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Sabato, 9 Dicembre 2023
Cose da Pazzi

Cose da Pazzi

A cura di Enrico Pazzi

Giuseppe Conte sindaco di Roma. Suggestione o realtà?

OPINIONI - Il nome di Conte, per una buona fetta dell’elettorato, sarebbe una garanzia, proprio perché lui è stato a capo del governo che ha trattato quei 209 miliardi con l’Europa. Un eventuale candidato a sindaco più titolato di lui potrebbe essere solo l’ex ministro al Mef Roberto Gualtieri

All’indomani della convocazione di Mario Draghi da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, c’è  - per citare una riuscita metafora di Pierluigi Bersani - un’enorme “mucca nel corridoio” del Centrosinistra ed è Giuseppe Conte. Se Mario Draghi dovesse riuscire a trovare i numeri per un governo – al momento in cui scriviamo non è scontato - questa mucca non si potrebbe far finta di non vederla.

L’ormai ex presidente del Consiglio è stato sino a ieri definito dal segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti "un punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste". Il maggiore ideologo della componente democratica Goffredo Bettini negli ultimi due mesi ha rilasciato almeno un’intervista ogni due giorni ai vari organi di stampa per ribadire che "Conte Ter con patto scritto o si vota a giugno". Ad oggi, sembra davvero improbabile, specie dopo le dichiarazioni del presidente della Repubblica al termine dell’esplorazione del presidente della Camera Roberto Fico, che si voti nell’immediato e le forze politiche in Parlamento stanno trovando la quadra per garantire una larga maggioranza a un governo Draghi. Quindi, sembra improbabile un reincarico a Conte. E quindi, che fare?

Se da un lato i sondaggisti, almeno sino a due settimane fa, accreditavano un eventuale partito di Conte al 15%, già ieri sera a “Porta a Porta” Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, lo quotava al 9% circa. Comprensibile come, quindi, l’appeal di un partito di Conte è inversamente proporzionale al lasso di tempo che passa tra le sue dimissioni e le prossime elezioni, andandosi poco a poco assottigliandosi.

Eppure, se la politica ha una sua linearità, il Partito Democratico adesso non può far finta di nulla. Candidare Giuseppe Conte al Campidoglio oggi è più che altro una suggestione, ma magari, tempo al tempo, potrebbe diventare una opzione concreta, perché risolverebbe parecchie grane nell’alveo del centrosinistra romano, oltre a dare maggiore sostanza a un progetto politico: l’alleanza organica tra Pd e Movimento 5 Stelle, che sino a ieri sembrava la strada segnata dalla volontà del segretario dem.

In primo luogo, risolverebbe la questione di trovare un candidato spendibile che metta d’accordo le diverse anime del “campo largo democratico” – copyright sempre di Goffredo Bettini  - e rimanere "Leali con M5S, senza unirsi", come ebbe a dire, sempre l’ideologo Pd, in una sua intervista rilasciata al Corriere della sera l’ottobre del 2019. Le diverse anime del campo largo andrebbero dalla sinistra più militante a un pezzo di elettorato moderato. Creando un fronte comune contro il candidato della destra sovranista e anti-europeista. Soprattutto perché Roma dovrebbe concretamente beneficiare di una fetta dei fondi del Recovery Fund per realizzare infrastrutture che la avvicinino alle principali capitali europee. E il nome di Conte, per una buona fetta dell’elettorato, sarebbe una garanzia, proprio perché lui è stato a capo del governo che ha trattato quei 209 miliardi con l’Europa. Un eventuale candidato a sindaco più titolato di lui potrebbe essere solo l’ex ministro al Mef Roberto Gualtieri.

In secondo luogo, essendo le elezioni amministrative molto più vicine e certe di quelle politiche, permetterebbe alla coalizione di centrosinistra di godere ancora del grande tasso di consenso che Giuseppe Conte ha suscitato in questo ultimo anno di governo. Consenso che, come ho già scritto, più il tempo passa, più evapora.

In terzo luogo, spariglierebbe il dibattito incentrato sul “big” da candidare. Perché, al netto delle legittime ambizioni di coloro che nel Pd si sono già resi disponibili a candidarsi – magari anche attraverso le primarie – il nome di Conte oggi e sino alle prossime amministrative possiede una grande appeal, tale da poter superare anche, ad esempio, un nome come Carlo Calenda o qualsiasi altro nome che la destra potrebbe mettere in campo, Giorgia Meloni compresa.

In quarto luogo, permetterebbe al Movimento 5 Stelle di poter salvare parte dell’esperienza di governo della Città, senza dover sconfessare in toto questi ultimi cinque anni di amministrazione, magari portando in giunta profili che hanno avuto un ruolo di cerniera tra il mondo pentastellato e le varie anime del centrosinistra. Non è difficile pensare, ad esempio, a figure come l’ex vicesindaco, da poco dimissionato dalla sindaca Virginia Raggi, Luca Bergamo.

In ultimo, una candidatura di Giuseppe Conte a sindaco di Roma darebbe la giusta dimensione a un progetto politico, caoticamente iniziato a Palazzo Chigi, ma fortemente sostenuto da Zingaretti e buona parte della dirigenza dem. Se sono state vere le parole di Zingaretti e Bettini, oltre a quelle di tanti altri esponenti di peso del Pd, Roma rappresenterebbe la giusta dimensione per provare a dare un’altra chance a questa operazione politica.

Altrimenti è stata solo tattica fine a se stessa.  

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