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Giovedì, 25 Aprile 2024
A teatro con Francesca

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A cura di Francesca Ragno

Il Teatro di Natale all’Aventino presenta "Quell’asino e quel bue"

Il Teatro di Natale all’Aventino presenta dal 14 al 18 dicembre "Quell’asino e quel bue", un componimento che attraversa le Sacre Scritture e le pagine più intense della Poesia e del Teatro per arrivare alla sera della Vigilia, è un viaggio pensato per ricostruire i ricordi, le paure e i sogni dell’uomo

Il Teatro di Natale all’Aventino presenta dal 14 al 18 dicembre "Quell’asino e quel bue", un componimento che attraversa le Sacre Scritture e le pagine più intense della Poesia e del Teatro per arrivare alla sera della Vigilia, è un viaggio pensato per ricostruire i ricordi, le paure e i sogni dell’uomo.

Nei giorni vicini alla neve è bello essere come i bambini che prima fanno il gioco, ci credono e lo vivono come vero, anche se Isaia ammonisce: il bue conosce il padrone e l’asino la greppia del padrone; ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende.

È un mistero per scomporre le aspirazioni dell’uomo, le sue assenze, le sue fatiche, le sue ricerche, le sue aspirazioni al trascendente, le sue incursioni nei territori malfidi della scienza e le sue interpretazioni del sociale. È un concerto per persone e personaggi. È un componimento costruito con la poesia di tanti poeti, da Pascoli a Gozzano, da Quasimodo a Pasternak, da Manzoni a Ungaretti, a Blok, a Lorca, a D’Annunzio, con la solennità delle Sacre Scritture, del Corano, con la teatralità di certe laudi romane del XV secolo e con le pagine immortali della commedia e della musica. Pensare, nella sera della Vigilia, al teatro come a un luogo da cui si può ancora contemplare la vita da una distanza giusta, da un posto protetto tutto nostro, dove ancora è possibile una riflessione senza angosce, mentre la neve fiocca, fiocca, fiocca e una zana dondola pian piano.

Magnificat. Fuori è notte. È la Vigilia di Natale. Inizia così, dal cielo in su, Quell’asino e quel bue, la recita a soggetto, una commedia dell’arte, per la grande notte di Betlemme. La messinscena sale sulle colline di cartone del presepio e da lì gli attori guardano le contrade della terra illuminate da strane comete e popolate da gente triste. Il teatro prende in prestito quelle colline per intervenire in una delle stagioni più capricciose e incerte della storia dell’uomo, perché la stella cometa abbia i colori del sogno e della poesia.

Da una parte i passi antichi della Notte Santa, dall’altra Maria e Giuseppe che arrivano a Betlemme per il censimento di Augusto. Cercano un alloggio, ma per loro non c’è posto all’albergo. Gli attori si compongono: i profeti, i saggi, i contrari, i favorevoli, i filosofi e si ricompongono con accenni intensi di quello che accadrà nel pomeriggio di un Venerdì Santo. È una messinscena costruita tra letteratura e palcoscenico: il teatro è il solo posto dove si può ancora giuocare a fare sul serio, dove le persone possono riempire gli spazi di personaggi, di pensieri, di musica, di significati e di simboli.
È teatro per il Natale del 2010!
 

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