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La linea gialla

La linea gialla

A cura di Matteo Scarlino

Le poderose non decisioni di Giuseppe Conte (e le patate bollenti per regioni e comuni)

EDITORIALE - L'assillo per l'appuntamento con la storia e una comunicazione più elettorale che istituzionale: l'avvocato di Volturara Appula ha deciso di non decidere, lasciando i cittadini soli nella inevitabile convivenza con il virus

Un lockdown più leggero, un allentamento delle restrizioni, poche riaperture e l'indicazione di una road map, valida solo salvo aumento dei contagi. E' una fase 2 che lascia più di una perplessità quella delineata ieri sera dal premier Giuseppe Conte nel corso di 40 minuti di conferenza stampa, diventati, per metà del tempo, il pretesto per esaltare la virtù degli italiani e quelle (presunte) del governo italiano nelle trattativa con l'Europa. Per il resto un elenco di "consentiamo" o "non consentiamo" e tanti interrogativi ancora aperti. E soprattutto la convivenza con il Covid 19 affidata al solo distanziamento sociale e al buon senso dei cittadini.

Il Governo in sostanza ha deciso di non decidere, di aspettare e vedere eventuali ulteriori miglioramenti nei dati dei contagi: solo in quel caso si darà davvero il via alla vera fase 2. Magari prendendosi ulteriori meriti, dopo aver affidato tutte le responsabilità ai singoli cittadini da un lato e a regioni e comuni dall'altro. O dando colpe ai sopracitati nel caso le cose dovessero precipitare.

Non c'è, nella conferenza di ieri del premier Conte, traccia delle azioni del Governo per convivere con il virus. Neanche un cenno sui test a tappeto. L'app Immuni? Dimenticata. Mappature? Neanche per sogno. Nuove regole per le quarantene di nuclei familiari con positivi? Nessuna menzione. Con il virus si convive solo con il distanziamento sociale, solo con l'impegno del singolo cittadino.

Se va male, è colpa sua (o degli enti locali). Se va bene, sarà merito del governo e della sua punta (così si è definito, in maniera autoreferenziale, l'avvocato di Volturara Appula), evidentemente ossessionato da una comunicazione di tipo elettorale e poco avvezzo alla necessità di essere trasparente fino in fondo con i cittadini, come un'istituzione dovrebbe. C'è l'assillo dell'appuntamento con la storia, di fronte alla quale si vuole arrivare con i vestiti puliti, senza ferite, senza cicatrici e con medaglie, autoassegnate, per meriti presunti. Il decreto diventa addirittura un esempio per altri paesi europei ("ci hanno chiesto una copia", fa sapere con orgoglio Conte), senza però che l'affermazione trovi riscontro alcuno.

Così dopo un mese passato a discutere ora di app, ora di test sieriologici e non, ora di cure, Conte, indottrinato da Casalino, ha preferito non sporcarsi le mani, dando il la ad una una lettura diversa della valanga di indiscrezioni date in pasto alla stampa e tramite esse ai social. Si può, crediamo a giusta ragione, dire che si sia trattato di articoli fatti uscire per comprendere la reazione dell'opinione pubblica. L'app Immuni non piace? Viene vissuta come invasione della privacy? Prima la si rende non obbligatoria e poi in conferenza stampa la si fa sparire. Mascherine obbligatorie? Sì, ma sono introvabili. Ok, allora abbassiamone il prezzo e facciamo i vaghi sull'obbligo. 
 
E laddove, non solo con le mascherine, si è stati troppo troppo vaghi, saranno regioni e comuni a colmare i vuoti. A Roma due su tutte le cose che balzano all'occhio: i trasporti e i parchi. Nel primo caso si fa riferimento all'obbligo di mascherine anche solo di stoffa. Nessuna indicazione sul chi dovrà far rispettare il divieto. E ancora: si parla di mezzi a numero ridotto, ma non è chiaro cosa accadrà se tale numero verrà raggiunto: si scenderà dal bus? Si spegnerà il motore? Si salteranno le fermate? E soprattutto, chi si prenderà la responsabilità? Toccherà agli enti locali stabilirlo, con appositi provvedimenti che lasceranno le mani del Premier pulite.

E ancora i parchi: ingressi contingentati sì, ma da chi? E per quali aree? Aree giochi sì, aree giochi no? Anche qui toccherà ai comuni fare la parte dei cattivi, lasciando intatta la poderosa immagine del Premier.  E chi dovrà far rispettare le distanze nei luoghi pubblici? I militari dell'Esercito, polizia e carabinieri che già controllano i il territorio per combattere spaccio e furti, oppure gli agenti della polizia locale, troppo spesso utilizzati come tappabuchi e già sotto organico? In sintesi: no party, no party, no party, ma chi farà il guastafeste?

Sulla scuola poi oltre alla non decisione, si è puntato sull'oblio cosa che fa pensare che nel governo non sia neanche passato per la testa una possibile riapertura. Una poderosa rimozione. Solo a seguito di una domanda infatti Conte ha spiegato che "ragionevolmente si riprenderà a settembre", lasciando l'impressione di una resa totale, di non aver neanche immaginato un'alternativa, ignorando le conseguenze nel breve, ma anche nel lungo, periodo su famiglie e bambini. 

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