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Venerdì, 19 Aprile 2024
Abitare Roma: le parole per dirlo

Abitare Roma: le parole per dirlo

A cura di Antonello Sotgia

Rigenerazione urbana, Zingaretti fa una legge e parte in tour elettorale

Succede alla regione Lazio. Corre l’anno 2013. Tra i suoi primi atti la nuova amministrazione targata Zingaretti affida a una commissione di esperti la redazione di una nuova legge urbanistica regionale. Il compito non è facile. Si tratta di tirare fuori da un ginepraio legislativo, che ha sommato atti uno sull’altro non sempre concordanti per 45 anni, un testo unico. È un lavoro assolutamente necessario.

Un analogo tentativo precedentemente promosso dalla presidenza Storace (2000) è abortito. La legge in vigore la «leggendaria 38» mai amata neppure dal centrosinistra che l’aveva votata al tempo della giunta Badaloni, rimaneggiata in più parti e in più occasioni, non riesce infatti a tener dietro alla complessità delle trasformazioni che investono città e territorio. 

Il Piano urbanistico territoriale regionale, adottato da più di 10 anni ed «osservato» con oltre 20.000 richieste di modifica da amministrazioni comunali e cittadini, ancora non è stato mai portato all’approvazione del Consiglio regionale. Molte decisioni relative al governo del territorio sono state e continuano così ad essere indirizzate e prese grazie ad interventi in deroga.  

Oggi che l’attuale legislatura, si avvia alla propria naturale conclusione, i ben informati dicono che la commissione incaricata della redazione della legge urbanistica in questione ha da tempo ormai finito il proprio lavoro. Quel testo tuttavia, ancora nei cassetti del palazzo della Pisana, molto difficilmente potrà trasformarsi, continuano così gli stessi informati, in legge prima della chiusura dell’attività del consiglio. 
 
Al suo posto, siamo nel luglio di quest’anno, arriva una sua anticipazione: la legge regionale numero 17 che fissa le «disposizioni per la rigenerazione urbana e per il recupero edilizio». Nasce con il compito di di superare il cosiddetto Piano Casa. Lanciato nazionalmente nel 2009 dall’allora premier Silvio Berlusconi, quel dispositivo recepito in declinazione regionale da un disciplinare, i cui articoli si aprivano con il mantra: «In deroga alle previsioni degli strumenti urbanistici ed edilizi comunali vigenti o adottati», è stato via via attualizzato da tutti i governatori del Lazio (Zingaretti compreso) venuti dopo Piero Marrazzo. 

Di che parla ora questa legge che secondo il governatore Zingaretti «intende farla finita nel Lazio con la stagione delle deroghe alla pianificazione urbanistica»? La legge fissa le modalità per «costruire nel costruito» ovvero: utilizzare il tanto che è stato realizzato e conseguentemente limitare il consumo di territorio. 

Una legge che ha come compito quindi quello di far riposare la terra, non potrebbe essere diversamente, si è data un articolato complesso. Complesso infatti, ed è questo è un eufemismo, è stato il modo con cui sono state costruite le nostre città e molte volte disinvoltamente usato il territorio. A Roma. Non solo a Roma. 

Andando a vedere si scopre che c’è da mettere mano a programmi in ambiti individuati dai singoli comuni, riqualificare tessuti edilizi con incremento di cubatura, permettere sempre ai comuni di recepire nei propri strumenti urbanistici specifiche norme in materia di cambi di destinazione degli immobili, miglioramento sismico ed efficienza energetica, l’obbligo da parte della regione di dotarsi del Piano Agricolo Regionale (PAR) e una serie di dispositivi attuativi per poter realizzare tutto questo.

È a questo punto che la questione si fa ancora più complicata. Giovedì 26 ottobre Presidente e Assessore all’Urbanistica nell’elegante cornice dell’Auditorium di via Manzoni (Collegio S. Maria) hanno convocato le parti sociali e operatori del settore per informarli che a breve dalla Regione sarà promulgata una circolare interpretativa della legge. 

Perché ha detto l’assessore la nostra è una politica dell’ascolto. In realtà l’occasione svoltasi con una rapidità davvero eccessiva è servita a raccattare solo l’adesione di alcuni rappresentanti di categoria. Quelli che sono convinti del vecchio adagio francese: «quando va il mondo delle costruzioni, va anche l’economia»

Dalla regione nessun dato per esempio è stato fornito su cosa il piano casa abbia significato in questi otto anni di applicazione. Molti si sono poi chiesti se la circolare esplicativa riuscirà a chiarire un punto fondamentale:

Il superamento del Piano casa proposto da Zingaretti non fissa la verifica delle condizioni degli edifici da rigenerare alla data di entrata in vigore della presente legge. Lascia aperta, all’articolo che ammette le  modifiche delle destinazioni d’uso degli edifici esistenti, di potersene servire per chiedere la costruzione di un edificio per una funzione ammessa in una zona di piano per poi una volta realizzata “rigenerarla” in una funzione altra che si vuole immettere in una zona che per legge non lo permetterebbe.

Né alcuna definizione è fissata a definire quando un edificio è da considerare obsoleto dal punto di vista tipologico o funzionale. È sufficiente indicare come rigenerabile una superficie massima di 10mia metri quadri che, tanto per capire, è più o meno la superficie di un edificio intensivo di tre scale alto 10 piani. Del tipo di quelli che segnano il denso abitare del Tuscolano.

La politica dell’ascolto funziona se è capace di raccogliere quello che viene dal basso, quello che viene da chi la città abita. Forse il periodo preelettorale non è il migliore per far uscire una legge per poi iniziare a rincorrerla per spiegarla meglio. 

E questo è un peccato. Sono molti i temi presenti all’interno di quest’articolato di legge a meritare una discussione reale per far riposare la terra e finalmente iniziare a fare i conti con quello che c’è. 

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