Chi salverà il soldato Berlusconi? E pure Renzi
La domanda è d’obbligo: chi salverà il soldato Berlusconi? E chi il soldato Renzi?
Fase critica per il duo “maravilla” delle riforme italiane Renzi-Berlusconi. Per motivi diversi i due si trovano ad affrontare problemi di non poco conto. Berlusconi deve preservare il ruolo di Padre della Patria offertogli da Renzi. I processi incombono e il Presidente del Senato Pietro Grasso ha deciso di far costituire parte civile l’istituzione che presiede nel processo a Napoli sulla compravendita dei senatori durante il governo Prodi. Con tanto di testimone reo confesso. Il clima tutto italiota lo si è respirato durante la votazione non vincolante dell’Ufficio di Presidenza, dove a pesare per il “no” è stato il voto della Lanziolotta di Scelta Civica.
Sulla deriva di Scelta Civica magari ritornerò in un altro articolo. Di fatto Grasso ha messo i puntini sulle “i” e poco importa la imbarazzante intervista rilasciata proprio dalla Lanzilotta a Repubblica. Dall’altra parte c’è Renzi. Qui va fatta una premessa. Più che Renzi, sono da temere i “renziani”. Come ho avuto già modo di scrivere, delineandone una loro classificazione, i “renziani fondamentalmente si dividono in due macro-categorie: i “renziani della prima ora” che hanno beneficiato della discesa o salita in campo di Renzi, ottenendo cariche e ruoli che mai avrebbero ottenuto nel Pd Dalemian-bersaniano, e i “renziani dell’ennesima ora” che, pur essendo stati sino all’altro ieri avversi al Toscano, hanno incassato la ricompensa per averlo appoggiato alle ultime Primarie. Il risultato è che nel Pd tutti si aspettano una ricompensa da Renzi e che, stando così le cose, nessuno ha la lucidità e l’onestà intellettuale necessaria per consigliarlo benevolmente.
Chi vuole il rimpasto, pregustando un’eventuale nomina a ministro, chi invece vuole un passaggio Letta-Renzi, intestando a quest’ultimo un governo non democraticamente eletto. Più che Letta, in realtà, è Renzi ha trovarsi tra due fuochi. Credo lui sappia bene la differenza che c’è tra conquistare il consenso dei piddini militanti e “nominati” e quello dell’elettorato, sia esso tradizionalmente di sinistra o di destra. Renzi si sta giocando il consenso popolare. E intestarsi un governo senza elezioni, con questo Parlamento, potrebbe completare quella cottura a fuoco lento che in molti auspicano. In sintesi, è un suicidio politico. Di massima, abbiamo Letta in calzoni corti che si fa scortare da Napolitano e un Renzi con il giubbino da bullo della Carfagnana che, immobile, non sa che fare. Ragione per cui, ad oggi, all’indomani della costituzione di parte civile del Senato, mentre tutti si chiedono se Renzi si intesterà un governo senza passare dalle urne, lui fa parlare i “renziani”. Tanto c’è sempre tempo per smentirli, secondo la massima di Jannacci, adottata durante questo ultimo ventennio da Berusconi: “Faccio dire una cosa e vediamo l’effetto che fa”. La situazione, dunque, è questa: con il Senato che si costituisce parte civile in un processo che vede imputato Berlusconi, la favoletta delle riforme “necessarie” fatte in virtù di una collaborazione “necessaria” con Berlusconi, viene gravemente minata.
A soffrirne sono sia Renzi che il Cavaliere (non ancora decaduto da questa carica). La domanda è d’obbligo: chi salverà il soldato Berlusconi? E chi il soldato Renzi? Pare non vi siano volontari convincenti. In ultimo, scorrendo la stampa straniera, ci si accorge che queste sono questioni che appassionano relativamente fuori dai confini nazionali. Stando alle statistiche sullo sviluppo del settore terziario (quello dei servizi tanto per intenderci) ci si accorge che, nonostante la media europea stia registrando tassi di sviluppo incoraggianti, l’Italia è desolatamente ultima. Red! Deep red! Ma il duo “maravilla” ha deciso che le riforme fondamentali per il Paese sono la legge elettorale, l’abolizione del Senato e la modifica del Titolo V (non specificando in che misura). Con buona pace di chi continua a non vedere un futuro in Italia.