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A cura di Flaminia Bolzan

Un documentario dopo trent’anni dalla morte di Simonetta Cesaroni ricostruisce il delitto di Via Poma

In un’estate caldissima di trent’anni fa, a Roma nel quartiere Prati, avveniva un omicidio brutale che ha segnato la storia criminale di questa città e che ancora oggi è avvolto dalla fitta nebbia del dubbio. Era il 7 agosto del 1990 quando l’allora ventenne Simonetta Cesaroni che oggi, 5 novembre, avrebbe compiuto 51 anni, fu trovata morta negli uffici dell'Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù, al civico numero 2 di via Carlo Poma. 

Come dicevamo quello di Simonetta è stato un delitto tanto efferato quanto misterioso, la ragazza infatti venne ritrovata riversa a terra, quasi completamente nuda e con il corpo martoriato da ventinove colpi, inferti probabilmente con l’utilizzo di un tagliacarte. 
Negli anni Duemila, dopo oltre un decennio di indagini, quando le speranze di trovare il colpevole sembravano ormai cedere il passo allo scoramento, il caso è stato riaperto: il fidanzato di Simonetta all'epoca dei fatti, Raniero Busco, divenne un indiziato per il delitto di via Poma. 

Il suo DNA era stato isolato sugli indumenti della vittima e per questo motivo Busco è stato rinviato a giudizio e ha affrontato un processo.
Un percorso giudiziario che ha avuto numerosi colpi di scena e tra i suoi snodi ha visto un iter iniziato con una condanna a 24 anni in primo grado per poi concludersi con la definitiva assoluzione in Cassazione. 

Prima di lui diverse figure sono finite sotto la lente d'ingrandimento degli investigatori e tanti sono stati i momenti drammatici. 
Il primo grande sospettato è stato il portiere del palazzo dove è stata uccisa la giovane, Pietrino Vanacore.  Proprio Vanacore fu arrestato nei giorni successivi al delitto per essere poi scarcerato dal Tribunale del Riesame dopo alcune settimane. Salvatore Volponi, datore di lavoro di Simonetta, è stato a sua volta indagato, ma dopo alcuni mesi la sua posizione è stata archiviata.

Poi le attenzioni si sono spostate su Federico Valle, un coetaneo di Simonetta che frequentava il palazzo di Via Poma per ragioni familiari. Anche lui fu prosciolto da ogni accusa. In tutto questo tempo, tra silenzi e interrogativi sempre nuovi, sono state battute anche piste particolari legate al computer usato dalla Cesaroni in ufficio e al suo ambiente lavorativo.

In occasione del trentennale della scomparsa di Simonetta Cesaroni la Verve Media Company, per Discovery Italia, ha affidato alla scrittura di Antonio Plescia e alla regia di Alessandro Galluzzi il documentario “Via Poma – Un caso irrisolto” che andrà in onda domenica 8 novembre 2020 alle 21.25 sul Canale Nove del digitale terrestre.

Il documentario si occupa di ricostruire le complesse indagini, il processo all'ex fidanzato di Simonetta Cesaroni e l'inaspettato suicidio del portiere Vanacore attraverso numerosi materiali di repertorio e grazie alle testimonianze degli investigatori, degli avvocati e dei cronisti che negli anni hanno seguito il caso.
Sono passati trent’anni e l’assassino di Simonetta resta ancora privo di un volto e di nome.
Sono passati trent’anni e non è stata ancora fatta giustizia. Simonetta però non va dimenticata, mai.

Un documentario dopo trent’anni dalla morte di Simonetta Cesaroni ricostruisce il delitto di Via Poma

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