rotate-mobile
FAQ Rom

FAQ Rom

A cura di Danilo Giannese

Salvini e i rom: più che ruspe, informazione

I responsabili della tragedia di due giorni fa a Roma, nei pressi della metro Battistini, sono criminali. Senza se e senza ma. E meritano, come è giusto che sia, di subire tutte le conseguenze penali previste dalla legge.Eppure un fatto di cronaca gravissimo è stato trasformato in una vera e propria campagna d’odio, ferocissima, nei confronti dei rom. Come se tutti i rom e i sinti d’Italia fossero responsabili di quanto accaduto. Come se davanti a un reato commesso da un vicentino o un messinese ce l’andassimo a prendere con tutti i vicentini o i messinesi. I casi di gravi incidenti stradali con vittime innocenti sono, purtroppo, molto numerosi nel nostro Paese eppure questi non hanno la stessa rilevanza mediatica che sta suscitando il caso Battistini.

Non scendiamo in piazza e non organizziamo fiaccolate in occasione di altri incidenti, come è ovvio che sia. Questo fenomeno si chiama dunque etnicizzazione del reato, si alimenta con i discorsi d’odio da parte dei politici, specie in prossimità di scadenze elettorali (domenica 31 maggio si vota per le regionali) e ha conseguenze pericolosissime per la vita quotidiana delle persone oggetto di tali discorsi.Su tutti, il leader della Lega Nord Matteo Salvini non ha perso tempo e si è avventato sulla vicenda, soffiando sul fuoco dell’ostilità per guadagnarsi ulteriore consenso elettorale.

In questo video, in silenzio, mostrando dei messaggi stampati su dei fogli, alcuni attivisti rom e sinti  rispondono alla retorica stigmatizzante di Salvini.
 

Qui di seguito, l’analisi dei principali discorsi d’odio del leader leghista.
Non vogliono lavorare e integrarsi
Salvini: “Ma i rom rubano tutti?” “Troppi. Ce ne saranno 3 che lavorano non so 5… su 180 mila che sono in Italia” (15 aprile 2015, Matrix, Canale 5).

Oggi nel nostro Paese, sono circa 35 mila i rom e i sinti che vivono nei cosiddetti “campi rom”, 1 su 5 del totale dei circa 170-180 mila rom e sinti presenti in Italia. Tutti gli altri vivono in regolari abitazioni, studiano,lavorano e conducono una vita come quella di ogni altro cittadino, italiano o straniero, residente sul territorio nazionale. Le loro storie, purtroppo, sono poco conosciute, sia perché molto spesso i media prediligono dare spazio a notizie dove rom e sinti sono protagonisti in negativo, sia perché i rom e sinti che conducono una vita “normale” preferiscono restare “mimetizzati” e non rivelare la propria identità.
I “campi rom” non sono pertanto i luoghi dove queste persone vorrebbero vivere “per cultura”, bensì il posto che le istituzioni hanno individuato per relegarvi, su base etnica, tali comunità. Si tratta di luoghi dimarginalizzazione, dove le persone sono di fatto escluse dal tessuto sociale, e che certamente favoriscono anche fenomeni di devianza e criminalità. Questi luoghi, creati e gestiti dalle istituzioni, costano diversi milioni di euro alle casse pubbliche. Nella Capitale, nel solo 2013, per mantenere in vita il “sistema campi” sono stati spesi 24 milioni di euro: un ingente flusso di denaro affidato senza bando pubblico, in maniera diretta, a enti e cooperative per la sola gestione dei “campi”, mentre quasi nulla è stato destinato all’inclusione sociale delle persone e alla prospettiva di una loro fuoriuscita da questi luoghi. Un sistema nel quale è potuta infiltrarsi anche la Mafia Capitale.

Hanno troppi privilegi. Prima gli italiani
Salvini: “Non esiste che ci siano migliaia di queste persone a cui gli italiani pagano luce, acqua, e gas. Non esiste che non paghino l’Imu” (8 aprile 2015, Otto e Mezzo, La7).
“Ci sono tanti toscani magari alluvionati che dicono anch’io vorrei avere una casa per 15 persone con l’affitto pagato e vorrei campare senza fare una mazza dalla mattina alla sera” (1 dicembre 2014, Piazza Pulita, La7).
Vivere in un “campo rom” non è un privilegio; al contrario, è una condanna. Significa subire quotidianamente violazioni dei propri diritti umani, dal diritto all’alloggio al diritto all’istruzione, dal diritto allasalute al diritto al gioco, sino al diritto alla famiglia. I “campi nomadi”, rappresentano da anni un’anomalia tutta italiana (il nostro Paese è l’unico in Europa dove esistono “campi per soli rom” istituzionali) e buona parte di essi rientra nella definizione di “baraccopoli” adottata dalla agenzia delle Nazioni Unite UN Habitat.
Sono spesso delimitati da recinzioni e sistemi di videosorveglianza e di controllo degli ingressi; in molti casi sono collocati al di fuori del tessuto urbano e distanti dai servizi primari, come scuole, ospedali e supermercati; sono spesso caratterizzati da condizioni igienico-sanitarie critiche, sono sovraffollati e si compongono di unità abitative prive di spazi adeguati. Il “campo rom”, inoltre, si configura come luogodiscriminatorio su base etnica, in quanto riservato esclusivamente a persone di “etnia rom”. Per altre categorie di persone in emergenza abitativa nel nostro Paese, infatti, il “campo” rom non è contemplato tra le soluzioni per rispondere alle loro esigenze.
Quanto al “prima gli italiani”, infine, non è da dimenticare che oltre la metà dei rom e dei sinti presenti in Italia sono cittadini italiani, cui si aggiunge una consistente fetta di persone nate e cresciute in Italia, ma prive della cittadinanza italiana, che non hanno neanche mai visitato il Paese di origine dei genitori e che non ne conoscono la lingua.

Hanno solo diritti, diritti. E niente doveri
Salvini: “Mi domando perché quando parlo di rom ci sono sempre diritti, diritti, diritti e i doveri arrivano in sedicesima fila” (1 dicembre 2014, Piazza Pulita, La7).
Quando si parla di diritti dei rom si fa riferimento ai loro diritti umani, quei diritti cioè sanciti per primi dallaDichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, che appartengono a ogni persona al mondo in quanto, appunto, essere umano. I diritti umani dei rom in Italia sono costantemente violati, in particolare, dalla “politica dei campi” che il nostro Paese continua ad attuare nei loro confronti.
Le condizioni al di sotto degli standard che si registrano nei “campi rom” hanno del resto attirato l’attenzione e le condanne da parte di numerosi enti di monitoraggio internazionali ed europei e organizzazioni per la tutela dei diritti umani, dal Comitato per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale delle Nazioni Unite al Consiglio d’Europa, dal Comitato Europeo dei Diritti Sociali alla Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza. Solo pochi mesi fa, per esempio, la Commissione Europea ha richiesto all’Italia informazioni sulle condizioni abitative dei rom nel nostro Paese, paventando l’ipotesi dell’apertura di una procedura d’infrazione: «Dispositivi di alloggio di questo tipo risultano limitare gravemente i diritti fondamentali degli interessati, isolandoli completamente dal mondo circostante e privandoli di adeguate possibilità di occupazione e istruzione», si legge nella lettera della Commissione.

Sfruttano i bambini e non li mandano a scuola
Salvini: “Il diritto umano viene violato da queste persone che sfruttano i bambini e non li mandano a scuola e li usano per accattonare e per fare altro” (22 aprile 2015, Il Fatto Quotidiano).
Sono la segregazione abitativa, l’esclusione sociale e la discriminazione, anche istituzionale, ad avere conseguenze devastanti sulla condizione di vita dei minori rom. Un minore rom che nel nostro Paese vive in un insediamento formale o informale, esposto a situazioni potenzialmente nocive per la salute, avrà unaaspettativa di vita mediamente più bassa di circa 10 anni rispetto al resto della popolazione e avrà un alto rischio di contrarre le cosiddette “patologie da ghetto”, come ansie, fobie e disturbi del sonno e dell’attenzione.
La precarietà e l’inadeguatezza dell’alloggio, inoltre, hanno evidenti conseguenze sul percorso scolastico: in 1 caso su 5 un minore rom in emergenza abitativa non inizierà mai il percorso scolastico e avràprobabilità prossime alle 0 di accedere ad un percorso universitario. Le sue possibilità di poter frequentare lescuole superiori non supereranno l’1%, mentre da maggiorenne avrà 7 possibilità su 10 di sentirsi discriminato a causa della propria etnia.

Salvini: “Perché i tribunali dei minorenni vanno a rompere le palle alle mamme e ai papà italiani se hanno qualche problema e non vanno a casa di questa gente” (10 aprile 2015, Mattino 5, Canale 5).
Secondo la ricerca “Mia madre era rom” dell’Associazione 21 luglio, che ha preso in considerazione i fascicoli relativi a minori rom affrontati dal Tribunale per i Minorenni di Roma tra il 2006 e il 2012, un minore rom, a Roma e nel Lazio, rispetto ad un suo coetaneo non rom, ha 60 volte la probabilità di essere segnalato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni e 50 volte la probabilità che per lui venga aperta una procedura di adottabilità. Di conseguenza, è il dato più emblematico, un bambino rom ha 40 volte la probabilità di essere adottato rispetto a un bambino non rom.

Ruspe nei campi rom. Sgomberarli tutti
Salvini: “Nella nostra Italia non c’è spazio per i campi rom. Nella nostra Italia noi mandiamo una letterina a questi signori dicendo fra tre mesi si sgombera. Organizzati. Fra tre mesi qua arrivano le ruspe. Organizzati. La casa la compri, la affitti, chiedi la casa popolare, fai il mutuo ma non puoi più campare alle spalle degli italiani. Fra tre mesi si sgombera, basta vai a fare il rom da qualche altra parte” (28 febbraio 2015, comizio a Piazza del Popolo, Roma)

È vero: nella nostra Italia non ci dovrebbe esser spazio per i “campi rom”. Per via delle ripetute violazioni dei diritti umani che essi comportano, come già descritto nei precedenti punti. I “campi”, dunque, andrebbero superati, come l’Italia si è del resto già impegnata a fare con il varo, nel febbraio 2012, della Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti. La soluzione per il superamento dei “campi”, tuttavia, non è la ruspa, come propone Matteo Salvini, anche perché terminata l’azione distruttiva delle ruspe uomini, donne e bambini non svanirebbero di certo nel nulla. La soluzione per superare i “campi” e l’assistenzialismo inutile e inefficace risiede invece nel l’attuazione di efficaci percorsi di inclusione socialevolti a favorire la fuoriuscita da tali ghetti etnici di persone in emergenza abitativa. In questo modo, d’altra parte, si eviterebbe di continuare a utilizzare ingenti risorse pubbliche per mantenere in piedi il “sistema campi”, senza che un euro venga destinato all’inclusione sociale dei loro abitanti, ma investito nel reiterare uncircolo vizioso di discriminazione, povertà e marginalizzazione.

Salvini e i rom: più che ruspe, informazione

RomaToday è in caricamento