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Dubitando

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A cura di Luigi Di Gregorio

Il poker di Ignazio Marino: fa All-In, ma non ha niente in mano

C’è un momento, durante una partita di poker, in cui capita di essere a corto di fiches e di dover decidere se provare a temporeggiare, inutilmente dato che si è già in perdita, o se tentare il tutto per tutto, puntando tutto ciò che si ha, nella speranza di far paura agli avversari. È la mossa della disperazione. Se scappano tutti, si vince il piatto e si torna a respirare. Se qualcuno “vede” la puntata, molto probabilmente la partita è finita. Male.  

Il Sindaco di Roma mi sembra in quelle condizioni lì. Va all’assemblea del PD di Roma e, sapendo di essere paradossalmente in un territorio avverso (anche se è il suo partito), si gioca tutto, anche per testare le reazioni: “voglio fare il Sindaco fino al 2023!”. Le reazioni non pare siano state delle migliori, a leggere i resoconti giornalistici.

Intanto, sposta caselle strategiche nell’amministrazione per provare a rilanciare la sua immagine: la gestione dei social network di Roma Capitale sembra sia passata dai dipendenti del Dipartimento di Comunicazione istituzionale (a cui il sottoscritto l’aveva attribuita) a un mix di esperti esterni coordinati da un componente dell’ufficio stampa, che peraltro gestisce anche le pagine social di Ignazio Marino. Come dire, Sindaco, politico e amministrazione devono parlare la stessa lingua.

La decisione in sé è legittima, ma anch’essa denota una “mossa della disperazione”. Ed è, a mio avviso, molto rischiosa. Per due ragioni.

Oggi la politica è molto personalizzata. Contano solo i singoli, i leader, mentre i partiti praticamente non esistono più. Se non in quanto “portatori d’acqua” dei leader di turno. Questo però genera un corto-circuito micidiale: il politico deve necessariamente sovraesporsi mediaticamente per essere “percepito”, ma più si espone più rischia di minare la propria credibilità. Tanto più se credibilità, fiducia e gradimento sono già in calo, come avviene nel caso di Ignazio Marino. Detto più brutalmente: se la tua popolarità è in calo, sei costretto a mettere la faccia su più cose, a esporti sempre più. Ma più ti esponi, più rischi di perdere consenso perché il tuo “brand” è già logorato e dunque non emana credibilità e perché non hai né il potere né le risorse per riuscire a dare risposte forti ai problemi della città. È un vicolo cieco, una spirale da cui non si esce, se non si ha il vento in poppa.

La gestione dei social network di Roma Capitale da parte di soggetti “meno istituzionali” e “più politici” rischia di far venir meno il confine sottile tra la comunicazione istituzionale e la propaganda politica. Tutti sappiamo come funzionano i social network e che in un attimo una pagina su Facebook o un account su Twitter possono diventare uno sfogatoio di rabbia, rancore e insulti tra “tifosi” politici. Se finora le pagine social di Roma Capitale non lo sono diventate è perché, a suo tempo, quando personalmente le avviai, feci capire alla Giunta di allora il pericolo sottostante nel passaggio da strumenti di servizio per la cittadinanza a strumenti (in)utili per la bagarre politica.  Se dovesse essere superato questo sottile confine, il rischio è che perderebbe di credibilità non solo il Sindaco, ma l’intera amministrazione. Se cioè non si credesse più nella buona fede o nello spirito di servizio di coloro che ci informano via social media, verrebbe meno del tutto anche la reputazione dell’ente che “parla”. E questo sarebbe doppiamente grave. I Sindaci cambiano, l’ente no. O quanto meno, con tempi e modalità molto diversi. Mi auguro quindi, che il tipo di utilizzo resti lo stesso di prima, orientato più ai cittadini che agli elettori, per intenderci.

Ma allora, vi chiederete, cosa dovrebbe fare un Sindaco per recuperare consenso? Se la logica è quella della necessaria esposizione mediatica, come può evitarla? Domanda legittima. Io però partirei da una considerazione: il mandato dura 5 anni e la memoria degli elettori è molto a breve termine. Fossi in calo di fiducia e di gradimento a inizio mandato non andrei All-In, è troppo presto per farlo. Lo farei negli ultimi mesi. A meno che non ci sia la percezione che questo mandato possa durare molto meno. Sarà questa la spiegazione razionale di queste mosse? Forse il Sindaco che punta al 2023 non arriverà neanche al 2018? Lo scopriremo presto…

Il poker di Ignazio Marino: fa All-In, ma non ha niente in mano

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