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Martedì, 16 Aprile 2024
FlaminiaBolzan

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A cura di Flaminia Bolzan

Come cambierà la TV dopo il coronavirus?

La visione della TV, così come molte altre cose, è cambiata drasticamente negli ultimi decenni in relazione ad una disomogeneizzazione dei gusti che, con l'esplosione dell'universo multicanale, hanno iniziato a frammentarsi lungo diverse linee. 

Se dovessimo quindi rispondere alla domanda sul perché ci piace guardare la tv potremmo partire proprio da questa frammentazione che permette di incontrare i gusti di tutti.  Di fatto, facciamo però fatica a trovare una risposta universale e quindi diventa pressochè impossibile anche prevedere con assoluta precisione il successo di uno spettacolo televisivo. 

Esistono infatti diversi livelli su cui possiamo connetterci con uno show e la fortuna di qualunque prodotto dipende da un mix unico di fattori che creano un engagement per il telespettatore.
L’intrattenimento televisivo in qualche modo deve intrecciarsi con il tessuto della nostra società. Diventa una tavola armonica risonante per la nostra cultura popolare.  Ciò significa che la tv “pop” deve non solo navigare con successo nelle acque agitate della diversità del comportamento umano, ma anche farlo contro l'istantanea e continua evoluzione del nostro contesto culturale.
Per capirci meglio, ciò che poteva funzionare bene negli anni sessanta, oggi risulterebbe “vecchio” e totalmente decontestualizzato rispetto ai tempi che viviamo.

Nel testo “The Psychology of Entertainment Media: Blurring the Lines between Entertainment and Persuasion” gli autori esplorano le varie dimensioni della "connessione" televisiva e identificano alcune delle variabili in gioco. Tra le motivazioni principali per cui guardiamo la tv ce ne sono alcune comuni per tutti: migliorare il nostro umore, apprendere qualcosa, aspirare a un posto più elevato nella nostra società e darci argomenti di cui disquisire con gli amici, tuttavia, ognuna di queste risulta troppo generica per fornirci informazioni sufficientemente “dettagliate” sul perché uno spettacolo ha successo mentre un altro fallisce.

Sono moltissime le teorie psicologiche della comunicazione che possiamo utilizzare per la decodifica dei messaggi mediali e la valutazione dell’impatto persuasivo che questi hanno sulla massa, ma la curiosità che in questo momento vorremmo probabilmente soddisfare volge lo sguardo ad un futuro “prossimo”.
Sembrerebbe infatti che, in relazione allo sviluppo di tutto ciò che viaggia sul “web” la televisione “tradizionale” abbia già perso una grande fetta di pubblico che è quella costituita dai giovanissimi ma, quali altri cambiamenti dobbiamo aspettarci? Nelle scorse settimane abbiamo assistito ad una radicale trasformazione di tanti programmi che ci tenevano compagnia sulle reti generaliste perché la struttura di questi formati non garantisce la possibilità del mantenimento di un obbligatorio distanziamento sociale, la formula del “talk show” vede ora la partecipazione degli ospiti connessi da remoto e questo limita chiaramente un’interazione diretta, laddove spesso ci sono problemi di collegamento o una qualità dell’immagine non ottimale. 

Ma cosa potrebbe accadere nell’epoca “post covid-19”? Questo sarà il tema dell’incontro con Marco Salvati, storico autore di tre edizioni del Festival di Sanremo e di numerosi programmi di successo tra cui “Ciao Darwin”, “Chi ha incastrato Peter Pan?” e “Il senso della vita”, che potete seguire in diretta su Instagram mercoledi 15.04.2020 alle ore 18.00 sui profili @marco_salvati e @flaminiabolzan
 

Come cambierà la TV dopo il coronavirus?

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