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Abitare Roma: le parole per dirlo

Abitare Roma: le parole per dirlo

A cura di Antonello Sotgia

San Lorenzo

L'ex Dogana a San Lorenzo e la fine della città

Anche se la città è la costruzione collettiva per eccellenza i disegni dei piani con cui le case e infrastrutture sono costruite hanno sempre un papà. Come le leggi i Piani Regolatori vengono familiarmente ricordati dal nome del loro principale estensore. Roma fa eccezione. Per tutti l’ultimo piano è tout- court, dal nome del Sindaco che lo ha portato nel 2008 al voto del Consiglio Comunale, quello di Veltroni. Come da tradizione. Era già accaduto nel 1909 quando il piano disegnato dall’ingegner sardo Sanjust di Teulada prese subito il nome del sindaco del tempo Ernesto Nathan che, proprio a causa di questo innovativo strumento urbanistico, fu fatto fuori per aver cercato di opporsi alla febbre edilizia che aveva contagiato la Capitale.

Oggi, restando a Roma, se volessimo trovare un nome per il principale urbanista, per colui che mette mano e computer nel definire le trasformazioni cittadine, non potremmo che riconoscerlo immediatamente nella Cassa Depositi e Prestiti e nelle sue operazioni. Se poi, continuando, volessimo conoscere quali sono le parole con cui la Cassa parla alla città, ci imbatteremmo immediatamente in una sola: valorizzazione immobiliare.

Qualche giorno fa è stato proprio questo giornale, per primo, a farci conoscere in che modo (privato) si trasformerà lo spazio (ex pubblico) della ex Dogana di San Lorenzo. Ancora. Aggirandosi nei pressi di piazza Vittorio, vediamo che a piazza Dante una trasformazione made Cassa è già avvenuta. Qui, l’ex edificio postale presto diverrà la sede dei servizi segreti. La casa nazionale degli 007 nostrani.

Il progetto: The Student Hotel trasformerà l'ex Dogana di San Lorenzo

Andando a vedere di capire qualcosa sfogliando il piano regolatore, quello di Veltroni naturalmente, di tutto questo non troviamo traccia. Eppure il cantiere, nella scacchiera edilizia umbertina sta lì e presumibilmente presto si aprirà quello schiacciato tra la sopraelevata e lo scalo San Lorenzo per portare in servizi abitativi privati a pagamento almeno 500 studenti o “turisti”. Lì dove i cittadini della Libera repubblica di San Lorenzo avevano respinto l’ipotesi di farne un centro commerciale targato Esselunga.

È stata la Cassa a decidere, non solo in questi due esempi, cosa fare e dove farlo. A fare urbanistica con la trasformazione privata di spazi un tempo destinati a funzioni pubbliche. A portare nella città elementi sia capaci di fare rendita che, oltre questa, farsene continui estrattori. A decidere come abiteremo Roma. Tutto regolare per carità. Perché per far fronte al debito pubblico la Cassa Depositi e Prestiti ha ricevuto dallo stato i propri beni che li ha alienati, con la necessità di avere denaro liquido, a poco prezzo. Insieme a terreni ed edifici ha avuto il via libera a farsi immobiliarista e ad offrirli sul mercato al migliore offerente.

Così, restando ai soli due esempi di trasformazione edilizia di cui sopra, un pezzo di San Lorenzo viene ora sottratto dallo spazio della trasformazione del quartiere proprio quando l’Amministrazione sta predisponendo lo strumento attuativo del piano urbano e quindi quell’area strategica la decideranno altri. OUT per il quartiere. Così viene inserita una funzione terziaria in un edificio centrale della città (ex forte sabaudo) caricando una zona, in cui i servizi sono un optional, con oltre 1500 addetti all’intelligence che forse avrebbero potuto trovare un’altra destinazione nel territorio romano.

Si chiama valorizzazione?  Si chiama rigenerazione urbana? Si chiama fine della città. 

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