La Cutini molla Marino. C'è lo zampino di Alfio Marchini e Sant'Egidio?
La Giunta di Ignazio Marino, dopo la bolla mediatica di Mafia Capitale, perde un altro pezzo. E il paradosso è che le dimissioni dell’assessore “tecnico” Rita Cutini sono molto “politiche”.
Le dimissioni della Cutini pongono un dilemma: proprio l’assessore indicato nelle intercettazioni quale ostacolo all’influenza criminale di Salvatore Buzzi presso la giunta di Marino, in quanto si era opposta alla sostituzione del direttore del V Dipartimento con un altro un po’ più accomodante, si dimette.
La narrazione di Ignazio Marino e dei suoi sodali adesso non regge più. Se si dimette l’assessore “inavvicinabile” da parte di Buzzi, braccio operativo del bosso Massimo Carminati, vuol dire che Ignazio Marino non riesce a trattenere in Giunta neanche quelle figure che si sono opposte a Mafia Capitale. Se ieri, prima di Mafia Capitale, le dimissioni della Cutini erano date per certe, essendo quest’ultima uno dei bersagli preferiti del Pd Roma, adesso queste stesse dimissioni sono un fulmine a ciel sereno. Lei, che avrebbe dovuto cedere il posto all’assessore alla Casa Daniele Ozzimo (poi finito indagato nell’inchiesta Mafia Capitale e dimessosi a sua volta), in virtù del rimpasto chiesto al sindaco Marziano durante la due giorni del teatro Quirino, ha deciso comunque di dimettersi. Nonostante la lusinghiera immagine che le intercettazioni ne hanno restituito all’opinione pubblica.
E adesso? La Cutini si dimette sbattendo la porta. Marino nella giornata di ieri cercava di buttare acqua sul fuoco, diramando una nota stampa con al quale raccontava di come il divorzio fosse stato consensuale. Di rimando, la Cutini ha precisato che di “consensuale” c’è stato davvero ben poco. Tanto da rifiutare qualsiasi ulteriore collaborazione con l’ufficio del sindaco.
Ma perché la Cutini si dimette proprio ora?
E qui arriviamo ad una possibile spiegazione politica. La Cutini, come da più parti scritto e detto, è espressione della Comunità di Sant’Egidio, movimento laicale di ispirazione cristiana cattolica. Sant’Egidio, all’indomani delle ultime elezioni politiche, si era apertamente schierata con Scelta Civica di Mario Monti. Basti solo pensare che Andrea Riccardi, fondatore nel 1968 di Sant’Egidio, era ministro nel governo Monti. Lo stesso Riccardi era nel novero dei possibili candidati alla carica di sindaco di Roma. Opzione poi venuta meno per mero calcolo strategico. Inoltre, Sant’Egidio ha eletto un proprio rappresentante di punta al Senato, proprio tra le fila di Scelta Civica. E’ il senatore Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio e candidato capolista nel Lazio per Scelta Civica, adesso passato con Democrazia Solidale (dopo aver aderito, in meno di un anno, al gruppo parlamentare “Per l’Italia” e aver fondato il partito “Popolari per l’Italia”), dopo il dissolvimento del partito di Mario Monti. Ma c’è un altro elemento.
Molti degli esponenti politici di Scelta Civica e gravitanti intorno a Sant’Egidio, durante le ultime amministrative romane, hanno trovato posto nella Lista civica di Alfio Marchini. Candidati sia nei municipi che al Comune. Quindi? Sant’Egidio potrebbe aver ordinato alla Cutini di dimettersi. E ciò proprio il giorno stesso in cui Alfio Marchini ha reso pubblica la sua intenzione a ricandidarsi a sindaco di Roma. Una mossa che mette in forte difficoltà Ignazio Marino. Specie se la Cutini, conseguentemente alle sue dimissioni afferma, “Erano giorni che, in assenza di un progetto corale, chiaro, a partire dal sociale e dalla solidarietà sull'azione svolta dal mio assessorato nelle difficoltà oggi chiare a tutti per un circolo di connivenze criminali, avevo preso la decisione di lasciare. Ho aspettato l'incontro con il sindaco per valutare se finalmente ci fossero nuove condizioni per rimanere. Ma non le ho ravvisate”. Lei, Rita Cutini, “non le ha ravvisate”. Come a dire, in realtà, anche dopo il clamore sulla stampa di Mafia Capitale, gli arresti e gli assessori e consiglieri del Pd sotto indagine, al Comune non c’è speranza di intraprendere un nuovo corso. Bella mazzata.
A Roma oramai tutti scommettono sulle elezioni nella prossima primavera. E nessuno è disposto a puntare la propria fiche su Marino. Il sindaco fantoccio di un centrosinistra ad uso e consumo del leader Matteo Renzi.
E’ superfluo ricordare che io “ve l’avevo detto”.