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Cose da Pazzi

Cose da Pazzi

A cura di Enrico Pazzi

Renzi, Giachetti e la mossa del cavallo

E fu così che Matteo Renzi fece la “mossa del cavallo”. Nel gioco degli scacchi la mossa del cavallo è sì rischiosa ma, laddove vi è una situazione di blocco, è l’unica strategia capace di far uscire chi la pratica dallo stallo. Una mossa perentoria e, quindi, allo stesso tempo coraggiosa e creativa. Il cavallo in questo caso si chiama Roberto Giachetti. A Renzi è bastato lanciare la candidatura di Giachetti a sindaco di Roma, per sparigliare le carte nell’agone politico capitolino. Una bomba a mano lanciata in questo freddo spezzone di inverno romano giusto per scaldare un po’ l’ambiente. 

Una volta di più, Renzi detta la linea non solo a livello nazionale, ma pure romano. Giocoforza, le altre compagini della sinistra oggi devono repentinamente raccogliere le proprie idee e fare le proprie scelte. A sinistra della sinistra, Stefano Fassina continua a dire che vuol ballare da solo, portandosi dietro un bel pezzo di Sel che, per voce del suo leader nazionale Nichi Vendola e di quello romano Paolo Cento, declina l’opzione primarie unitarie con il Pd e si appresta ad appoggiare un proprio candidato. Non sono pochi coloro, tra le fila di Sel Roma, pronti ad una sonora sconfitta alle prossime elezioni amministrative, pur di tornare a fare la sinistra minoritaria di testimonianza. Mentre, chi vorrà inseguire il modello di governo Pd-Sel degli ultimi 15 anni, dovrà quasi sicuramente entrare nel Partito Democratico. Ed è proprio questa una delle maggiori conseguenze della mossa Giachetti di Matteo Renzi: aver rotto un modello che a Roma, così come nel Lazio, ha garantito e garantisce la gestione del governo negli ultimi tre lustri. 

Più fantasiosa l’opzione Ignazio Marino. C’è chi giura che proprio l’ex sindaco potrebbe mettersi alla guida della sinistra, scalzando Stefano Fassina dalla candidatura a sindaco. E’ più probabile, però, che Ignazio Marino stia valutando una propria candidatura alle primarie del Pd. D’altronde, una delle sue caratteristiche distintive, da lui più volte ribadita, è quella di essere stato uno dei padri fondatori del Pd. Oltre al fatto che lui, più di ogni altra cosa, ambisce ad avere un riconoscimento politico della propria esperienza di governo a Roma. In fin dei conti, Matteo Renzi potrebbe riconoscere proprio in occasione delle primarie l’onore delle armi al sindaco Marziano. 

Ad oggi, la questione che tiene banco nel Pd è come rendere credibili le prossime primarie. Da più parti si sente ripetere che Roberto Morassut potrebbe presentarsi a contendere la candidatura a Giachetti. Di massima, il profilo di Morassut sembra fatto su misura per ambire alla candidatura a sindaco di Roma. Ma proprio questo elemento potrebbe rappresentare un problema per la strategia renziana. Chi sta seriamente pensando di candidarsi a queste Primarie dovrà necessariamente confrontarsi con Renzi e capire fino a che punto quest’ultimo è disponibile a che si abbiano delle vere Primarie e non una rappresentazione ad hoc per incoronare il candidato Giachetti. In fondo, un profilo come quello di Morassut potrebbe anche vincerle queste primarie, ma poi? Matteo Renzi continuerebbe a metterci la faccia in campagna elettorale come ha già clamorosamente fatto a favore di Giachetti? E cosa ancora più importante, nel caso in cui un candidato diverso da Giachetti dovesse essere eletto addirittura sindaco, Renzi farebbe lo stesso gioco al massacro perpetrato ai danni di Ignazio Marino, chiudendo i cordoni della borsa e determinando un altro fallimento politico? In definitiva, nessuno merita la fine ingloriosa di Ignazio Marino. E in verità, nemmeno Marino stesso era meritevole di ciò. 

Il punto nodale della faccenda primarie è, quindi, capire quanto Matteo Renzi voglia che queste siano davvero aperte e quanto, invece, voglia che siano una messa in scena, ad uso e consumo del candidato da lui nominato. 

In ultimo, la “mossa del cavallo” avrà comunque un esito favorevole per il Premier e segretario del Pd. Nel caso in cui Giachetti dovesse vincere le Primarie ed anche le elezioni, Matteo Renzi sfilerebbe sotto l’Arco di Trionfo di Roma, avendo capovolto il pronostico tutto a favore del Movimento 5 Stelle. Se, invece, il candidato espresso dalla minoranza Dem dovesse vincere le primarie per poi perdere le elezioni, Matteo Renzi avrebbe un buon pretesto per venire a Roma e mettere a ferro e fuoco il Pd capitolino, che non è mai stato totalmente ligio ai suoi desiderata. Nel caso in cui il candidato della minoranza Dem dovesse invece vincere le elezioni, Matteo Renzi sarà comunque colui che ha garantito il gioco democratico all’interno del Pd. Infine, se Giachetti dovesse vincere le primarie, però poi perdere la corsa al Campidoglio, Renzi potrà sempre dire che non era certo facile vincere dopo la disastrosa esperienza di Ignazio Marino, espressione proprio di quel Pd Roma che gli è stato sempre ostile e di quel modello di governo Pd-Sel che lo stesso Renzi vuole far deflagrare. 

In ogni caso, la “mossa del cavallo” risulterà vincente. Nella speranza, comunque, di non avere un cavallo a sindaco di Roma.

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