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Avvocato del Cittadino

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A cura di Emanuela Astolfi

Alzheimer-RSA: i pazienti tagliati fuori dalla sanità pubblica. Al via ricorso collettivo contro discriminazione

Parte l'attesa azione per chiedere la cessazione del pagamento delle rette e un risarcimento, per tutti uguale, di 1000 euro a partecipante.

RICORSO PER DISCRIMINAZIONE – La legge 67/2006 sancisce il principio di parità di trattamento, secondo cui non può essere praticata alcuna discriminazione in pregiudizio delle persone con disabilità. Ebbene, i malati di Alzheimer, soggetti appunto disabili,  vengono discriminati perché indebitamente tagliati fuori dalla sanità pubblica. Vengono infatti richieste compartecipazioni alle rette per i pazienti degenti in RSA mentre, come stabilito nella clamorosa sentenza n. 14180/2016, ottenuta dai legali di Avvocato del Cittadino- Associazione Astolfi, l’attività prestata in favore di soggetto gravemente affetto da morbo di Alzheimer ricoverato in istituto di cura è qualificabile come attività sanitaria, quindi di competenza del Servizio Sanitario Nazionale, ai sensi dell’art. 30 della legge n. 730 del 1983, secondo cui sono a carico del SSN gli oneri delle attività di rilievo sanitario connesse con quelle socio-assistenziali” non è quindi possibile distinguere tra prestazioni socio-assistenziali e sanitarie e di conseguenza tutti i costi sono totalmente a carico dello Stato.


Avvocato del Cittadino - Associazione Astolfi si fa quindi promotrice di un ricorso collettivo per chiedere al Ministero della Salute:
- la cessazione dell’attività discriminatoria (e che dunque sia il SSn a farsi carico delle spese per le cure in RSA) nei confronti dei malati di Alzheimer;
- un risarcimento in via equitativa di 1000 euro a partecipante.

GLI ADERENTI CHIEDERNANNO DUNQUE DI NON CORRISPONDERE PIU’ LA RETTA ALLA RSA E DI PORLA A CARICO DEL SSN E UN RISARCIMENTO, IN VIA EQUITATIVA, DI 1000 EURO A PARTECIPANTE


I COSTI– Per partecipare il ricorso è necessario iscriversi ad Avvocato del Cittadino e versare la quota associativa di 120 euro.

 
CHI PUO’ PARTECIPARE – i familiari dei malati di Alzheimer di tutta Italia che stanno versando (o hanno versato in passato) alle RSA somme a titolo di compartecipazione alla retta che sono amministratori di sostegno dei pazienti 


ADESIONI APERTE FINO AL 16 SETTEMBRE 2019


DOCUMENTI NECESSARI PER LA PARTECIPAZIONE – Decreto di nomina dell’amministratore di sostegno, autorizzazione al ricovero in RSA  rilasciato dalla Asl competente o certificato di degenza rilasciato da RSA


COME FACCIO A PARTECIPARE – Per partecipare clicca qui . Per informazioni, contattare l’associazione Avvocato del Cittadino tramite il sito www.avvocatodelcittadino.com o al telefono 06.45433408


I RISULTATI FINORA OTTENUTI - Avvocato del Cittadino- Associazione Astolfi ha recentemente ottenuto un'importante sentenza: la Regione Lazio è stata condannata a restituire ad una socia dell’associazione 13.393,44 Euro, ossia la somma che ha versato ad una Residenza Sanitaria Assistenziale per il soggiorno del padre malato di Alzheimer (più gli interessi). Alla donna, era stata indebitamente richiesta la compartecipazione alla retta dovuta per il soggiorno del genitore nella struttura di cura anche se la giurisprudenza ha evidenziato che per l'Alzheimer non è possibile distinguere tra prestazioni socio-assistenziali e sanitarie e di conseguenza tutti i costi sono totalmente a carico dello Stato.
A seguito della diffusione del clamoroso risultato ottenuto, Avvocato del Cittadino ha ricevuto centinaia di richieste di aiuto. L’associazione ha quindi organizzato due iniziative: una diffida collettiva per gli utenti del Lazio, per rappresentare alla Regione lo stato di bisogno in cui versano le famiglie costrette a pagare fino a 1.900 euro mensili per la degenza dei famigliari malati di Alzheimer, e dei procedimenti giudiziari singoli per il recupero delle somme corrisposte alle strutture di cura e la richiesta di porre a carico dell’amministrazione pubblica le spese relative alle cure.

Alzheimer-RSA: i pazienti tagliati fuori dalla sanità pubblica. Al via ricorso collettivo contro discriminazione

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