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Cose da Pazzi

Cose da Pazzi

A cura di Enrico Pazzi

Casamonica a "Porta a Porta", prossima tappa il serial tv

Molti ricorderanno la frase di Bruno Vespa, in piena Tangentopoli, quando nel 1992 affermò “Il mio editore di riferimento è la Democrazia Cristiana”. E guardando allo show di ieri sera a “Porta a Porta”, viene da chiedersi chi sia oggi l’editore di Vespa. 

Fa male pensare alla puntata di ieri di “Porta a Porta”, così come fa male la superficialità di molte delle testate giornalistiche nazionali che trattano l’argomento “Mafia Capitale” e la questione romana. Un’informazione che fonde assieme i Casamonica con il folklore criminale da serie Tv stile “Gomorra”. E verrebbe da pensare se magari in Rai stiano pensando ad un serial Tv oppure ad un reality show sui Casamonica. 

Ieri sera a “Porta a Porta” si è assistito ad un secondo funerale-show dei Casamonica. Mancavano la banda musicale e l’elicottero con i petali, ma l’effetto è stato lo stesso che si è avuto davanti al sagrato della parrocchia Don Bosco. L’arroganza della criminalità impunita che conquista una nuova tribuna dalla quale mostrare la propria potenza. 

Placidamente accomodati sulle poltroncine bianche di “Porta a Porta”, i Casamonica hanno potuto recitare la loro litania, dipingendosi come vittime della malainformazione e oggetto di false accuse. Bruno Vespa, di rimando, ha improvvisato una debole pubblica accusa. Tra un sorrisino e una battuta ironica, il grande assente è stato l’approfondimento che merita una tematica grave e difficile come la criminalità a Roma. Ieri sera è andato in scena uno spettacolo pietoso, ingannevole. 

Per fare un buon servizio (pubblico), se parli di Casamonica, è necessario parlare di un intero quadrante cittadino in mano alla criminalità. Di come esponenti di questa famigerata famiglia rappresentino la bassa manovalanza di organizzazioni criminali ben più strutturate e ramificate a livello non solo cittadino, ma nazionale. Devi invitare a parlare le vittime dei soprusi dei Casamonica. Raccontare quei cittadini costretti a vivere blindati in casa, per paura di rimanere coinvolti in una sparatoria urbana, così come di coloro che vengono pestati a sangue perché si permettono di chiedere il saldo del pagamento a fronte di un’opera prestata, come l’artigiano iraniano Mehdi Dehnavi. Oppure di quei giornalisti, come Federica Angeli, che facendo il proprio lavoro, raccontano la Roma criminale e per questa ragione sono costretti a vivere sotto scorta. E’ necessario parlare di una politica malata che, in virtù della corruzione, ottiene favori e voti da queste organizzazioni criminali, così come di quella buona politica che vi si oppone. 

E’ necessario raccontare un mondo, le molteplici dinamiche che lo muovono, i buoni e i cattivi e coloro che vivono nella terra di mezzo. Cercando di non rendere tutto un vergognoso spettacolo da cabaret di bassa lega. Ma soprattutto, è necessario rifuggire dalla mitizzazione di questi personaggi, che farà pure grandi ascolti, ma ci rende tutti più poveri e meno liberi.

Casamonica a "Porta a Porta", prossima tappa il serial tv

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