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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cose da Pazzi

Cose da Pazzi

A cura di Enrico Pazzi

Rutelli chiama Renzi: "La Prossima Roma c’è", il candidato ancora no

“La prossima Roma” propone un modello civico, cercando di attrarre a sé e contenere le migliori forze di quella che fu l’età dell’oro del Modello Roma. Sta tutta in questa frase la natura dell’evento che si è tenuto ieri nell’auditorium di Roma Eventi. Francesco Rutelli, che già il giorno prima ai microfoni di Roma Chiama 88.100 FM aveva negato una sua candidatura a sindaco di Roma, illustra il suo disegno politico. Scegliere e presentare come candidato a sindaco di Roma un profilo al di fuori del Pd, sostenuto da una coalizione che però non dovrà metterci i simboli di partito. 

Il tema, oltre ai progetti per la prossima Roma, è il nome del candidato. Ma al di là di chi sarà il prescelto, è il metodo a segnare la differenza. Ad oggi nel Pd ci sono due tesi: da un lato Matteo Renzi impegnato in un pressing asfissiante nei confronti del prefetto Gabrielli, che ha le idee chiare su cosa servirebbe a Roma per rinascere, ma che nega un suo coinvolgimento diretto. Dall’altro lato, Rutelli che indica al Premier che un candidato bello e pronto c’è già. E’ Alfio Marchini, che partecipa a “La prossima Roma”, ma preferisce restarsene seduto a seguire l’intervento-intervista di Franco Gabrielli. Ieri il matrimonio non si è fatto. Ma i due papabili erano nella stessa sala. Ma la vera finalità dell’happening per Rutelli era indicare la strada a Matteo Renzi. I capisaldi della strategia rutelliana per vincere a Roma sono chiari: via i simboli di partito sul nome del candidato a sindaco; progetto a trazione civica, con la partecipazione delle rappresentanze di categoria di Roma, con le associazioni e i comitati, specie quelli attivi nelle periferie; la definizione di sei macro-progetti per la Capitale come base per il programma elettorale. 

Questa è, secondo l’ex sindaco, l’unica strada per: cercare di prendere i voti al centro, tra i cattolici e i conservatori liberali, che la volta scorsa non sono andati alle urne, pur di non votare una scheggia impazzita come Ignazio Marino; uscire dal vicolo cieco che vede il Pd Roma schiacciato sul processo di Mafia Capitale; rimontare e vincere a Roma. Un progetto che mira a togliere il terreno sotto ai piedi del Movimento 5 Stelle, unico vero competitor del Pd a Roma. Anche perché a destra Giorgia Meloni non è convinta di potercela fare. Se non vince al primo turno, è difficile che ce la possa fare al ballottaggio. Ragione per cui riprende quota una candidatura a perdere come quella di Francesco Storace. 

A sinistra della sinistra, Sinistra Italiana è destinata a fare testimonianza di folklore, con una candidato improbabile come Stefano Fassina, non certo per le sue indubbie capacità, quanto per la pochezza in termini percentuali di consensi. Per chiudere con un candidato “a sua insaputa”, come l’ex consigliere capitolino Riccardo Magi, che Pippo Civati spinge quasi fosse una provocazione. E con le provocazioni non si vince, né tanto meno si governa. Ieri, al Centro Eventi di Piazza di Spagna, il messaggio era diretto a Renzi. Sia che continui nel suo pressing su Gabrielli, sia che si convinca che Alfio Marchini possa essere il candidato giusto, la macchina è pronta ed è quella di “La Prossima Roma”. 

Il resto sono boutade, orfani in cerca di un nuovo padre putativo, schermaglie e manovre di piccolo cabotaggio, destinate ad essere riassorbite in un univo grande contenitore civico. Anche perché, con il processo di Mafia Capitale che sta andando e andrà in scena lungo tutta la campagna elettorale, il simbolo Pd è una zavorra mortale. E per chiudere, è bene ricordare che “Absens heres non erit”.

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