Installazione a loro insaputa. La Barca inadeguata ci scherza su
A Roma capita che atterri un'opera di arte contemporanea alta e larga tre metri davanti al Circo Massimo e che nessuno si chieda perché, compresa l'amministrazione comunale. Leggo dalle pagine della cronaca nazionale del Corriere della Sera che nel mese di novembre un artista italiano ha installato, senza chiedere alcun permesso, la mastodontica opera d'arte proprio davanti al Circo Massimo.
Dopo due mesi è tuttora lì. Il Comune di Roma ha dovuto leggere una nota stampa di un sito web di arte contemporanea per sapere dell'installazione, a cui ha fatto seguito un servizio del Tg5. L'assessore alla cultura di Roma, Flavia Barca (sorella di quel genio che ha sdoganato il "catoblepismo") ha dato piena dimostrazione di "paraculaggine", come si dice a Roma. Difatti, dinnanzi a tanta incuria da parte dell'amministrazione capitolina, ha affermato candidamente che "È vero, non c'è stato alcun controllo proprio perché non c'è stato un avvio formale di nessuna richiesta. Perché nessuno se n'è accorto? Forse perché Roma è una città straordinariamente ricca di arte e cultura e può capitare di passare di fronte a un'opera senza chiedersi il perché della collocazione. Vorrei cogliere l'aspetto positivo della provocazione che è in qualche modo una forma di street art".
Personalmente, invece, io vorrei cogliere la dabbenaggine di questa affermazione. Di fatti, sempre dalle pagine del Corriere, si viene a sapere che nessuno si è chiesto alcunché anche durante i sopralluoghi effettuati nell'area del Circo Massimo prima del concerto di Capodanno. Come a dire che, se all'interno della mega opera d'arte ci fosse stata una carica di tritolo con un comando remoto, nessuno ci avrebbe fatto caso. E figurarsi le affermazioni dell'assessore dinanzi ad un eventuale strage di romani proprio durante il mega concerto di fine anno. Faccio altresì presente all'assessore naïf che, di massima, coloro che si ingegnano a creare panico, non chiedono certo l'autorizzazione preventiva all'amministrazione capitolina.
Questo incidente, che Flavia Barca derubrica a simpatica provocazione, mostra una volta di più come Roma sia una città insicura, proprio in virtù delle disfunzioni della propria amministrazione. Il sindaco Marino prenda nota dell'accaduto, si scusi con i cittadini e ponga in essere misure tali che permettano di monitorare il territorio. Inoltre, impedisca a Flavia Barca di rilasciare affermazioni che mettono a dura prova la già infinita pazienza dei cittadini. Ci si augura che in futuro l'amministrazione capitolina sia in grado di individuare installazioni abusive di tre metri per tre nei luoghi sensibili della Capitale. Oltre a perseguire l'artista che tanta simpatia fa alla Barca.
Negli USA il simpatico misconosciuto avrebbe pagato a caro prezzo la sua goliardica iniziativa. E qualcuno si sarebbe dimesso. Ma si sa, l'Italia è una Repubblica delle banane e Roma è la sua capitale. Al contrario, caro sindaco Marino, si avrebbe la netta sensazione di essere amministrati da un gruppo di simpatici ed allegri dilettanti allo sbaraglio. Per non dire "cazzari", non volendo urtare la sensibilità artistica dell'assessore Barca.