entrare in Parlamento, la seconda per il bis da sindaca. Ci speravano i sostenitori di Virginia Raggi: per la riconquista delle periferie di Roma Ovest la candidatura di Giuseppe Conte alle suppletive sarebbe stata una manna dal cielo. Non se ne farà nulla invece perché, parola di ex Premier, "devo dedicarmi a tempo pieno alla ripartenza del Movimento",

Parole di facciata. I maligni (ed anche qualche esponente di centrodestra) dicono che dietro alla rinuncia di Conte c'è la presenza a Roma di Virginia Raggi. La sindaca e il suo operato infatti avrebbero messo a rischio la sua elezione. Lo dicono i numeri del sondaggio YouTrend che vedeva il candidato giallorosso appaiato a quello di centrodestra. 

Conte vittima di Virginia Raggi? Probabilmente sì, ma non per forza di cose del suo operato negativo, quanto del suo rappresentare un equivoco per l'alleanza giallorossa. L'avvocato di Volturara Appula si sarebbe trovato nella stessa situazione di Zingaretti candidato sindaco. Avrebbe dovuto cioè correre per farsi eleggere parlamentare a Roma, appoggiando contemporaneamente Virginia Raggi contro il suo ex ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri. Una contraddizione che avrebbe spianato la strada agli attacchi del centrodestra che, con le comunali in corso, avrebbero messo in evidenza la debolezza dell'alleanza giallorossa. Così, proprio come fatto da Zingaretti, Conte ha desistito, preferendo mettere da parte le proprie ambizioni in nome dell'alleanza PD-M5s.

Un'alleanza che a Roma è debole per colpa dell'equivoco Raggi. La sindaca continua a non aprire a possibili accordi al ballottaggio con il PD. Continua a nascondersi dietro la frase "le alleanze si fanno sui programmi", ignorando quella è la linea del partito di Giuseppe Conte che poi sarebbe anche il suo: l'ineludibile alleanza con il PD. La sua auto candidatura ad agosto di un anno fa ha impedito accordi sin dal primo turno e continua evidentemente a costituire materia di imbarazzo. Per tutti, ma non per lei che sull'ambiguità ha costruito il consenso di cui gode tra pentastellati ed ex pentastellati

Un'ambiguità, quella della prima cittadina, figlia del voler tenere insieme le due anime di quel che fu il Movimento Cinque Stelle, quella governista e delle alleanze che governa con Mario Draghi - ingresso nell'esecutivo Draghi di cui la sindaca è stata la primissima sostenitrice - e quella più critica verso il nuovo corso che ha in Di Battista il proprio frontman.

L'uscita di scena di Casaleggio e l'avvio della fase Conte, mettono in qualche modo l'equivoco Raggi di fronte a un bivio: alzare definitivamente un muro nei confronti del PD, di fatto mettendo ancora più in imbarazzo il neo leader del M5s - rendendo difficile la possibilità della presenza dei due uno di fianco all'altro - oppure aprire ad un possibile accordo, ammorbidendo così Conte ma perdendo quella parte di elettorato grillino refrattario alle alleanze con l'odiato PD.

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