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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cose da Pazzi

Cose da Pazzi

A cura di Enrico Pazzi

Marino, un sindaco sempre più "fantoccio"

Da stamane Ignazio Marino è come l’Ultimo Imperatore di Bernardo Bertolucci: “Un sindaco fantoccio”.  Il governo Renzi ha preso il totale controllo dell’amministrazione di Roma. La realtà è che il Capidoglio, di fatto, è stato sin da sempre commissariato dal Governo Renzi. Almeno sin dal momento in cui è stato approvato il “Salva Roma”, il piano di rientro del debito triennale. Sin da allora Ignazio Marino è diventato un sindaco fantoccio. Ma ora il commissariamento è ufficiale.
 
Il ministro degli Interni ha scelto di dare seguito a quanto prescrive l’articolo 143 del Testo unico degli enti locali. Ovvero, la prima fase del processo di “Scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso e similare”. L’amministrazione di Roma sarà paralizzata per almeno 6 mesi, durante i quali una commissione speciale di “investigatori” passerà al setaccio ogni singolo documento dell’amministrazione. Poi, sempre questa task force, provvederà a stilare un rapporto e magari tra sette mesi, il Presidente della Repubblica (quello nuovo, che Renzi sarà stato in grado di eleggere in collaborazione con Silvio Berlusconi), potrà decidere se sciogliere o meno il Comune di Roma. Ma per allora, sappiamo tutti che a Roma si sarà già votato.

Lo stanno dicendo anche i muri: per molto meno, se Roma fosse stato un comune del sud, il Consiglio comunale sarebbe stato sciolto dopo 24 ore dalla bolla mediatica di Mafia Capitale. Ma ancora non si comprende bene se a Roma c’è la Mafia oppure no. A sentire la Procura c’è la “Mafia Capitale”. A sentire Marino, ci sono solo alcune “mele marce che vanno eliminate”. Così come Orfini, il vice-re inviato da Renzi, che dice che a Roma non c’è la Mafia, ma nonostante ciò si commissaria Roma e con essa il Pd .

E si comprende bene perché questi due sostengano, differentemente da quanto affermano i magistrati e le 1.200 pagine di ordinanza, che a Roma la Mafia non c’entra. Perché se fosse davvero Mafia, Ignazio Marino dovrebbe dimettersi due secondi dopo e chiedere anche scusa. Dovrebbe chiedere scusa per i 30mila euro ricevuti per la sua campagna elettorale da Salvatore Buzzi, patron dell’associazione “29 giugno”, nonché bracco operativo del boss Massimo Carminati. Dovrebbe chiedere scusa per essersi fatto fotografare più volte con questo Buzzi, in compagnia del vicesindaco Luigi Nieri. Quel Salvatore Buzzi che Marino, all’indomani della bolla mediatica “Mafia Capitale”, aveva più volte affermato di non aver mai conosciuto. Quel Buzzi al quale Marino voleva devolvere addirittura il suo primo stipendio da Sindaco di Roma. Senza dimenticare, infine, la recente concessione da parte della Giunta Marino, con affitto irrisorio, di una enorme sede sempre all’associazione di Salvatore Buzzi.

Strano caso quello di Roma, un comune che viene commissariato ma la cui Giunta e Consiglio comunale vengono tenuti in vita. Organi oramai inutili durante tutto il primo anno e mezzo di amministrazione. Adesso ufficialmente pletorici e grotteschi, perché sostituiti nella sostanza da una task force che metterà sotto la lente di ingrandimento ogni atto amministrativo pregresso e futuro.

A Roma, come in tutto il Paese, si è sospesa la democrazia, impedendo le elezioni e volendo preservare lo status quo di una classe dirigente scellerata che sopravvive agli eventi grazie all’accordo Renzi-Berlusconi.

Ma adesso, con Mafia Capitale, chiunque avesse avuto un briciolo di dignità politica, si sarebbe dimesso. Chiunque, ma non Marino.
Il sindaco fantoccio.

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