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Giovedì, 25 Aprile 2024
Dubitando

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A cura di Luigi Di Gregorio

Marino, i partiti e la democrazia

L'atteggiamento del sindaco è la spia, l'indicatore di un problema molto serio. I partiti sono "croce e delizia" delle democrazie

Diciamo la verità, se Ignazio Marino è stato definito – e si è autodefinito volentieri – come il “marziano” della politica lo si deve alla sua naturale vocazione “antipolitica” che altro non è che il rigetto della logica partitocratica per cui tutto ciò che è “pubblico” è deciso (spesso male) dai partiti. Candidare Marino è stata una felice intuizione di Goffredo Bettini, uomo dal fiuto politico indiscutibile, che, vista l’aria che tirava in Italia (non solo a Roma), ha capito che serviva un candidato nuovo, nella forma mentis e nei modi, serviva un candidato a suo modo “grillino”. L’ha trovato in Ignazio Marino e il risultato elettorale è stato indubbiamente molto positivo.

Il problema degli antipolitici et similia, però, è che mentre è facile attrarre consenso cavalcando il dissenso in un paese in cui poche cose vanno bene, è molto difficile governare insieme agli oggetti del proprio dissenso. In altri termini, Marino ha avuto gioco facile a vincere dicendo che avrebbe rigirato come un calzino Roma e le sue logiche di potere tradizionali. Ora però con quelle logiche di potere deve farci i conti, a cominciare dai partiti della sua stessa maggioranza con i quali, infatti, è in guerra permanente. Al punto tale che, dopo l’ultimo vertice, si sono praticamente divisi i compiti: il Sindaco fa le nomine e i partiti si occupano delle scelte politiche in Assemblea Capitolina. Una divisione dei poteri che farebbe impallidire Montesquieu…

Il Sindaco ha ancora sostenitori sulla sua linea. D’altronde in un paese in cui la fiducia nei partiti oscilla tra il 2 e il 4% è facile trovare consenso su posizioni del genere. Il problema però è che il Sindaco non è un monarca assoluto. Se può, nonostante i tanti mal di pancia, imporre le nomine e la linea della Giunta, di sicuro non può prescindere dai partiti sulle materie di competenza dell’Assemblea Capitolina. E lì le frizioni sono state evidenti sin da subito, quando esponenti della maggioranza lamentavano che in Assemblea non arrivava nulla ed era inutile convocarla. Fino ad arrivare a oggi, con la scelta della “divisione dei poteri”: il Sindaco faccia ciò che vuole sul suo campo, i consiglieri faranno lo stesso sul loro. Se non fossero della stessa parte politica sembrerebbe quasi normale tutto ciò… Il problema è che invece, insieme, devono cercare di governare la Capitale d’Italia in condizioni di enorme criticità, se è vero che manca oltre 1 miliardo di euro per il bilancio previsionale 2014.

L’atteggiamento di Marino è la spia, l’indicatore di un problema molto serio. I partiti sono “croce e delizia” delle democrazie. Da un lato sono insostituibili, ogni attore collettivo che compete alle elezioni è di fatto un partito politico, a prescindere da come si autodefinisca: movimento, club, clan, associazione, ecc. Dall’altro, soprattutto in Italia, sono stati l’emblema di logiche di potere corrotte, inique e per di più inefficaci. E per questo ha gioco facile chi li critica in maniera frontale. Ma la domanda di fondo è: posto che sono un attore insostituibile, è possibile governare facendo a meno di loro? In un sultanato forse, in una democrazia no.

Per di più, Ignazio Marino conosce Roma come io conosco Timbuktu e il suo cerchio magico è composto in prevalenza da persone che non solo non hanno esperienze precedenti nell’Amministrazione della Capitale, ma soprattutto non sono di Roma. Su questo i suoi partiti “romani” possono solo aiutarlo. L’alternativa è che continueremo a occuparci dei (finti) Fori Pedonali, cercando sulla cartina dove sia Tor Pignattara e scambiando (come è successo sul profilo Twitter del Sindaco) l’Anello Ferroviario per il Grande Raccordo Anulare.

Dunque, che gli piaccia o meno, il Sindaco deve uscire dal “cerchio magico” e trovare una qualche forma di convivenza con i partiti che lo sostengono. Le ultime mosse, tuttavia, dalla nomina ingloriosa dell’AMA all’incarico di coordinatrice della Giunta affidato ad Alessandra Cattoi (sua storica assistente) fanno pensare il contrario.  Sembra una “guerra di logoramento”, che di questo passo però non avrà vincitori. PD e SEL mi pare l’abbiano compreso, nel cerchio magico decisamente meno…

Marino, i partiti e la democrazia

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