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La linea gialla

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A cura di Matteo Scarlino

Le primarie di Roma e il collo di Enrico Letta

A Roma so di giocarmi  l'osso del collo. Parole e musica di Enrico Letta che nelle amministrative della Capitale ha messo molto del suo, facendo sentire più che altrove il suo peso di neo segretario. Ha prima imposto lo stop alla candidatura di Gualtieri alle primarie. Ha quindi provato a spianare la strada a Zingaretti, fallendo però la mediazione con l'alleato grillino e "accontentandosi" alla fine dell'ex ministro dell'economia del governo Conte 2. Ha quindi imposto il candidato unico del PD alle primarie, facendo ritirare Monica Cirinnà. Infine nei municipi ha catapultato dall'alto donne per assecondare l'immagine di un partito attento alla questione delle quote rosa.

Ora, dopo il flop di Torino, il collo di Letta molto probabilmente avverte sinistri dolori. Già, perché il timore del flop dei gazebo romani è forte e gli avvoltoi - alla vigilia travestiti da gufi - non mancano. Carlo Calenda è in tal senso in prima linea. Con lui quelli di Italia Viva. Pronti a speculare anche Virginia Raggi e il M5s. Silenti, almeno sinora, le correnti minoritarie del PD, pronte però a presentare il conto nel caso le cose non andassero come previsto.

Così domenica se l'affluenza alle primarie della Capitale non sarà quella attesa, il collo del segretario dem avrà quantomeno bisogno di un buon osteopata. Quarantamila la soglia fissata dal segretario romano Casu, asticella data dalla sfida del 2016 tra Morassut e Giachetti, vinta da quest'ultimo. Letta, dal canto suo, non fissa soglie e si limita a indicare che questa è un'epoca nuova, post pandemica e in quanto tale imprevedibile. Mani avanti secondo qualcuno, giusta prudenza per altri, scaramanzia per i dem più ottimisti.

Casu ha segnalato anche i nemici verso l'obiettivo 40.000, uno su tutti: il mare e la voglia dei romani di libertà dopo i mesi di zona rossa. Da qui gli appelli alle partenze intelligenti e ai ritorni anticipati dal litorale. Meno penalizzante, secondo Casu, è l'evidente inutilità della consultazione che ha già un vincitore designato: Roberto Gualtieri, candidato unico del PD che è l'azionista di maggioranza della coalizione.

Difficile infatti immaginare una sconfitta di Gualtieri, meno certo invece appare il suo trionfo. Anche qui i numeri possono essere un ottimo termometro per lo stato di salute del collo del segretario. Il peso del partito democratico nella coalizione è tale per cui una percentuale tra il 50 e il 60% sarebbe il minimo sindacale auspicabile. Sopra il 60 si potrebbe parlare a giusta ragione di trionfo e di candidato apprezzato anche oltre il recinto dem. Sotto il 50% invece l'osteopata di Letta sarà costretto agli straordinari.

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