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Cose da Pazzi

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A cura di Enrico Pazzi

Elezioni Roma. Consigli non richiesti a Roberto Giachetti

La campagna elettorale, in vista delle prossime ed imminenti amministrative romane, sta entrando nel vivo. Manca un mese al voto per il primo turno. E’ il momento per dare consigli non richiesti.  Dopo aver elargito consigli non richiesti ai due principali candidati a sindaco di Roma del Centrodestra Giorgia Meloni ed Alfio Marchini, adesso tocca al principale candidato del centrosinistra Roberto Giachetti. A differenza di quanto sta avvenendo nello schieramento di centrodestra, dove sono due i candidati che si stanno realmente contendendo l’accesso al ballottaggio, nel centrosinistra abbiamo una situazione molto più semplificata. Roberto Giachetti è il candidato quasi unico a sinistra, con Stefano Fassina che, nonostante quanto va dichiarando in lungo e in largo, ha la funzione, volente o nolente, di frenare il travaso di voti a favore del Movimento 5 Stelle al primo turno e di drenare il consenso a favore del candidato del Pd, laddove quest’ultimo dovesse arrivare al ballottaggio. Ragione per la quale, in questo post ci occuperemo unicamente di Giachetti. 

Giachetti ha già vinto le Primarie, superando ampiamente l’avversario Roberto Morassut, parlamentare pidino ed ex assessore all’urbanistica dell’era Veltroni. Ma già dal voto per le Primarie si è subito compreso il limite oggettivo di questa candidatura: a nessuno è sfuggito il fatto che è andata al voto la metà degli elettori rispetto a quelle che incoronarono Ignazio Marino. La missione? Recuperare almeno gran parte di coloro che alle scorse elezioni amministrative hanno votato a sinistra. Qualcuno dirà che Giachetti dovrebbe anche pensare a recuperare qualche voto dall’elettorato moderato. Ma a pensarci bene, il preannunciato astensionismo che caratterizzerà questa tornata elettorale potrebbe essere l’elemento su cui Giachetti e i suoi supporter stanno puntando per vincere. Maggiore è l’astensionismo, maggiore è il peso specifico del voto militante di sinistra. 

I punti caratterizzanti della campagna di Roberto Giachetti: essere romano e romanista, riallacciandosi a tutta la letteratura che racconta di cosa vuol dire provarci, nonostante tutto e tutti e nonostante l’arbitro e la malasorte. Il che permette a Giachetti di innestare la sua candidatura nell’immaginifico grandemente popolare di “Grazie Roma” e di Capitan Totti. Ciò gli permette, inoltre, di distanziarsi implicitamente dalla sciarpa bicolore (Lazio/Roma) di Ignazio Marino, che fu  una delle immagini più nefaste del Sindaco Marziano. Così come, Giachetti emana un concetto di estrema onestà intellettuale, dichiarandosi alla luce del sole, con buona pace di quella fetta di elettori (per la verità minoritaria a Roma) laziale. Muoversi in scooter tra le strade della Capitale, tappa dopo tappa, in lungo e in largo per Roma, andando a sostenere i candidati alla presidenza di municipi romani. Ciò gli permette di avere maggiore empatia con i Romani, i quali sanno bene che la retorica della bicicletta in una città come Roma è pura fuffa elettorale. Inoltre, permette a Giachetti di distanziarsi implicitamente ieri da Ignazio Marino, oggi da Virginia Raggi che inaugura improbabili biciclettate. Inoltre, presenziando alle inaugurazioni delle campagne elettorali dei singoli candidati alla presidenza dei municipi, racconta di come il Pd a Roma non è solo lui, ma anche i tanti giovani esponenti che si confrontano e rappresentano il territorio. Imporre il principio della legalità per quanto concerne le candidature in lista, arrivando sino al parossismo dell’esclusione di un’esponente municipale per una querela a mezzo stampa. La rigidità nel tenere dritta la barra della legalità e dell’assenza dei carichi pendenti, a rischio di apparire un’integralista giustizialista, serve a marcare una distanza tra il Pd di Mafia Capitale e il Pd del nuovo corso commissariale e renziano. Mutuando la rigidità di principio dal mondo grillino. Che si tratti di imputazioni più o meno gravi, il candidato deve essere per l’appunto “candido”. 

I consigli non richiesti a Roberto Giachetti.
Meno autoreferenzialità. Una su tutte, il video su Facebook mentre prepara le tagliatelle con zucchine, guanciale e percorino. Simpatica clip per gli addetti ai lavori, per i suoi simpatizzanti spinti, per i membri del suo comitato elettorale. Ininfluente e a tratti fastidiosa per tutti coloro che ad oggi, pur avendo da sempre votato a sinistra, pensano di disertare le urne, magari scottati da Mafia Capitale o/e dall’estromissione forzata di Ignazio Marino. Di fatto, Roma sta vivendo una momento drammatico, dal futuro incerto, e un candidato sindaco che si diletta a farsi un piatto di pasta non sposta nulla ma, semmai, indispone con il suo futile situazionismo (leggasi “situazione costruita”). Raccontare maggiormente chi si è e cosa si è fatto in passato. Roberto Giachetti, a differenza dei suoi avversari, su tutti Raggi, Marchini e Meloni, ha un passato attraente e interessante per il suo elettorato di riferimento. Soprattutto quando Virginia Raggi, uno dei suoi avversari più agguerriti, va in défaillance allorquando si trova dinnanzi ai fantasmi del suo passato. Oltre a ciò, Giachetti ha anche una vena poetica non indifferente e una narrativa a tratti di spessore. Perché non raccontarsi quindi? Perché non raccontare le proprie vicende politiche ed umane vissute nella Roma degli anni passati? Si tratta in fondo di smettere di essere ossessionati dalla sintassi grillina tutta rivolta al presente contingente e, al massimo, al passato prossimo. Mentre il Movimento 5 Stelle non può fare altrimenti, perché ha una storia politicamente recentissima, il Pd e i suoi epigoni, nel bene e nel male, hanno rappresentato e rappresentano un importante pezzo di storia di Roma. In assenza di un racconto che valorizzi il passato, è impossibile progettare e narrare  il futuro, rischiando di rafforzare la convinzione di coloro che pensano che il Pd debba necessariamente provare solo vergogna verso il proprio passato. Si consiglia quindi a Giachetti di trovare la chiave di volta per narrare il passato suo e del suo partito, al fine di poter riuscire a raccontare un futuro “progetto incitativo di vita in comune” con i Romani. Parafrasando il filosofo spagnolo Josè Ortega y Gasset,  "io sono io e la mia circostanza ". Ad oggi per Giachetti c’è poco ”io” e troppa “circostanza”.
 

Elezioni Roma. Consigli non richiesti a Roberto Giachetti

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