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A teatro con Francesca

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A cura di Francesca Ragno

Viandando qui e altrove...racconto di migranti al Parco della Musica

Nella giornata mondiale della poesia, Cosimo Cinieri racconta all'Auditorium Parco della musica le storie dei migranti in Italia e le loro voci nel mondo

Martedì 23 marzo 2010 ore 21.00 a Roma, presso l’Auditorium Parco della Musica-Sala Petrassi, in occasione della Giornata Mondiale della Poesia, con il Patrocinio della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, in coproduzione con Musica per Roma e con la collaborazione di Fondazione Roma - Poesia, e il Patrocinio del Senato della Repubblica, Regione Lazio-Assessorato alla Cultura, Provincia di Roma, Comune di Roma-Assessorato alle Politiche Culturali, “Vagabonda Blu” presenta  Cosimo Cinieri in VIANDANDO QUI E ALTROVE-rapsodia poetica contemporanea di Italiani migranti e di migranti in Italia, ideazione, drammaturgia e regia Irma Immacolata
Palazzo.

La migrazione è oggi argomento quotidiano, vissuto e giudicato nei modi più disparati, ma sempre con la disperante speranza che si possa individuare una soluzione. La poesia dei nostri migranti e dei migranti che arrivando in Italia hanno imparato l'italiano, supera, non nei contenuti ma nel suo essere poesia, le divisioni e invoglia a non chiudersi nei propri recinti, a fare della diversità una ricchezza e ad accettare un mondo in cambiamento con lucida serenità. Il contatto tra variegate creatività genera l'emozione di riconoscersi.

L'emozione porta la conoscenza e serve a conservare la memoria. Viandando presenta una rosa di 22 poeti bilingue che hanno la caratteristica di scrivere nella lingua madre e in quella di adozione: 11 poeti italiani che scrivono e pubblicano in altre nazioni e 11 poeti stranieri che scrivono anche in italiano.

Migranti Italiani: si parte dal dialetto molisano di Giose Rimanelli (Stati Uniti) per approdare all’inglese di Adeodato Piazza Nicolai. I temi ci sono tutti: lo strazio della partenza vissuta come morte per Antonio Aliberti (Argentina), le cui radici sono rimaste nel Mediterraneo e che si porterà sempre dietro quel lui bambino morto in Sicilia all’età di 12 anni; il disagio dell’adattamento al Nuovo Mondo per Rosa Cappiello, operaia tessile a Sydney ma, dopo la pubblicazione dei suoi libri, invitata ad insegnare all’Università; la tenerezza per le figure più vicine: il padre, il compaesano generoso di ‘vino fatto in casa’ (Delia De Santis-Canada); il desiderio d’un impossibile ritorno e il dolore della ‘perduta patria’ di Marco Lucchesi, brasiliano, ma visceralmente legato alla sua terra d’origine. E ancora: il momento dell’abbandono amoroso di Gino Carmine Chiellino (Germania) che vive il proprio corpo come un atlante su cui si possono ‘tracciare mari e continenti’,  o il capodanno di Giancarlo Pizzi (Francia), ‘ospite sempre di altri’; la consolazione di Flaviano Pisanelli (Francia) con la sua preghiera che ‘scioglie un orizzonte’, fino alle ardite sperimentazioni di Philippe Di Meo, emerito professore a Parigi.

Migranti in Italia: docenti, grandi scrittori riconosciuti. Quasi tutti militanti in prima linea: dal rumeno Mihai Mircea Butcovan che si occupa di tossicodipendenze e interculturalità, all’impegno politico, sociale e culturale di Ndjock Ngana (Camerun), rivolto alla conservazione delle culture africane, alla brasiliana Marcia Teophilo, candidata al Nobel, paladina di appassionate campagne per la salvaguardia dell’Amazzonia.



I versi di Butcovan abbracciano un vissuto a volte doloroso: orchestrali in attesa di espulsione, badanti, puttane. Nonostante la disperazione, invece, il cinese Mao Wen trova l’amore e il marocchino Mohamed Khalil Elkhchin incontra l’amata in qualche sogno. Anche la nostalgia è raccontata dal poeta albanese, Gezim Hajdari, attraverso l’amore, che di volta in volta diviene sogno struggente per la donna agognata, tenerezza per la madre che aspetta il ritorno del figlio ricco, passione erotica per la terra lontana. C’è poi la poesia civile: accorata nenia per l’Africa che muore; ma ‘sempre verde (è) l’albero della vita’ di Latif Al Saadi. Il brasiliano Murilo Mendes, poliedrico e visionario sperimentalista, ci regala una ballata dal sapore trecentesco. Molto forte il legame con Roma: ‘il diario romano’ del giapponese Sonu Uchida scritto in delicati haiku, la solitudine del bosniaco Predrag Matvejevic condivisa con le statue di Villa Borghese o l’evocazione di Tincoa, divinità amazzonica, visto ad un semaforo di Ponte Sisto e pregato di prestare le sue ali per raggiungere l’amata.

Due omaggi, per la parte italiana a Rodolfo Wilcock, uno dei più noti poeti argentini, pluripremiato, emigrato nel ’58 e morto in Italia, il cui italiano era paragonato da Roberto Calasso ad ‘una piccola isola tropicale’ e a Predrag Matvejevic, nominato professore di Slavistica a La Sapienza per ‘chiara fama’.   
Questi poeti scrivono senza alcun tramite nella ‘lingua dell’ospitalità’, Jacqueline Risset ha magistralmente tradotto in francese ‘La Divina Commedia’. E’ dagli anni ’90 che si parla di letteratura migrante italofona. La scelta di scrivere in italiano è una condizione nuovissima dal punto di vista interculturale.
Nella scelta si  è stati coadiuvati dal prof. Filippo Bettini, docente di letteratura italiana e presidente dell’Associazione culturale Allegorein, con la collaborazione di Mirna Gvozdenović.

La voce del rapsodo Cosimo Cinieri s'impatta in un rapporto osmotico con i testi che Irma Immacolata Palazzo monta e rismonta con una sapienza teatrale che cancella il formalismo della lettura e permette di offrire al pubblico un ritratto vivo dei poeti, le loro storie, la loro anima.
Impreziosisce la serata la partecipazione del soprano Michiko Hirayama, una vera star, una delle voci più amate dai compositori di musica contemporanea e d'avanguardia che le hanno dedicato più di 100 opere da lei eseguite nei più importanti festival musicali internazionali.

Ideale coprotagonista è un ensemble interraziale di 7 prestigiosi solisti: Gianni Ricchizzi-sitar, Giancarlo Schiaffini-trombone, Mohssen Kasirossafar-zarb, Simonetta Imperiali-daff, Giuseppe Frana-barbat, Roberto Bellatalla-contrabbasso, Sanjay Kansa Banik-tabla. Gli strumenti di diverse parti del mondo creano una musica che risente delle suggestioni delle varie culture, dando origine ad un sound del tutto nuovo. Sui versi d'amore e di passione erotica, un sole altramonto accoglierà Salua con la sua danza del ventre.
Con le immagini proiettate su uno schermo rotondo che diventerà Sole e diventerà Luna si racconterà contestualmente la storia della migrazione degli Italiani verso altri paesi dall’800 in poi e l’immigrazione in Italia degli altri popoli che, negli ultimi anni, affacciandosi sulle sponde dei nostri mari, si sono via via uniti e mescolati a noi nel corso dell’ultimo ventennio.

VIANDANDO QUI E ALTROVE è in programma negli Istituti Italiani di Cultura di Strasburgo, Il Cairo e Tel Aviv per la Settimana della Lingua Italiana 2010.

Viandando qui e altrove...racconto di migranti al Parco della Musica

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