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Sabato, 20 Aprile 2024
Cose da Pazzi

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A cura di Enrico Pazzi

" Cronache locali, cronache marziane, sceneggiature per lungometraggi nel cassetto. Il mantra è ""ci sono diversi punti di vista ma la verità è una sola"", con buona pace del Pensiero debole. "

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Il no di Virginia Raggi e l'opposizione di governo

L’altra metà dell’operazione però, se vuole evitare il suo default politico, è quella di proporre un progetto alternativo

La sindaca Virginia Raggi scioglie la sua riserva sulla candidatura di Roma ad ospitare le Olimpiadi del 2024 e dichiara in conferenza stampa la sua contrarietà.  Il Movimento 5 Stelle e la sindaca Raggi finalmente fanno un atto politico. Discutibile, ma legittimo. Una scelta netta ed univoca di governo. La sindaca sceglie di non puntare sulle Olimpiadi 2024 quale volano per l’economia e il tessuto urbano ed infrastrutturale della Capitale. Sull’onda dello slogan “Le Olimpiadi del mattone”, il Movimento 5 Stelle, nella persona prima di Beppe Grillo e poi di Virginia Raggi, decreta che Roma non ha bisogno delle Olimpiadi. 

Di fatto, si rinuncia a circa 6 miliardi di fondi (tra quelli nazionali e quelli del Cio) che sarebbero stati investiti in nuove strutture sportive, recupero di quelle esistenti, dotazione di una migliore rete viaria e di trasporto urbano. Con tutto l’indotto in termini di occupazione e volume di affari. Una scelta forte, legittima, politica. Ma pur sempre, una scelta discutibile laddove, a fronte di questo rifiuto, non si paventa una strada alternativa. Insomma, la sindaca Raggi e la sua squadra di governo, come e con quali risorse finanziarie intendono promuovere lo sviluppo di Roma? Ad oggi appare difficile anche escogitare valide alternative su come trovare le risorse per finanziare la normale amministrazione della Capitale. E non è immaginabile che vi siano fondi nazionali a sostenere le casse di Roma, se non c’è neanche una possibilità di sviluppo garantita da un volano come potevano essere le Olimpiadi. 

E quindi, quando si dice “Roma ha bisogno di interventi ordinari”, si afferma il nulla. Non è più tempo di elargire soldi a fondo perduto. Così come, è matematicamente impossibile recuperare il gap infrastrutturale della Capitale, senza contare i fondi necessari ai servizi sociali, affermando che le risorse si ricaveranno dai tagli degli sprechi. Con buona pace del vicesindaco Daniele Frongia e del suo bel libro “E io pago”, i risparmi che si ricaverebbero sarebbero ben al di sotto della dotazione finanziaria che serve a Roma per ripartire. E’ matematica, al netto di ogni becero populismo. 

A ben guardare, il gran rifiuto di Virginia Raggi va nel solco di quella lunga e gloriosa tradizione italica dell’opposizione di governo. Ovvero, ricorrere alla politica destruens anche quando si è al governo. Dimenticandosi della parte costruens, per evidenti limiti politici e pratici. Una strategia che vede accomunate forze politiche manchevoli di una vera classe dirigente e di una strategia di governo che, a causa dello sfilacciamento dei partiti tradizionali e di un’arena mediatica tra le più becere che l’Occidente conosca, oggi si trovano a prendere le redini di un qualsivoglia governo. Possiamo dire che Virginia Raggi è a metà dell’opera, avendo negato a Roma la possibilità di ospitare le Olimpiadi. L’altra metà dell’operazione però, se vuole evitare il suo default politico, è quella di proporre un progetto alternativo.  Cosa molto difficile, visto che a quasi tre mesi dalla sua elezione, la squadra di governo capitolina non è ancora al completo. Considerando anche il fatto che una delle sue principali assessore è in una posizione molto scomoda ed imbarazzante. Per non dire della sequela senza precedenti di dimissioni in così poco tempo. 

A dire il vero, il “No” di Virginia Raggi trova terreno fertile tra tutte quelle forze politiche antagoniste che da decenni pasturano in giro per Roma. Non è stato poi così difficile per lei, a livello mediatico, sostenere la sua contrarietà. Tenendo conto dei membri del Comitato Olimpico, Raggi ha avuto gioco facile nel defenestrare le aspirazioni olimpiche della Capitale. Insomma, se nel Movimento 5 Stelle di Roma manca una vera e propria classe dirigente, il Comitato Olimpico ne ha presentata una datata e per nulla innovativa. 

Ma il “No” di Virginia Raggi pone anche un'altra questione: che idea ha il Movimento 5 Stelle del sistema Paese? Raffaele Cantone, presidente dell’Anac – Autorità nazionale anticorruzione – ha espresso un concetto di fondamentale importanza, “Le preoccupazioni della sindaca Raggi sono ingiustificate. Così non saremo mai un Paese normale”. Davvero la rappresentazione del Paese che Raggi e il Movimento 5 Stelle vogliono perseguire è quella di una realtà senza speranza alcuna di riscatto? Davvero la sindaca Raggi crede che se il corpo della Capitale è afflitto da un virus è meglio amputarsi un arto dopo l’altro pur di debellarlo? Così si rischia di governare una Capitale immobile. Un corpaccione infestato su di un letto di ospedale, impossibilitato a muoversi, poiché senza più braccia, né gambe.

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