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Cose da Pazzi

Cose da Pazzi

A cura di Enrico Pazzi

Il Movimento 5 Stelle non è nè di destra, nė di sinistra. È solo bugiardo

La questione "destra o sinistra" non ha senso per un Movimento di opinione, dedito per lo più a scandagliare i trend topic sul web, per decidere, di volta in volta, su quale tonalità far risuonare la propria grancassa mediatica.

Le promesse elettorali di Virginia Raggi, ad esempio, sono andate a naufragare contro gli scogli della dura realtà e dell'opportunità politica. Ma anche quando c'è stato margine di scelta, la sindaca ha preferito farsi dettare la linea dai vertici nazionali del Movimento. Ogni qualvolta ha dovuto prendere decisioni dirimenti e cruciali per il destino di Roma, Beppe Grillo è sceso a dettarle la linea. E quando non è sceso lui a Roma, ha inviato i suoi luogotenenti a commissariare Virginia. Il Movimento 5 Stelle ha declassato Roma a mezzo di propaganda elettorale.

La bugia quale cifra di governo. Come nel caso del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle. Era un netto "no" durante la campagna elettorale; è un pasticciato "sì" alla prova dei fatti. Con un progetto che lusinga il costruttore privato, sgravandolo di svariate decine di milioni di interventi di urbanizzazione. Con la sospensione di una consigliera grillina, rea di aver messo in dubbio l’opportunità politica di questa scelta scellerata.

Senza dimenticare la liberalizzazione dei settori economici della Capitale: la vergognosa delibera sul commercio ambulante, che reitera lo scellerato monopolio "Tredicine" e la discesa in campo accanto ai tassisti romani e a sfavore di Uber. Rinnegando in toto l'unica rivoluzione reale della quale questo Paese, così come Roma, ha estrema necessità: la liberalizzazione dei mercati.

Era una promessa quella di rinegoziare con il Governo nazionale il gigantesco debito della Capitale; è rimasta lettera morta ad un anno di governo. La rinegoziazione presentata come unico mezzo per ricavare quelle risorse in più così vitali per ridare impulso a Roma. Ma dinnanzi all’incompetenza della classe politica grillina, ad oggi nulla è stato fatto. Semmai la Giunta Raggi è andata incontro ad una epocale figuraccia, facendosi bocciare il bilancio cittadino dall’Oref.

Era una promessa quella di chiudere il ciclo dei rifiuti. Lettera morta anche questa. Con un piano dei rifiuti che prefigura da qui al 2021 una raccolta differenziata al 70% (senza spiegare che farne del 30% di immondizia non differenziata), avendo nel presente delle premesse che dicono il contrario. Con un Movimento 5 Stelle imprigionato dall’ideologia del “no ai termovalorizzatori ed inceneritori”. Ad oggi rimane il forte puzzo di rifiuti proveniente dal centro Tmb Salaria che appesta l’area tra Villa Spada e Settebagni , oltre ai roghi di materiali tossici in periferia e i rifiuti per le strade, con tutta la fauna che ne deriva.

Sempre Virginia Raggi aveva promesso un sistema di trasporto cittadino all’avanguardia. Ma, oltre a proporre una funivia di dubbia utilità tra Battistini e Casalotti, la Giunta 5 Stelle non è riuscita a partorire altro. Tranne che vantarsi dell’acquisto di una manciata di nuovi autobus, con una determina firmata durante la giunta Marino.

Si scopre che il “Piano per l’inclusione dei Rom” non è che una ridicola goccia nel mare. Riuscendo unicamente a proporre la volontà di utilizzare i fondi strutturali e di investimento europei. Tre milioni e ottocentomila euro destinati a Roma. Solo che Carlo Stasolla, presidente dell’associazione 21 luglio, scoperchia la bufala calcoli alla mano, “Non è vero che verranno superati in due anni i campi di La Barbuta e Monachina. Il piano termina il 30 marzo 2020. Come si legge sul piano operativo, verranno intercettate 60 persone, saranno spesi 3 milioni e 800 mila euro, 345mila euro a famiglia, per una spesa pro-capite di 63mila euro”.

Oggi, vista la mazzata elettorale alle amministrative, l’ennesima svolta, “Fuori i Rom e stop agli immigrati”. Ben consci che dinnanzi al proprio fallimento è necessario aizzare gli animi ed esasperare l’elettorato mettendogli di fronte  un nemico comune. Ma è solo calcolo politico. Un’altra bugia. L’ennesimo cambio di pelle di serpente in vista della nuova stagione.

Altro che il carapace dell'aragosta di Davide Casaleggio.

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